Spero che Marco Travaglio non la prenda male, però ha proprio bisogno di una mini lezione sul cospirazionismo e sulle teorie del complotto.
Caro Marco, sintonizziamoci: io sono uno scrittore di fiction. Tutto quello che ti dirò tra poco è parte integrante del bagaglio di documentazione che uso per scrivere. Ci credo? Non ci credo?
Non è importante. Ciò che conta è quanto mi sono utili queste cose per raccontare una storia. Quando spiego i complottoni, mi diverto a fare la parte di quello che ci crede e che ti dice le cose in modo narrativo.
Dirò subito al controllore che sta controllando che non credo assolutamente che Silvio si sia fatto l’attentato da solo.
Condanno la violenza.
Condanno ogni violenza, da quella subita a mani alzate in un carruggio, a quella patita da un premier in piazza Duomo.
Torniamo a noi, Marco. Ti stai chiedendo: ma che cazzo vuole questo qui, adesso?
Nel tuo pezzo: “Il più amato dagli italiani” quello del 14 Dicembre, ci sono alcune ingenuità-complottistiche. Le tue riflessioni, che dovrebbero evidenziare l’assenza di un complotto, se le leggo in un ottica cospirativa, ragionando in termini complottisti, provano l’esatto contrario.
In più, se vuoi fare tottò sul culetto al mondo della cospirazione, è bene approfondire un paio di cose. Vado nello specifico, sono solo una manciata di righe…
Dici: “… ci sono anche quelli che pensano che tutto ciò che accade è parte di un complotto di un grande vecchio…”
No. Non è “un” grande vecchio, e non è nemmeno la Spectre di 007.
E’ un qualcosa di molto più complesso, internazionale nel senso più ampio del termine, e secondo i cospirazionisti più radicali, forse, nemmeno del tutto terrestre.
Qualcuno ti dirà che tutto inizia nella seconda metà del 1700 di fronte a un bel piatto di würstel.
Altri ti diranno che c’è di mezzo Aleister Crowley, il satanismo, uno strano incontro avvenuto nel 1947, o una particolare decisione presa il 15 agosto 1971, la botanica e i roseti.
Fai tu. Se vuoi la chiamiamo El Dindondero. L’importante è che ti sia chiaro che secondo alcuni non c’è un unico burattinaio, e che tutti i potenti del mondo sono marionette.
Poi dici: “ … basta vedere quello che è successo per rendersi conto che si tratta di un caso circoscritto, per fortuna, e isolato, ma evidentemente non organizzato…”
Eh, no. Anzi. Più è evidente che l’intervento è stato di una singola persona, di un singolo attentatore solitario, più si rafforzano le teorie del complotto. Quando il colpevole viene offerto su un piatto d’argento, quando è chiaro che il colpevole ha i pistoni che gli battono in testa, ecco che si accendono le enormi insegne al neon del cospirazionismo.
Hai notato la somiglianza dello sguardo di Tartaglia con quello di Shiran Bishara Shiran? Per caso, hai letto il rapporto balistico sull’attentato a Robert Kennedy? E’ molto interessante.
Eppure, per la storia ufficiale, si tratta di un singolo attentatore solitario. Quel pazzo di Shiran. Che evidentemente aveva il potere dell’ubiquità visto che è riuscito a sparare con due pistole differenti da due posizioni diverse.
E’ essenziale per la riuscita di un complotto fornire immediatamente il colpevole. L’ansia deve essere concentrata sull’atto, non sulla ripetibilità dell’azione delittuosa. E’ semplice. Se il sindaco di Metropolis venisse ucciso dal tiro di un cecchino da ottocento metri, la concentrazione dei media, la preoccupazione emotiva del pubblico umano si rivolgerebbe interamente alla caccia all’uomo che ne scaturirebbe. Uccidere il sindaco di Metropolis è per prima cosa un’azione destabilizzante dal punto di vista emotivo, e poi politico. E’ della morte/ferimento/violazione della persona che bisogna parlare, che diventa poi la leva per fare tutto quello che devi fare dopo. Se l’assassino è in giro, libero, non funziona. Ecco perché quel povero cristo di Oswald non ha mai visto la fine di quel cazzo di film, giusto per farti un altro esempio.
E’ qui che sbagli di più: “ Non è a questi signori che ci si rivolge, se ci si vuole fare gli attentati da soli, perché sono persone incontrollabili, che potrebbero parlare…”
Parlare e dire che cosa?
Quando si è parte di un complotto si è pedine. Non c’è un contratto, un gentlemen’s agreement, non si ha un quadro generale sotto gli occhi. E’ qui che mi cascano tutti gli scettici della cospirazione.
Ma davvero credete che le pedine sappiano quello che stanno per fare? Che possano sputtanare qualcuno o fornire un mandante?
Non funziona così. E anzi, se parliamo di pazzi psicotici, la questione diventa ancora più facile, visto che entriamo in un mondo dove a spingerti a fare una determinata azione possono essere state “le voci” che senti nella testa.
Più o meno è dal 1953 che si lavora per mettere delle voci nella testa di qualcuno. Se ti va, puoi partire dall’MkUltra e arrivare ai farmaci ipnotici che vengono somministrati ai piloti degli Stealth.
Da cospirazionista, se leggo di uno psicotico in cura da anni, io non posso fare a meno di pensare al collegamento tra strutture psichiatriche, case farmaceutiche, El Dindondero e chissà cos’altro. Penso a Bush Padre, alla CIA e alla Eli Lilly & Co, penso Chapman e al Giovane Holden, penso al bibitone del Reverendo Jones, agli orgasmi di mezzanotte e a ciò che accade alla Bottega.
A proposito di complotti…
Prova a cercare con Google Immagini una qualsiasi foto di quanto è accaduto in duomo l’altra sera.
Prova. Non ne troverai nessuna.