C’è un torbido ristorante cinese dove di solito io e Ladyzilla prendiamo la pizza.
E’ già una bizzarria prendere la pizza a Shaolin, ma vabbè. La pizza è buona.
Ieri, per una serie di coincidenze cosmiche, siamo entrati nella penombra del ristorante e abbiamo ordinato cinese take away.
Sicuramente eravamo in un film a episodi diretto da David Lynch e Lars von Trier.
Due bambini che ordinano sei margherite e quattro ravioli al vapore.
Si siedono e si spengono. Rimangono zitti per mezz’ora a fissare un punto indefinito di fronte a loro.
Un tizio vestito da naufrago, in ciabatte e con la barba lunga, entra e chiede un bicchiere di vino rosso.
Lo prende ed esce, e io mi aspetto che abbia lasciato la zattera in seconda fila in via Forze Armate alle sette e mezza di sera.
Una televisione mal sintonizzata, con righe e scariche, sistemata su una mensola.
Grghhzhzzhzh a volume sostenuto, ogni tanto si vede Canale 5, ogni tanto no, fruscia e grattugia le immagini, ma nessuno dice niente.
In mezzo ai tavoli, tra la gente mangia, c’è un tavolo con sopra le Pagine Gialle, una calcolatrice, delle penne e un paio di quaderni, e lì abbandonato al suo destino.
Una racchetta da tennis, elettrica, fatta apposta per fulminare le mosche, appoggiata sull’espositore degli antipasti, vicino a un pallone, barattoli di frutta e insalata.
Arredamento dondolante, chiari e scuri, tutto filtrato da una puntuale penombra come se fosse nebbia. Camerieri che litigano in cinese.
A parte tutto questo, e a parte un ora di attesa…
E’ un segno della globalizzazione scoprire che lì cucinano meglio la pizza del cibo cinese.
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