Bere un caffè a Berlusconia.

Questa mattina, mentre gironzolavo in cerca di edicole, mi sono infilato in un bar sconosciuto per bermi un caffè.
L’argomento del giorno, erano le performance sessuali di Silvio.
La disquisizione era su quanto fosse strafigo il Silvio che alla sua età, e nonostante i problemi alla prostata, riesce a intrattenersi biblicamente con tutte quelle ragazzine.
A lodare il premier non erano due pensionati arrapati, ma una gigantesca barista sui trenta e un avventore sui cinquanta.
Questo è il paese in cui vivo.
I commenti erano: “Non sanno più a cosa aggrapparsi” e “ anche i preti devono stare zitti che ne combinano delle belle anche loro”, passando per: “ ma saranno cazzi suoi” e “ chissà quanti soldi gli hanno dato a queste qui per dire adesso queste cose.”
Sembrava avessero voglia di coinvolgermi nella discussione, soprattutto la barista che continuava a parlare guardando verso di me con un sorriso di sfida.
Ho proprio la faccia del nemico bolscevico.
Allora mi sono lasciato coinvolgere.
Dopo circa cinque minuti, mi hanno detto che parlavo troppo bene. Che si vedeva che avevo studiato, e che di conseguenza, non avendo mai lavorato in vita mia come D’Alema dovevo stare zitto. Oppure andare in Corea del Nord.
Questo è il paese in cui vivo.
Mi sono permesso di aggiungere che non è una questione morale. Dal mio punto di vista, due (o più) adulti consenzienti possono fare tutto quello che vogliono.
Quello che mi diverte, ho detto al mio ostile uditorio, è che la stessa lingua che si sollazza tra la carnazza delle ragazzine, poi pronuncia discorsi etici sul caso di Eluana Englaro. Le mani che smanazzano chiappe slave, sono le stesse che votano i decreti sicurezza contro i rumeni.
E di come sia evidente che tutta questa faccenda non sia scoppiata perché la escort-modella-aspirante velina-aspirante meteorina si sia scandalizzata. Ma perché a quelle cene, in quei festini, in quelle vancanzine in sardegna, facendo foto con i briatori gli emili fedi e i leli mora, le avevano promesso un bel posto in tivvù che non ha ricevuto.
Alla faccia di chi per vivere deve lavorare.
Ho concluso, lasciando sul banco un euro per il mio caffè.
La barista ha fatto come Homer Simpson.
Ha detto: sì si comeno.
Ha preso comunque l’euro e l’ha messo via.
Questo è il paese in cui vivo.

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