Avventure di un fumettista su Facebook.

3 settembre 2014 • Fumetti al telefono, Fumetto, WEB • Views: 930

 

Questo è uno spin off di Fumetti al Telefono. Ambientato nella stessa realtà parallela descritta qui. Il testo che segue è stato leggermente modificato, ma rimane aderente all’originale via chat.

Fumetti al Telefono riprenderà presto, come al solito su Fumettologica.

Ti ricordo che anche in questo caso: The names were changed to protect the innocent.

- Hai una richiesta di amicizia da Asmodeo Munghi.
- Richiesta accettata.
- Hai un nuovo messaggio.

Asmodeo Munghi:
Devo fare le prove per la Gianni Colt Editore.

Diegozilla:
Ciao, eh.

Asmodeo Munghi:
Devo fare le prove per la Gianni Colt Editore.

Diegozilla:
Sono contento. Ma perché lo dici a me?

Asmodeo Munghi:
Perché lavori per la Gianni Colt Editore.

Diegozilla:
Sì, ma non sono un redattore. Sono un collaboratore esterno, non ho alcun ruolo redazionale.

Asmodeo Munghi:
Allora guarda la mia gallery e dammi il tuo parere.

Diegozilla:
Okay.

Asmodeo Munghi:
Hai visto?

Asmodeo Munghi:
Hai visto?

Asmodeo Munghi:
Come ti sembrano?

Asmodeo Munghi:
Hai visto?

Diegozilla:
Stavo lavorando. Ho visto adesso la tua gallery.

Asmodeo Munghi:
Che consigli mi dai per fare le prove per la Gianni Colt Editore?

Diegozilla:
Guarda, sinceramente, il tuo stile non mi sembra molto compatibile con la Gianni Colt Editore.

Asmodeo Munghi:
Spiegati meglio, non capisco.

Diegozilla:
Il tuo segno mi sembra ancora un po’ acerbo, e poi nella tua gallery ci sono più pin up e illustrazioni che tavole di fumetto…

Asmodeo Munghi:
E quindi?

Diegozilla:
Un fumettista si può giudicare dalle tavole, non dalle pin up.

Asmodeo Munghi:
A parte quello?

Diegozilla:
Noto molte lacune nel disegno… Non c’è costruzione, non ci sono panneggi, ombre… Le prospettive non sono corrette… E poi comunque, secondo me, lo stile che usi non è adatto per le produzioni della Gianni Colt Editore.

Asmodeo Munghi:
Spiegati meglio, non capisco.

Diegozilla:
Forse potrebbe andare bene per qualche produzione amatoriale o underground. Molto amatoriale e molto underground.

Asmodeo Munghi:
Secondo me va bene invece.

Diegozilla:
Non lo metto in dubbio, ma a mio avviso, anche sorvolando sullo stile, ammesso che sia possibile definirlo stile, non sei ancora pronto per il tipo di lavoro e di impegno richiesto dalla Gianni Colt Editore.

Asmodeo Munghi:
Non capisco, spiegati meglio.

Diegozilla:
DISEGNI DI MERDA, VA BENE COSI’?! ORA LO CAPISCI?

Asmodeo Munghi:
Fottiti bastardo!  Siete una casta del cazzo e dovete morire tutti.

6 Responses to Avventure di un fumettista su Facebook.

  1. Andrea Voglino scrive:

    Si sa che alla Gianni Colt hanno delle pretese.

  2. Ahahahahah… come ti capisco!

  3. Cle scrive:

    io avrei risposto alla fine con un “Non capisco, spiegati meglio!”
    ma va cagar!

  4. Fabio scrive:

    Se posso permettermi, io non capisco questa mancanza di obiettività in certi aspiranti disegnatori. Capisco fossero sceneggiatori, lì è già più difficile capire se realmente le proprie idee siano valide ma un disegnatore, basterebbe che confrontasse i suoi disegni con i fumetti su cui vorrebbe lavorare per capire se è valido o no!

  5. David scrive:

    …sospetto che si tratti di quel simpaticissimo che così tanta gente (me compreso) ha insultato a destra e manca di recente su FB!

  6. CREPASCOLO scrive:

    Lungi da me l’idea di spezzare una lancia a favore dell’ineffabile Asmodeo Munghi, che immagino giovanissimo, ma non è così facile per un aspirante cartoonist, nell’età in cui si sopravvalutano le proprie capacità al punto che scalare l’Everest è il trekking parrocchiale, capire che le proprie splash pages ripiene di imbarazzanti pin ups di personaggi ipertrofici o grotteschi in pose da monumento equestre siano lontane anni luce dallo storytelling e dalla capacità di rendere anatomia, linguaggio del corpo e contesto che popolano una qualsiasi pagina SBEllica.
    Per chi guarda ai fumetti solo dall’esterno è difficile comprendere quante ore e anni di duro lavoro siano necessari per produrre novanta e passa tavole di materiale bonelliano, matite e chine, raccontando una storia attraverso un segno che sia professionale e credibile. La rete , come tutte le cose strumento neutro e non x forza buono o cattivo, amplifica la sensaz che sia sufficiente saper disegnare Mascellino che Ghigna guardando il lettore per diventare una stellina di via Buonarroti.
    E’ alla portata di tutti: si crea un blog, lo si riempe dei propri lay outs e li si commenta con dida in cui si spiega che si tratta di un work in progress e che è l’embrione di un’idea che potrebbe interessare un agente di un redattore di una casa editrice. Stay tuned, eccetera. E’ come quella storia di Zagor de , mi pare, I Naufragatori ( Rauch/Chiarolla ndr ) con una famiglia Addams che accende fuochi sugli scogli perchè siano presi x fari dalle navi di passaggio di modo che i ceffi possano pescare tra i rottami.

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