Non ci sta benissimo, ma ci frega anche poco.

Aggiornamento sulla situazione legata alla faccenda: #avoistabene?
(Per tutte le info in merito, clicca qui che ci sono tutti i post a riguardo.)
Su Vanity Fair è stato appena pubblicato un articolo che racconta quello che abbiamo combinato in queste settimane, clicca qui che ci arrivi.
Nel frattempo, sono giorni intensi. Ho portato avanti parecchio la cosa “dietro le quinte”, senza dirti quello che stavo facendo. In poche parole, #avoistabene? è andata avanti in back office.
Ho ricevuto mezza tonnellata di mail. Una in particolare è stata davvero illuminante. A scrivermi un tipo che lavora per un’agenzia pubblicitaria, vuole rimanere anonimo, non posso pubblicare la sua mail, ma posso fare un riassunto.
Non lo sapevo, ma il “mondo” della pubblicità on line è in fermento. Da un lato ci sono le accuse verso AdBlock di accettare “mazzette” da grandi marchi al fine di superare i filtri, dall’altro lato ci sono le agenzie che propongono ai loro clienti delle campagne sensibili al contesto, che costano di più rispetto alle campagne ad minchiam, ma questi ultimi preferiscono finire sui siti che fanno più visualizzazioni, importa un cazzo come le fanno e quali contenti pubblicano.
Per cui, per ora, a vincere sono i numeri. Non importa, o importa poco come si fanno quei numeri. Bufale, offese, sessismo, razzismo, fomento, idiozia, click baiting, diffamazione. Non importa. Contano i numeri.
L’anonimo pubblicitario mi dice che ci prova spesso, ma i clienti da quell’orecchio non ci sentono.
Poi, è chiaro che se portati a conoscenza del “problema”, aziende e marchi ci rimangono un po’ male. Se fai una ricerca su Twitter cercando #avoistabene? troverai tutte le aziende che hanno risposto: “no.”
Troverai anche le aziende che hanno risposto: “carciofo brugola puppunane”, dimostrando di non sapere come funzionano i parametri per settare le proprie campagne on line.
Passando da chi le campagne pubblicitarie le commissiona a chi quelle campagne le mette in moto fisicamente, ho sempre quella domanda per Google.
Dato che non ha ancora risposto, la ripropongo che non si sa mai.
Nella loro policy sugli annunci pubblicitari di Google Adsense si legge: “Inoltre, gli annunci Google non possono essere pubblicati accanto a contenuti che incitano o promuovono diffamazione nei confronti un individuo o di un gruppo.”


Google, per favore, spiegami questo:

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