Ancora un paio di settimane, e ricomincerò con le mie lezioni di sceneggiatura alla Scuola del Fumetto.
Quest’anno, corso nuovo e ragazzi nuovi.
Il prode Alex Crippa mi farà ancora da assistente, e cercherò di spiegare per bene a lui e alla classe il mio sistema.
Come sempre, sarò molto sincero.
Sto sistemando i miei appunti decennali, che integro e sistemo in base alle mie nuove esperienze sul campo, cercando definizioni sempre più chiare e un linguaggio il più diretto possibile.
Ho scoperto che è bene iniziare spiegando l’ovvio.
Perché a volte, l’ovvio è così ovvio che non è ovvio per niente.
La creatività non si insegna.
Non posso insegnarti a essere creativo. Posso insegnarti come gestire al meglio la tua creatività.
Il talento te lo devi portare da casa.
Fare fumetti significa raccontare una storia a qualcuno. Significa mettere in fila una serie di cose che raccontano qualcosa a qualcuno.
La perfetta illustrazione del guerriero muscoloso che hai disegnato su quel foglio, non è un fumetto. E’ un guerriero ben disegnato su un foglio. Punto.
Se pensi che disegnare bene dei guerrieri muscolosi su un foglio sia fare fumetti, ti stai sbagliando.
Se vuoi raccontare qualcosa a qualcuno, devi essere nelle condizioni di farlo.
Non puoi raccontargli cose che sa già di conoscere già.
Se vuoi raccontare qualcosa a qualcuno, devi essere nelle condizioni culturali di farlo.
In sostanza devi studiare.
Devi nutrirti di narrazioni. In modo pratico e in modo teorico.
Oppure, se vuoi raccontare qualcosa a qualcuno senza essere nelle condizioni culturali di farlo, devi possedere palle e talento a sufficienza per essere unico e originalissimo.
Rimane il fatto che credo poco alla teoria del “buon selvaggio”.
Dire a tutto il Mondo che sei uno che fa fumetti non è sufficiente per fare fumetti.
Fare fumetti significa fare fumetti.
Significa mettere assieme vignette e tavole in modo giustapposto (come diceva qualcuno) e farle leggere a qualcuno. Anche a fotocopie va bene.
Ti racconterò di tutti i miei errori, in modo che tu possa scegliere se farli anche tu o se comportarti in modo diverso.
Ho un milione di cose da raccontarti. Sono un milione di cose in movimento, cambiano, si ingrandiscono, si collegano ad altri miliardi di cose intanto che te le racconto.
Aprirò innumerevoli parentesi.
Il compito principale di quel poveretto del mio assistente è di ricordarmi di chiuderle e di ritornare all’argomento principale.
Sarà dura, ma ci divertiremo.
Questo è il primo dei paradossi su cui si regge il Mondo dei fumetti.
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