Il National Geographic mi ha chiesto di esplorare la selvaggia periferia milanotta per stabilire una volta per tutte l’ubicazione esatta del Teatro Allianz, e io ho accettato perché amo le sfide.
Avevo delle informazioni frammentarie. Il luogo preciso in cui sorge il teatro non è segnato sulle mappe, e il modo giusto per arrivarci è conosciuto solo dagli sciamani di una tribù di tagliatori di teste della periferia di Rozzano. Grazie a un rito iniziatico, dove ho masticato una radice allucinogena che cresce in tangenziale, ho appreso che l’indirizzo del Teatro Allianz è lo stesso del Forum di Assago. Un luogo mistico e mutaforma, conosciuto a seconda dei dialetti indigeni come: Mediolanum Forum, Datch Forum, Stocazzo Forum e via discorrendo. Nella mia ignoranza della lingua locale, e nella completa assenza di informazioni ulteriori, ho tradotto una pittura rupestre di un sito specializzato come: Sono nello stesso posto.
Io e la mia fidata assistente organizziamo la spedizione e partiamo alla volta del Teatro Allianz per assistere al rito del We Will Rock You.
Ben presto, le cose prendono una piega piuttosto strana. Ci ritroviamo in mezzo a una migrazione di massa di Gnu, che in colonna, procedono lenti verso un parcheggio. Oltre l’orizzonte vediamo altri tre parcheggi strapieni. Strano. Non pensavo che il rito del We Will Rock You attrasse un numero così elevato di mammiferi.
- Guarda!
Mi dice la mia assistente, indicando un mercante nomade del deserto che ha fatto sdraiare i cammelli e ha esposto la sua merce sul sentiero.
- Cosa?… Che cosa c’è?
Rispondo io, intento a guidare il fuoristrada sponsorizzato dal National Geographic su una pista piuttosto difficoltosa.
- Forse abbiamo sbagliato a guadare il Serengeti, quel mercante vende icone, feticci e oggetti sacri di Eros Ramazzotti, non di We Will Rock You!
Tratto male la mia assistente, dicendole che lei sa ben poco delle religioni sincretiche, quelle che sovrappongono le figure degli dei tribali a quelle della religione ufficiali. Non ho tempo per spiegarle i dettagli. Athaualpa, l’ultimo degli Incas, mente tosa un lama, mi dice che devo parcheggiare la mia Jeep.
Siamo in mezzo alla palude di Darkwood. Lascio il veicolo tra l’albero del pane e un nido di fenicotteri.
Guardo la mappa, consulto la bussola. Siamo a sei miglia di cammino dal Fho Rum Dia Sago.
Dobbiamo uscire dalla palude, evitando le sabbie mobili e i coccodrilli. Attraversare nuovamente il Serengeti, camminando su un ponte tibetano, e poi, dall’altra parte, ci ritroveremo di fronte alla nostra meta.
Iniziamo la marcia. Ci accompagnano dei guerrieri tribali coloratissimi. La mia assistente, con un sorriso sprezzante mi fa notare che hanno tutti sulla testa un fascetta con scritto Eros.
Io sto zitto. Sprofondo nel fango fino alle ginocchia. Intanto, i guerrieri intonano un canto sacro per sentire meno il peso della marcia forzata:
- Ma quanto fiato quanta salita! Uka Chaka! Andare avanti senza voltarsi mai! Uka Chaka! E ci sei adesso tu a dare un senso ai giorni miei! Uka Uka Chaka Chaka!
In effetti, comincio a preoccuparmi.
La mia preoccupazione si placa quando, di fronte al Fho Rum Dia Sago, un missionario che parla la nostra lingua, vedendo i nostri biglietti ci dice:
- Il Teatro Allianz è dall’altra parte del Forum… Fate tutto il giro e ci siete. Qui c’è Ramazzotti.
Circumnavighiamo le aree transennate, soli, nella nebbia padagna che ti azzagna i polpacci. Il Teatro Allianz, come le mura della città perduta di Lemuria, si intravede all’orizzonte.
Eccolo lì.
Un cubo prefabbricato. Un cubetto nel nulla tra le tangenziali, una struttura pronta per ospitare un convegno di Optometristi o la fiera dal Cucciolo Inquadrato Dall’Alto Con Il Grandangolo.
Il Teatro Allianz. Un posto che devi sapere di tuo come arrivarci, come parcheggiarci davanti, e come raggiungerlo.
Quando abbiamo visto We Will Rock You a Londra, dopo lo spettacolo abbiamo scelto il ristorante indiano più economico per mangiare qualcosa.
Quando finirà We Will Rock You a “Milano”, il massimo a cui potrò aspirare sarà una Rustichella in Autogrill.
Entriamo appena in tempo, e il rito comincia.
Io applaudo.
Applaudo al coraggio, alla bravura, alla professionalità, alla grinta, alla convinzione e al grandissimo cuore di tutti quelli che ci recitano, ci cantano, ci ballano, ci suonano. Applaudo ai tecnici, dal capo elettricista al vice segretario idraulico.
Applaudo a tutti.
Perché per tutta la durata dello spettacolo, ti dimentichi di essere in un cubo prefabbricato nel mezzo del niente.
Tutti bravissimi.
Su tutti, spicca il mio personaggio preferito anche nella versione originale: Killer Queen. Che ci posso fare? Mi piacciono le voci soul.
Ringrazio Spillo per i biglietti.
Morale:
Io e la mia assistente esploratrice ci siamo andati sabato.
Forse l’aria insalubre della palude, forse il freddo, forse i germi ramazzottiani, fatto sta che ho passato il uichend lungo stando a letto.
Oggi sto un po’ meglio, grazie.