Tempo fa, una delle spie segrete di Diegozilla mi ha informato che gli studenti di una scuola del fumetto di non-mi-ricordo-più-dove, sul treno, durante un viaggio, non sospettando di essere ascoltati da 007, si stavano lamentando.
Al centro della loro protesta, il fatto che sui blog dei fumettisti, gli autori parlano dei cazzi loro e non soltanto del loro lavoro nello specifico. Non svelano i segreti delle chine e dei pennelli e tanto meno gli oscuri meccanismi delle trame e delle sceneggiature.
Se fossero stati dei miei allievi, già saprebbero che è la propria personalità e non la tecnica a fare la differenza in questo lavoro. Ovvero, se non si hanno cose da raccontare, è difficile raccontare qualcosa. Il personale diventa narrativo e viceversa. I cazzi miei che ti racconto, sono parte di me, e diventano parte del mio lavoro. Ho detto spesso (cazzeggiando?) che ho il pallino delle arti marziali. Ultimamente cercavo un compare per fare Krav Maga, eccetera…
Quando questo cazzeggio diventa parte del lavoro?
Quando non trovo la documentazione secondo me più adatta per una certa sequenza.
Data la situazione narrativa, il personaggio in questione, il nervosetto De Falco, non può perdere tempo. Deve disarmare il suo avversario, scegliendo la progressione più veloce ed efficace. Sceglie di incassare il primo colpo, un danno calcolato, in modo da usare poi la torsione del suo corpo come leva, mantenendo il contatto con l’arma e accorciando le distanze.
Allora vado in studio da Giuseppe e ci picchiamo.
Flavio fa le foto.
Chiamatelo Diè Kune Do.
Ma solo se vogliamo cazzeggiare, raccontando i cazzi nostri sui blogghe!