Brandon (nei commenti in: “Al Cinema”) ha ragione.
Bulli, tabbozzi e tamarrissimi ci sono sempre stati, in ogni tempo e in ogni generazione.
Io ero uno di loro.
L’unica differenza, è che ai miei tempi non c’erano i videofonini per divulgare e amplificare l’eco delle mie gesta su You Tube.
Al cinema?
Sì al cinema ho fatto casino anche io.
Nello specifico durante la visione con la scuola de “L’attimo fuggente”.
Un casino bestia, culminato con l’apoteosi del superbullismo quando, il babbo del futuro Dottor Wilson gli dice: E tu che pensavi di farla franca!
E io urlo: Invece la Franca me la sono fatta io.
Finte risse sul treno che da Milano ci portava a Monza, merende rubate ogni giorno, come sfida, dalla cartella di un certo Motta che di nome non mi ricordo come fa.
Mi ricordo solo che i suoi facevano mobili, ed era ricchissimo.
Aveva un giubbotto.
L’Avirex con le toppe, lo stesso di Tom Cruise in Top Gun.
Per 50mila lire organizzai il piano per furto del suddetto giubbotto, che un mio compagno di classe bramava ma non aveva idea di come rubarglielo.
Tamarro, sì.
E come ho già detto in qualche prefazione, il mio animo teppista mi faceva sedere nelle ultime file a leggere fumetti, accogliendo con ovazioni irripetibili l’ingresso in classe di un certo professor Di Dio, sul cui cognome era facile giocare.
Fermamente, fieramente tamarro. Credo di aver passato almeno quattro anni con un Nunchaku sempre dietro la schiena, perché non si sa mai.
Perché un certo Tafani continuava a lamarmi il Moncler, tutte le cazzo di volte che mi vedeva.
Aveva un coltello a scatto, quello nero con il bottoncino cromato.
Tafani mi vedeva e tlikke, giù di lama sul mio piumino, e io tornavo a casa seminando piume d’oca come un cuscino strappato.
Fortuna, benevolenza del Santo dei Tamarri, non ci siamo mai incrociati quando avevo dietro il Nunchaku.
Talmente tamarro che, dopo la faccenda con gli zingari, su quel Nunchaku ci avevo inciso una tacca, come sulla pistola di Billy The Kid.
Fortuna, benevolenza, del Santo dei Tamarri, non sono mai finito in guai grossi.
Quali guai?
Un paio di mesi fa, incontro in vecchio amico delle medie, uno delquartiere.
Serenamente, con gioia gli dico: Cazzo! Saranno dieci anni che non ti vedo.
E lui, con un sorriso amaro:
Eh. Sono appena uscito.
Quel genere di guai.
Per cui sì, Brandon ha ragione.
Probabilmente, l’altro giorno, alle mie spalle al cinema c’era un futuro sceneggiatore di fumetti, al momento tamarro di periferia.
Diamo tempo al tempo e confidiamo nel Daimon che assiste ognuno di noi.
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