Di solito vado all’Auchan a fare la spesa. Mi infilo nel supermercato e da buona massaia metto nel carrello la spesa settimanale.
Oggi, con il Natale che scalpita, ho tentato di fare lì i miei acquisti. Non ci sono riuscito.
Non ho dei gusti difficili o delle grosse pretese, e nemmeno le persone a cui mi piace donare qualcosa per Natale hanno dei gusti difficili o delle grosse pretese.
Purtroppo, io e le persone che conosco, abbiamo dei gusti troppo personali dal punto di vista dell’Auchan.
Ho girato per un ora nei molteplici negozi del centro commerciale, circondato da oggetti livellati sulla costante mediocrità, coniugati verso il minimo possibile assoluto. Vana la ricerca di una qualsiasi cosa adatta a chi non fa parte per forza della maggioranza massificata del mainstream catodico/tavernicolo/spottizzato.
Anche in quel buco di Feltrinelli, dove si raccolgono i lettori natalizi, felici con le loro strenne tutte uguali nelle manine, non ho trovato niente di niente. O ti piacciono i vampiri, o non hai mai letto un libro in vita tua, oppure sono cazzi tuoi.
Mi sono fatto forza e sono entrato da Cultimo, l’atroce negozio di gadget. E’ il recinto del politicamente scorretto consentito dal politicamente corretto. Deviante e offensivo come un bambino delle elementari che ha scoperto le parolacce. Però sono rimasto affascinato dalla triste bruttezza delle cose sugli scaffali.
In termini generali, passando da un negozio all’altro, mi sono ritrovato a guardare cose dalla grafica oscena, dai prezzi assurdi, oggetti impersonali, suggeriti e urlati da qualcuno dentro uno schermo televisivo.
Regali che vanno bene per tutti, non importa a chi. Puoi anche scambiare i pacchetti per sbaglio sotto l’albero e non succede niente.
Perché siamo tutti uguali, leggiamo tutti le stesse cose, guardiamo tutti le stesse cose, mangiamo, vestiamo, ci adorniamo, giochiamo, con quello che ci permette La Livella.
Sono uscito, sotto l’occhio colmo di disapprovazione di un monolite alto tre metri formato dai dvd con la serie completa dei Cesaroni.
La Livella dei vivi.
“A morte ‘o ssaje ched’e? E’ una livella. ‘Nu rre,’nu maggistrato,’nu grand’ommo, trasenno stu canciello ha fatt’o punto c’ha perzo tutto,’a vita e pure ‘o nomme.”