Le storie degli altri.

10 novembre 2009 • Racconti, Real Diè, Tutto il resto • Views: 17

Mi nutro di storie e i miei amici lo sanno. Per questo motivo, sono sempre felice quando mi vengono raccontati degli aneddoti. Ascolto e prendo nota.
Nel tempo ho raccolto una collezione storie altrui, ne metto qui un paio, preservando la privacy delle persone coinvolte.
(Per cui non chiedermi chi è chi, tanto non te lo dico)

La bambina prodigio.
Diversi anni fa, in un paese appena fuori Milano, una bambina divenne un’autentica celebrità.
La bimba aveva un paio d’anni e cantava benissimo in inglese senza aver mai studiato la lingua.
I suoi genitori organizzavano dei concerti in salotto e tutto sembrava andare per il meglio. Fino a quando, una non meglio identificata ragazza di città venne invitata ad assistere a una di queste esibizioni. Dopo un po’, la ragazza rivelò ai presenti che non si trattava affatto di inglese.
Era una lingua inventata di sana pianta dalla bambina canterina.
La piccola, oggi diventata grande, nutre ancora parecchio risentimento nei confronti della stronza che le ha rovinato la carriera di cantante.

Un brutto risveglio.
Agosto bollente milanese. Un mio amico poliziotto, riceve una chiamata. La situazione è questa: Sesto piano. Approfittando del caldo estivo, il Rottweiler della famiglia Brambilla è uscito sul balcone, ha saltato il divisorio ed è passato sul balcone attiguo della famiglia Ciccetti.
Poi è entrato nell’appartamento dei vicini, passando per la porta finestra lasciata aperta.
Il signor Ciccetti viene svegliato dal ticchettio di unghie canine sconosciute che zampettano per casa. Apre gli occhi e vede la sagoma del cane di Satana che ringhia sulla soglia della camera da letto. Al che si barrica dentro con la moglie e chiama la polizia.
E’ stato complicato risolvere la situazione.

Un pomeriggio al museo.
Numerosi testimoni asseriscono che durante una visita al Museo di Storia Naturale di Londra, la allora ragazza di un mio amico, di fronte a un magnifico cavallo impagliato nella sua teca disse pressappoco:
- Ma come hanno fatto a impagliarlo così?
- Così come?
- Mentre correva.

Ristoranti di un certo livello.
Un localaccio di quelli duri, con cameriera di mezza età, scortese, mastodontica e dai modi molto bruschi.
Al termine di un pranzo economico ma non memorabile, un mio amico chiede:
- Che cosa c’è per dolce?
- Lo zucchero.
Risponde la sciura.

On the road.
Dei giovini fumettisti partono per Lucca. Hanno trovato da dormire a Viareggio, e programmano il navigatore affinché li conduca laggiù.
Tra una chiacchiera e l’altra, un progetto e l’altro, una storia e l’altra, si accorgono di aver sbagliato a scrivere la destinazione finale quando arrivano a Viterbo.

Una questione di soprannomi.
Anni fa, nel mio giro di amicizie vacanzifere c’era un ragazzo che tutti chiamavano Miracolo.
Io pensavo che il suo pseudonimo fosse dovuto a una guarigione inspiegabile dalla scienza, o all’essere scampato a un pericolo mortale.
Dopo un po’ trovo il coraggio di chiedere a qualcuno del giro il motivo di quel soprannome.
Con orgoglio mi viene raccontato che: Tantissimi anni prima, si gioca una partita di calcio tra paesi rivali. La partita, tesissima e massacrante, sta per finire in pareggio. La rivalità è molto forte e un pari non può placare gli animi. Quel ragazzo, allora noto semplicemente come Carlo, gioca in porta.
Manca pochissimo alla fine. Carlo decide di uscire dai pali. Corre, arriva nell’area avversaria, conquista il pallone e segna il goal della vittoria.
Il parroco del paese, tifosissimo, inizia a correre urlando felice:
- Miracolo! Miracolooooo!
Da quel giorno in poi, Carlo non venne mai più chiamato con il suo nome di battesimo.

I Metallica!
(Ci vuole poco per capire chi è coinvolto, spero mi perdoni!)
Un mio amico è nel backstage dei Metallica e gli sta facendo un intervista. La cosa procede bene, sono tutti contenti.
Poi, a un certo punto i Metallica si muovono, dandosi pacche e caricandosi a vicenda.
Il mio amico li segue, massiccio, annuendo anche lui, fuck yeah!
All’ultimo momento si rende conto che sta per uscire sul palco assieme a loro.
Si lascia scappare un: Urca! e torna indietro di corsa.

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