Top of the Rock
Ottima alternativa all’Empire State Building.
La famosissima foto in bianco e nero con i muratori in pausa pranzo sulla trave in mezzo al cielo, è stata scattata durante la costruzione del grattacielo in questione. Che, per la cronaca è Rockfeller center.
C’è molta, molta, molta meno fila rispetto all’Empire e la vista è notevole. Si vede poco il Chrysler, ma fa niente. In cima ci sono diversi livelli e diverse prospettive interessanti.
Si possono fare i biglietti on line, ma bisogna prenotare il giorno esatto. Comunqe sia, anche in loco, la fila per i biglietti e per salire su è minima.
I due baracchini che vendono i biglietti davanti al palazzo non sono abusivi, ma quasi. Fanno parte del circuito che vende i tickets per le varie attrazioni niùiorcane. Il vero ingresso, con la biglietteria del signor Rock è: con le spalle al palazzo, nella via a sinistra.
Uncle Sam
37W 8St
Negozio di surplus militare dove ho finalmente trovato una maglietta che cercavo da tantissimo.
La maglietta la vedrai quando sarò pronto con una serie di post che chiamerò 365T. Il nome è tutto un programma, e se sei intelligente hai già capito come saranno qui post lì.
La Cage aux folles
Versione teatrale musical de “Il Vizietto”. Che per noi è quello con Tognazzi e Serrault, e per loro è “Piume di Struzzo” con Robin Williams e Nathan Lane.
E’ giocato in modo da farti “entrare” sul serio nella La Cage aux folles, mescolando il tutto su un doppio livello narrativo. Il palco è doppio, diventa il palco dove è in scena il musical che stai guardando e contemporaneamente il palco “vero” della La Cage aux folles. E vai di Drag Queen!
Fenomenali i cambi scena dove il palco diventa anche “dietro le quinte”, dando allo lo spettatore un doppio punto di vista incrociato. (Con il balletto en travestì appena terminato “frontale”, che viene replicato visto da dietro e poi la scena continua.)
La trama è quella, si sa. Ma vista cantata, recitata e ballata dal vivo è tutta un’altra questione.
Gli attori sono straordinari, e i ballerini riescono a fare dei numeri pazzeschi nonostante il tacco dodici.
BH
Bi end eich è un meganegozio, tappa obbligatoria per ogni appassionato di fotografia in vista a NY.
Cinque piani, credo, con tutto di tutto di tutto. I gestori principali sono ebrei ortodossi. A me ha servito Amos, ed era uguale a Woody Allen quando si tramuta in rabbino in Zelig.
Lì ho trovato esattamente quello che stavo cercando. Una tracolla. L’avevo vista in Rete e quando sono andato in un negozio milanotto per chiedere mi hanno guardato come se fossi un alieno.
Lì è considerato il prodotto dell’anno.
Presa il primo giorno e testata sul campo, confermo. Utilità e praticità eccezionali. Chiaramente, la posso montare anche sulla Reflex quando ce ne sarà bisogno.
Il filmatino qui sotto illustra bene la genialità dell’oggetto.
(Ho preso quella semplice, non quella doppia da film action di Hong Kong)
The Highline.
Una volta c’era la ferrovia sopraelevata. Poi l’hanno chiusa e hanno fatto un parco. Sopra.
Una passeggiata di tre o quattro isolati, ci sali con le scale o le ascensori e fai un giretto guardando la città un pochino dall’alto.
Ci sono panchine, giardinetti, erbetta e un’aria strana. Un parco pensile. Valà.
Era pieno di gente. Gente che passeggiava, faceva pausa pranzo, prendeva il sole, faceva i cazzi suoi.
Un modo geniale per riconvertire un pezzo di città, dimostrando con i fatti che non è sempre obbligatorio svendere tutto agli stilisti.
Parte da Ganesvoort St e arriva alla 20esima strada. Zona Chelsea.
Tokidoki.
Parliamone. A New York praticamente tutto era brandizzato Tokidoki.
Io ho spesso la sensazione di non aver capito un cazzo della vita, e l’onnipresenza tokidokikosa non ha fatto che confermare la mia sensazione di non aver mai capito un cazzo.
La Giapponese Nuda.
Scendendo le scale di non mi ricordo più quale negozio, ho avuto la sensazione di incrociare una giapponese nuda.
Tipo con addosso un poncho scollatissimo, semiaperto che le arrivava all’inguine, e sotto niente.
Non è tanto la visione di una giapponese biotta a turbarmi, quanto la probabilità che a New York non fosse un parto della mia fantasia.
Maschi nudi con i muscolacci.
Per par condicio, un paio di negozi più avanti, davanti all’ingresso stazionavano due modelli per una linea di costumi da bagno per maschietti.
Ladyzilla si è fermata un momento perché, testuale: Degli addominali così io non li avevo mai visti.
Taxi2
Su suggerimento della stanchezza e delle gambe rotte, la sera, dopo cena abbiamo preso il taxi un paio di volte. Oltre a usarli per tragitto da e verso l’aeroporto.
Sarà che Manhattan è facile da girare, sarà che ci sono più taxi, sarà che non lo so, rimane il fatto che pigliare il taxi laggiù non è una roba da sciuri.
Anche andando a tassametro, l’autista non ti fa fare un giro turistico, guidando come se trasportasse uova. Vanno veloci, bruciano i semafori.
Non abbiamo mai pagato più di venti dollari, mancia compresa, per andare da più o meno dalla prima alla novantaquattresima.
La tariffa per il JFK è 45 dollari, più la mancia e il casello, diciamo che uno di manica larga lascia all’autista 60 dollari.
Quanto costa andare a Malpensa in Taxi?
Comunque, non riuscirò mai ad abituarmi alla televisione sul taxi. E’ posizionata in mezzo, sugli schienali dei sedili davanti. Trasmette varie cose aggratis, ma se vuoi puoi strisciare la carta di credito e scegliere che cosa vuoi vedere.
Ora, la domanda è: Ma se arrivo prima che il programma sia finito, come si fa?
Se prendi un taxi a New York, vedi di salire dalla portiera rivolta verso il marciapiede.
Se fai il giro per salire dall’altro lato, mentre salgono gli altri, l’autista non se lo aspetta e ti molla in mezzo alla strada.
E’ successo al sottoscritto.