Master Chef Italia 2, la pagella di Diegozilla.

In termini generali: Delusione, amarezza, risentimento, carogna aggrappata alla schiena.

Se capissi qualcosa di calcio, direi che sono pervaso dallo stesso stato d’animo provato dall’italico tifoso alla fine di Corea del Sud-Italia, nel mondiale del 2002.
Mi è partito un: ma no, dai! di proporzioni pantagrueliche, un ma no, dai! simile a quello che ho pronunciato, con esasperazione, quando l’elicottero cade in testa al Dottor Romano in una delle stagioni di E.R. più idiote di sempre.
Comunque sia. Per me, Maurizio è il vincitore morale della seconda edizione di Master Chef.
Dato che non ho voglia di rivedermi le puntate per fare la recensione dei due episodi che mancano all’appello, opto per una pagellone generale.

Bruno Barbieri: 6 etti di mappazzone.
La puntata dove si mette a cucinare vale da sola tutta la seconda stagione di Master Chef.
Nel procedere del programma, in lui si manifesta un’ossessione per l’impiattamento. Entra in loop, e inizia a ripetere le stesse cose fino alla noia. Non serve nemmeno campionarlo, gli metti sotto un po’ di noise e hai pronto un pezzo di Skrillex.
Carlo Cracco: 3 grattuggiate di tartufo.
Parte piromane, arriva pompiere. Dopo il Capitano Kirk e Stu Redman de “Lombra dello Scorpione”, stava per entrare nel novero delle mie figure maschiali di riferimento.
Poi, mistero. Mi diventa un tenerone batuffoloide.
Joe Bastianich: 10 di ristorante.
Il migliore di tutti. Vorrei aprire una parentesi sull’imitazione di Crozza ma, dato che sono un cabarettista fallito, non posso farlo perché mi è stato estirpato il senso dell’umorismo televisivo. Bastianich è l’unico che può tornare a casa a testa alta e guardarsi allo specchio.
Giorgio Gramegna: NC
Ogni programma che prevede delle eliminazioni, ha il suo agnello scarificale. Quello che viene fatto salire di corsa sulla piramide Maya e fatto sdraiare sull’altare del sacrifizio.
Regina Finocchiaro: 6 parole tra noi.
A me piaceva un bel po’. Ho stima per chi parla con le cose inanimate. Io invece discuto spesso con Harvey, il mio coniglio invisibile.
Margherita Rigotti: 6 al rifugio?
Sono mezzo trentino, e tifavo per lei per ragioni mitocondriali. Non ha brillato molto, ma dava l’idea di una che sapeva quello che stava facendo.
Federico Bonadies: 5 tricologico.
Senza barba, nella puntata finale, faceva impressione.
Giorgio Anthony Ruggeri: 5 confuso.
Simpatico, eh. Ma in relazione complicata con i suoi dinamismi psichici.
Letizia Fidotti: 3 sociologico.
Guardala. Guardala bene. Ecco l’Italia del futuro.
Guido D’Eramo: 7 Re de Roma.
Sarei andato volentieri a cena a casa sua.
Suien Sani: 6 1/2 romanzesco.
Ottima storia per un reality, un po’ meno per un talent. Con dei metatesti in più poteva nascere la regina della cucina fusion. Ma le serviva un autore.
Agnese Gullotta: 5 pepperepeppe.
Molto simpatica, eh. Faceva le faccette buffe ed era pazzerella. Però era Master Chef, non Dottor Slump e Arale.
Michele Bendini: 5 secondi in slow mo con capello selvaggio.
Già sei bello, hai un parrucchiere vincitore di un nobel, salvi gli animali in pericolo come Orzowei, sei amico di Furia e vuoi pure vincere Master Chef?
Nicola Dragani: 5 ore giù nelle segrete.
Hanno martellato come dei pazzi sulla sua condizione di sguattero al servizio di un perfido Chef senza nome. Dopo l’ottantesima volta ho urlato: va bene, ho capito, cazzo!
Avrebbe giovato andarci più leggeri.
Paola Galloni: 10 applausi.
Questa notte l’ho sognata. Andavamo a cena al Ristorante al Termine dell’Universo e ci gustavamo lo gnaB giB. Ci siamo divertiti un casino.
Daiana Cecconi: 4 lasssimpatia della toscanità.
Ha fatto il caciucco.
Marika Elefante: 7 vite. Per cui la gatta non è morta.
Okay, lo ammetto. Per noi maschietti dal cervello limitato è difficile separare il contenitore dal contenuto. Per cui, spesso, ci limitiamo a osservare il contenitore. Nel caso di Marika, un gran bel contenitore.
Ivan Iurato: 10 demoni per un Ronin,
Per me la vera sorpresa di questa edizione. Ci ho messo un po’ a sintonizzarmi sulle sue frequenze, ma una volta stabilito il contatto con lui mi sono partite stima e rispetto ad altissimo volume. Sarà per sempre il mio samurai.
Andrea Marconetti: 8 1/2 al test al poligono.
Allora, l’UZI ha la sicura sull’impugnatura. Se stringi bene la mano la sblocchi. Ricordati che spara 600 colpi al minuto e i caricatori più venduti sono solo da 30. Li esaurisci in un lampo. Ecco perché i professionisti uniscono due caricatori, upside down, usando il nastro adesivo. Il sistema di caricamento mano-cerca-mano è molto intuitivo.
Maurizio Rosazza Prin: 9 mani per un piatto.
Gli copierò la ricetta delle tre patate diverse coppate e cotte al vapore. Mi piaceva il suo umorismo e il suo modo di fare. Vorrei vedere i suoi quadri per capire quanto assomigliano ai suoi piatti. Il più intellettuale tra tutti. Si sentiva il peso dei libri letti. Doveva umanizzarsi un pochettino di più.
Tiziana Stefanelli
E’ quella che vinto.