[The names were changed to protect the innocent]
Avere lo stesso numero di cellulare dal 1997 ogni tanto provoca qualche bizzarro effetto collaterale.
Per esempio: qualcuno che non sento da più di un lustro, si sente in dovere di dare il mio numero a un suo amichetto.
Fatto sta che a un certo punto suona il mio telefono e uno mi dice:
- Ciao, mi ha dato il tuo numero Piergennaro!
E io ci metto mezz’ora a ricordarmi chi cazzo è ‘sto Piergennaro, perché ha il mio numero, e per quale motivo cinque-sei anni fa lo conoscevo.
L’amico di Piergennaro si chiama Lando e mi si presenta come un collega.
Dice di essere uno scrittore con un paio di romanzi all’attivo, gli piacerebbe provare a scrivere fumetti e vorrebbe qualche consiglio.
Di solito, fino a quando non ci stiamo sulle palle a vicenda per questioni di invidia, tra scrittori c’è una discreta solidarietà.
Per cui lo ascolto, cercando di capire quali consigli gli servono.
Lando vuole scrivere per la Bonelli. Io gli dico, come dico sempre a tutti, che io non sono un redattore. Per cui non ho alcuna autorità per leggere soggetti altrui. Anzi, non voglio proprio, scusami. Gli spiego che per ogni testata c’è un curatore, e che il nome lo trova nei credits in seconda di copertina. Gli dico che no, non c’è una mail a cui mandare la roba.
Gli dico che si, è un pochino azzardato presentarsi subito subito con una propria serie.
- Posso mandarti qualcosa di mio da leggere?
Chiede Lando, e io rispondo: volentieri. Ma che non siano cose bonelliane.
Ci salutiamo.
Otto secondi dopo, nella mia mail piombano nell’ordine: Tre racconti, un romanzo breve, un proposal per una serie fantasy in formato francese, due poesie sulle nuvole e il trattamento su un personaggio vampiro che però non è esattamente un vampiro è un teenager che crede di essere un vampiro ma poi si scopre che invece è un lupo mannaro: colpo di scena! Una mail per confermare la ricezione della precedente con in allegato il curriculum e delle fotografie ufficiali di Lando in bianco e nero. Una che guarda verso l’orizzonte, e un’altra che guarda verso l’obiettivo con espressione conturbante e cipressi sullo sfondo. Le mail hanno in firma i link alla pagina di Lando su tutti i social network possibili, tra cui almeno otto a me del tutto sconosciuti.
Dato che fino a quando non ci stiamo sulle palle a vicenda per questioni di invidia, tra scrittori c’è una discreta solidarietà, mi metto a leggere uno dei racconti: “Stelle nel fango”
Io di errori di itagliano ne faccio a mazzi, per cui non dovrei lamentarmi vedendo che Lando litiga con i verbi a partire dalla seconda riga. Però…
Però inizio a sbuffare tra “sordo dolore pulsante” e “sentì la sua razionalità strappata via velocemente in un incubo surreale sconfinato”. Smetto di leggere, ho altro da fare.
Però ci rimugino. Forse è stato scritto un po’ di tempo fa, penso. Oppure sono io che come editor sono troppo esigente.
Mi carico sulla schiena uno zainetto di dubbi. Sono tre mesi che sto addosso a un mio allievo, facendogli riscrivere, riscrivere, riscrivere un racconto di una manciata di pagine. A quel punto mi chiedo: ma se Lando non ha alcun problema a mandare in giro quel che manda in giro, perché devo caricare di fatica e tormenti quel mio povero pupillo? Soprattutto visto che Lando pubblica.
Ma che cosa pubblica?
Apro il Landocurriculum, i suoi due romanzi: “Senza Sale” e “ Notte Buia” li ha pubblicati con la Casa Editrice Petauro Di Segale. Potere dell’ipertesto, il link è attivo.
Ci clicco.
Mi si apre un mondo.
Scopro di vivere su Marte, la Casa Editrice Petauro Di Segale ha in catalogo almeno cento volumi di altrettanti autori, e io non ne conosco nessuno. E io che pensavo di essere uno attento e aggiornato.
Lando ha la sua pagina. Puoi ordinare i suoi due romanzi e leggere gratis un suo racconto, quale?
“Stelle nel fango” ovviamente. L’omino perverso che mi sussurra ragionamenti scellerati all’orecchio mi dice: guarda che magari Lando si è sbagliato. Ti ha mandato una bozza, o una versione vecchia di “Stelle nel Fango”. Prova a vedere se la versione pubblicata on line dalla sua casa editrice è diversa.
Scarico il PDF, lo apro. Eccolo lì. “Stelle nel fango”. Il racconto è identico a quello che mi è stato mandato in email. Compresi i verbi che disarcionano il loro fantino temporale e galoppano felici per le praterie della grammatica.
Ma alla Casa Editrice Petauro Di Segale non hanno un marsupiale che corregge bozze, sistema refusi, o quantomeno mette la cravatta all’itagliano?
Mi sa di no, dice l’omino perverso, facendomi spostare lo sguardo verso i titoli delle nuove uscite, tra cui spicca: “Innocienza Virale” di un certo Demetrio Bruscannis.
Le mie sopracciglia assumono la posizione: Perplessità numero 6.
Che cosa dirò a Lando quando mi richiamerà?
Perché di sicuro tra un paio di giorni, vorrà sapere se ho letto le sue cose e che cosa ne penso.