Vicino a un posto che bazzico spesso c’è un negozio di abiti usati. Ha dei prezzi imbarazzanti, tipo che se compri degli abiti nuovi li paghi di meno. Sarà colpa del vintage. Però no, perché una volta a Londra, dalle parti di Neal Street sono entrato in un negozio di abiti vintage e stavo per comprare un chiodo anni ’80 per 15 sterline. Poi ho desistito perché mi hanno detto che sembravo James Belushi cinquantenne in un telefilm dove voleva fare il giovane. Ma sto divagando, il punto non è questo.
Il posto di fianco al negozio di abiti vintage lo frequento spesso, almeno tre volte al mese da anni, anni e anni.
Per un motivo o per l’altro la vetrina vintage la guardo sempre. Da anni, anni e anni.
Posso dire con relativa certezza che gli abiti in vetrina sono sempre gli stessi almeno un lustro.
Lo so che non sono cazzi miei, però io non capisco.
Non capisco come fa uno a mantenere un negozio di abiti usati in centro senza vendere nemmeno un calzino. Occhei, se vendi quel giubbottino in vetrina a trecentoeuri ci paghi almeno la luce, però quel giubbottino è lì da talmente tanto tempo che ormai lo chiamo Agenore e lo saluto quando lo vedo.
Da qui l’idea che quello sia un negozio di copertura, sotto il controllo del racket degli hipsters.
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