Vado in farmacia. Aspetto diligentemente il mio turno, stazionando dietro la linea gialla.
C’è un cartello che dice: per la privacy, aspettare qui il proprio turno.
E io lo faccio. E con me lo fanno anche gli altri. E’ una farmacia rispettosa delle regole.
Tocca a me.
Mi avvicino al banco, e dico alla farmacista quello che mi serve.
A quel punto arriva uno. Un anziano.
Non è lo stesso che stavo travolgendo con il motorino, è un altro. E’ anche lui un anziano, ma sono sicuro che sia un altro.
Supera tutta la fila, come se niente fosse, come se tutte quelle persone fossero i manichini con su le fasce del Dottor Gibaud.
Si piazza di fianco a me. Fottendosene della mia privacy, fregandosene che è il mio di turno, e che la farmacista sta parlando con me, sta per servirmi, sta per andare a prendere le cose che ho chiesto.
Inizia a parlare con la farmacista, chiedendole informazioni varie.
Quella lo guarda incredula.
Io mi volto verso ‘sto tizio e dico:
- Fantastico! Sono diventato invisibile! Era proprio il superpotere che volevo!
Quello mette giù un muso da duro e replica:
- Non fare lo spiritoso, giovanotto!
- Guarda che è meglio per te se faccio lo spiritoso.
Replico. Con un muso più duro del suo, come soltanto noi tarri di Baggio sappiamo fare.
Gelo e silenzio.
Qualcuno in fila inizia ad accettare scommesse sull’incontro. Cercano di stabilire se il vecchio ha in tasca un coltello, perchè in quel caso le percentuali cambiano.
Ci guardiamo negli occhi per una manciata di secondi.
Io vedo il vuoto siderale. Se mai dovessi descrivere il nulla, il gigantesco niente che compone l’universo, l’assenza di ogni cosa, descriverei quello che ho visto negli occhi di quel tizio.
Poi scovo un barlume di intelligenza. Un minimo.
Mi manda affanculo. Invisibile il cazzo. Aggiunge.
A quel punto se ne va, borbottando minacce. Sibilando che anni fa mi avrebbe dato un cazzotto in fazza, altrochè.
Io sto tranquillo. Lo guardo andare via, forse in cerca di un altro vecchio a cui raccontare la sua disavventura con un giovane maleducato. Perchè lo so. Lo so che nella sua percezione della realtà era lui ad avere ragione e io ad avere torto.
Comunque non è mica vero.
L’invisibilità dico. Il superpotere che ho sempre voluto è quello di fermare il tempo per tutti tranne che per me, oppure la telecinesi.