Prosegue la mia collaborazione con Postcardcult, quelli che si sono acchiappati le mie recensioni mastercheffose.
Il mio rapporto sulla quinta puntata comincia così:
“La quinta puntata della terza edizione dell’italico Masterchef è un episodio fondamentale se, per un momento, trasformiamo questo cooking show in un romanzo e ci applichiamo le regole che quel capoccione di Vladimir Propp ha spiegato in “Morfologia della Fiaba”.
Mai come in questa puntata è stato chiaro e cristallino il momento dell’incoronazione dell’eroe.
Da adesso, io, lettore/spettatore ho capito chi è il mio paladino, ora mi trovo di fronte ad un eroe vero. Il suo nome è Alberto. Anzi: nonno Alberto.
Alberto è l’eroe indiscusso di questa edizione, finisca come finisca. Alberto, cucinando, ci ha servito non soltanto del cibo, ma ha impiattato tutta la sua statura morale, la sua classe e la sua eleganza. Lo ha fatto con esperienza e tatto, senza le tamarrate, gli strilli e i pianti, tipici dei brutti tempi televisivi in cui viviamo.
Alberto è un grande. Non so perché, ma vedendolo io sento in sottofondo Fred Buscaglione, sento l’eco di una Milano lontana nel tempo. Mi piacerebbe andare a spasso con lui, facendo il giro dei night e dei posti in cui si mangia bene, lasciando il contro da pagare a Ugo Ciappina.
Per il resto, la quinta puntata di Masterchef, si è svolta in capitoli come ogni buon romanzo che si rispetti…”
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