Televisione

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17 gennaio 2006 • By

Ieri, capito per caso sul Pre-Striscia, quei tre quattro minuti di assolo greggiano che precedono il programma vero e proprio, quei tre o quattro minuti di cabaret all’ultimo stadio, dove con la manina si raccoglie il sego rancido rimasto sul fondo della pignatta, ma dato che la pignatta è grande e profonda, per raccattare l’infimo deposito di sterco bovino, peli e grasso bollito è necessario piegarsi a novanta gradi e porgere i quarti posteriori al proprio datore di lavoro.
Tra ammiccamenti, atmosfera da “e con questa concludo”, morti che ridono sui nastri registrati e luci da show montenegrino, il comico di regime ha portato avanti di altri tre o quattro minuti la favolosa campagna elettorale dell’imperatore catodico.
Con gli occhi sgranati e il minestrone bloccato a metà del mio esofago, il mio cervello è stato toccato da quella mano sugosa che cercava di solleticarmi come uno zio psicopatico che poi ti molesta.
Il guitto si esibisce, rotolandosi nel fango ridendo, distribuendo ai presenti distorsioni della realtà, illazioni grevi, dove però, attenzione… la satira è uguale per tutti, non ha paura, è un comico libero perché dice che Silvio ha il mascara e tutti gli altri hanno la mamma puttana.
E le due cose, sia chiaro, nel mondo Mediaset oriented hanno lo stesso peso.
Tra gli schizzi di guano, il sorriso dello zombie di Cossato si apre, puoi quasi sentire attraverso lo schermo l’odore acido del cervello che si è arreso, e tra un rigurgito, una mossetta e un tormentone, la famigghia itagliana tutta si prepara a passare un’altra bella serata.