Ieri Ladyzilla mi ha portato a vedere 300.
Non parlerò del film, parlerò dei quattro ragazzini seduti nella fila dietro di me.
Due ragazzi e due ragazze, età variabile dai 16 ai 17 anni, vestiti perbene, firmati, pettinati, laccati e leccati, telefonini bestiali, taglio di capelli motosega gellata per i maschietti, Marissa Style per le femminucce.
Il karma vuole che le bestie si siedano sempre dietro, si sedessero davanti, potrei sporgermi un pochettino e sussurrare: Parla ancora e ti strappo il cuore.
Invece no, sempre dietro.
I quattro cavalieri dell’apocalisse generazionale si siedono dietro e parlano, fanno casino, continuano nonostante i ripetuti inviti al silenzio da parte di tutte le persone in sala.
Fa niente, ho sviluppato un corpo astrale cinematografico, la mia mente li isola e mi guardo Leonida.
Però…
Noto che hanno lo stesso livello di attenzione di un Furetto sotto anfetamina, si interessano a sprazzi a quanto accade sullo schermo. Hanno un tempo di attenzione di due o tre minuti al massimo. Lo stesso tempo di una clip da reality show, per intenderci.
Non hanno i mezzi, gli elementi, i riferimenti per gestire i flashback, i flashforward, o il senso epico.
Mi chiedo quale tipo di narrazione li possa coinvolgere.
Se sei maschio e hai 16/17 anni, che cosa può intripparti se non trecento spartani incazzati e seminudi che affrontano un esercito di un milione di uomini?
Alla loro età, al cinema, guardavo Commando o Interceptor in religioso silenzio.
Ma non è di me che stiamo parlando, è di loro.
Della vuotezza dei commenti, e della difficoltà evidente con cui non affrontano il testo, con cui non analizzano ciò che vedono, con cui non stringono alcun tipo di rapporto.
E’ colpa della scuola?
Dei genitori?
Della società?
Sinceramente, non me ne frega più un cazzo di sapere chi è il responsabile della creazione del bestiame.
Io voglio sapere a chi giova.
Voglio sapere chi ne trae vantaggio.