Quando decidi di partire, ti trovi un compagno di viaggio.
E’ una gita che non si può fare da soli.
Serve un editor da prima linea, e nel mio caso, trattasi di Michele Foschini.
Perché?
Fondamentalmente perché siamo di letture affini e conosce l’itagliano meglio di me.
Io sono un disastro con l’itagliano.
Gli affiancherò presto delle seconde linee.
Domani.
Sono al terzo capitolo.
Diciamo che questi tre capitoli sono “a matita” così rendo l’idea.
Ho trovato un titolo provvisorio.
Il nome del file non l’ho cambiato per scaramanzia, è ancora: “Non si sa”.
Alla fine del terzo capitolo, ho ancora un po’ di paura e un po’ di vergogna a dirmi che sto scrivendo un romanzo, ma parlarne mi aiuta.
La prima impressione è: Vai in palestra una settimana, torni a casa e vedi che ti sono venuti muscoletti.
Pagnottelle e muscoletti, schiena dritta, Uh.
Fa bene all’umore.
Ho detto al Boss che ho iniziato un hem, romanzo. Uh.
Ha detto, bravo.
Su una vecchia agenda dell’anno scorso, che ho tenuto per chissà quale motivo, sto scrivendo tutti gli appunti che mi vengono in mente.
Ora ho capito perché non ho buttato via quell’agenda.
Mi serviva per scriverci tre parole questa mattina, erano: La marcia del tuttodovuto.
Mi sono fermato, dovevo scrivere Zagor e devo scrivere Dampyr, e devo scrivere la rubrica di Garrett e devo scrivere una cosa che non vi dico ancora, e devo correggere i compiti di scuola, e devo fare i regali di Natale, e devo cucinarmi il pranzo e devo e devo e devo.
Però…
Questa notte, mentre scrivevo Zagor, ogni tanto, quando facevo pausetta, aprivo l’altro file, sistemando una parola qua e là, tagliando un po’ l’intro del secondo capitolo, si inciampava un po’ nel leggerla, non era scorrevole, lo pensava Michele e lo pensavo anche io.
Fa bene all’umore e fa bene anche ai fumetti.
A mio avviso, quei muscoletti che mi sono venuti, si sentono anche nella sceneggiatura che ho scritto ieri.
E’ diversa da prima.
E’ un po’ tutto diverso da prima.