Posseggo una camicia texana. Per la cronaca, è lo splendido capo di abbigliamento che puoi ammirare in questa sequenza fotografica.
Quella camicia, prima di essere indossata per la degustazione del budino al durian, è stata dimenticata a lungo sul fondo del mio armadio. Anni. Aveva accumulato polvere, schifezze varie, si era ridotta in uno stato di stropicciamento vicino a quello di uno straccio.
Decido quindi di portarla in lavanderia.
Opto per una lavanderia presente all’interno di uno di quegli abominevoli centri commerciali suburbani, per subumani, che le dinamiche delle vita mi hanno costretto a frequentare.
(Sto smettendo)
Porto la texana dalla lavandaia, che mi accoglie con usi e costumi da cafonazza quarantenne pasciuta nella certezza di aver dovuto rinunciare alla sua carriera da velina per colpa del destino mannaro. Quello che ti azzanna i sogni da cafonazza periferica.
Lascio la texana. Pago.
- Torna mercoledì.
Il mercoledì designato mi presento per il ritiro.
La lavandaia mi guarda storto. Mi consegna la texana stirata e chiusa nella sua plastica, aggiungendo una decina di sguardi giudicanti, accompagnati da una smorfietta.
Poi dice:
- Era veramente sporca, sai? Abbiamo fatto il possibile, ma era davvero conciata da fare schifo.
Io penso ai lavandai coreani di Bret Easton Ellis, che mai e poi mai si sarebbero permessi di esprimere un giudizio sulle lenzuola lorde di sangue.
Mi guarda ancora, con quegli occhietti giudicanti. E io non capisco se vuole una mancia.
- Sporca da fare schifo.
Aggiunge. Osservandomi come la principessa della suburba che vede una Nutria.
Al che rispondo:
- Mi scusi, ma l’abbiamo usata per una fiction.
Alla parola “fiction”, la truzza si illumina. Le sparisce lo sguardo da prima della classe al liceo serale per tamarri, e le compare un espressione tra l’ammirato e l’aspirazionale.
Sospira dicendo:
- Davvero?!
- Eh, si.
- Quale!?
- Deve ancora andare in onda. Ma se vuole faccio ancora in tempo a mettere il nome della sua lavanderia nei titoli di coda.
- Sarebbe bellissimo, signore! Davvero bellissimo!
Batte le manine, sorridendo.
Me ne sono andato con la texana appesa all’indice e con in tasca una lezione importante sul Paese in cui vivo.