Siccome ho i miei problemi a relazionarmi con gli esseri umani, mi piacciono un sacco le vending machine.
Adoro interagire con elementi meccanici e intelligenze artificiali.
Mi piace leggere schermini, schiacciare tasti, fare tutto da solo. Con me la macchinetta è gentile tanto quanto può esserlo un commerciante medio della mia città. Anzi di più, dato che i distributori automatici mi scrivono buongiorno sullo schermo e quegli altri grugniscono prendendo i miei soldi.
Sono un utilizzatore convinto delle macchinette. Prima o poi mi deciderò a prendere anche una pizza alla pizza-automatica che ho visto a Malpensa.
Quando mi imbatto in una vending machine di solito la uso. Così a memoria ho preso un sacco di cose in un sacco di posti diversi, da New York a Londra, da Istanbul a Belgrado. Una volta ho preso anche del cibo cinese da una macchinetta alla stazione ferroviaria di Utrecht. Non era neanche malaccio.
I Distributori automatici ci sono anche a Milano. Giù in metrò.
Le vending machine installate nella rete della metropolitana milanese, sono uno splendido indicatore del livello di civiltà raggiunto dalla città in cui abito.
Sono un’unità di misura sociologica. Osservando i distributori automatici puoi farti un’idea del tipo di società in cui ti trovi. Puoi capire quali sono i problemi e con quale tipo di mentalità sono stati risolti.
La forma e la tipologia delle vending machine milanesi urla al mondo che ci siamo arresi e che siamo nel guano fino al mento.
Ho girato. Ho girato parecchio ma non mi è mai capitato di vedere le modifiche artigianali, e il design a prova di furto delle macchinette che abbiamo qui.
Per prima cosa. Sono blindate. Il distributore è racchiuso in un esoscheletro in acciaio, tipo l’armatura di Iron Man, ma con dentro uno meno affascinante di Tony Stark.
Alla faccia di tutte le regole del marketing, delle luci, dei colori, della pubblicità, dei loghi.
Qui abbiamo un coso a metà tra Mad Max e un furgone modificato dalla fiamma ossidrica di P.E. Baracus dell’A-Team.
Per prendere qualcosa devi affrontare un monolite. La ditta fornitrice ha installato una macchinetta simile soltanto nel carcere di massima sicurezza di Pelican Bay.
Devi proprio aver voglia di prendere qualcosa. Il cliente occasionale è tenuto ben alla larga. Però, se hai abbastanza coraggio, o se hai una sete ancestrale e non puoi proprio farne a meno, puoi usarla eh!
Poi infili la mano in un confortevole pertugio e ritiri il tuo prodotto.
Io guardo quel parallelepipedo grigio e mi chiedo:
- Ma dove cazzo vivo?
A Milano nel 2012.
Nella mia città le vending machine si sono dovute adattare alla realtà sociale in cui sono state installate.
Ho letto in giro che erano tenute in ostaggio da branchi di barbari visigoti che avevano trovato tutti i modi possibili per fottersi gli spiccioli che contenevano.
Gente che traffica con la macchinetta, che ci infila dentro calzini, forcine, ne forza le parti mobili, le rompe, le scassa. Per fregarsi un euro alla volta.
In tutto il resto del pianeta sarebbe bastato mettere una telecamera. Qui abbiamo dovuto blindare tutto neanche fossero dei rivenditori automatici di diamanti.
Il problema della sicurezza ricade quindi su di me, sul cliente finale. E questo, a mio avviso, la dice lunga sul sistema sociale in cui vivo.
Di nuovo, e sarà mooolto difficile da far capire a chi non capisce, è una questione di limitazione delle mie scelte.
Ci sono anche dei limiti fisici, perchè il nuovo sistema per infilare dentro le monete può essere usato con comodità soltanto quelli che hanno le mani minuscole.
Rubare gli spiccioli, adesso è tanto complicato quanto infilarli dentro per comprarsi qualcosa in modo legittimo.
Dove vivo allora?
Vivo in un posto in cui si è dovuto modificare i distributori automatici, blindandoli all’inverosimile.
Il problema non sono quattro cialtroni che rubano gli spiccioli. Se mettere quelle armature era l’unica soluzione possibile, il problema vero è un altro: L’impossibilità di far rispettare un qualsiasi tipo di norma, legge o disposizione.
Basta poco. Basta osservare le normali vending machine che ci sono in tutti i paesi normali per rendersi conto di quanto non sia normale il paese normale in cui vivo io.