L’antropomorfismo è parte integrante del DNA narrativo dei fumetti. È uno degli elementi che costituiscono la sua radice espressiva. Figure antropomorfe e fumetto sono legati da sempre, se vuoi possiamo definirla come una tipicità, un modello, un canone consolidato, un modo di raccontare e di concepire il fumetto che si presta a diversissimi modi, generi e target.
Fumetti, animaletti, pupazzetti.
Attribuire qualità e caratteristiche umane a figure animali, oggetti e chi più ne ha più ne metta, non è soltanto un patrimonio del racconto a fumetti per ragazzi. Anzi. Se da un lato abbiamo l’antropomorfizzazione del mondo Disney, lo stesso modus operandi narrativo antropomorfizzante lo ritroviamo in Maus di Spiegelman, o nel chandleriano hard boiled animale Blacksad. Antropomorfizzare è uno dei modi di concepire il racconto, quello che racconti poi, dipende da te e da quello che vuoi raccontare. In sostanza, puoi farci tutto quello che vuoi, con il mood e i toni che preferisci.
Di solito si usano animali. Ecco questo sì. Se vogliamo trovare un tratto comune, uno stereotipo concettuale, questo è legato sicuramente alla prassi narrativa zoomorfa.
L’antropomorfismo zoomorfico è fatto di peli, di caratteristiche animali che vengono replicate, a specchio, nei contesti e nei personaggi, tra Orwell e Linneo.
Ecco perché quando mi hanno parlato di un noir con vegetali antropomorfi ho alzato il sopracciglio.
Ahpperò.
Mi sono detto.
Così a memoria, animali a parte, di esperimenti narrativi a fumetti con figure vegetali antropomorfe me ne vengono in mente pochissimi. C’è il fiore arrapato di Cadelo, ci sono dei funghi bastardi di un manga che non mi ricordo il titolo, c’è la mitica Cipolla Assassina spagnola, e altre chicche legate soprattutto al fumetto umoristico.
Un noir, adulto e realistico, scritto in modo solido, con protagonisti delle piante e dei fiori, quello no.
Non c’era.
Poi Verticalismi ha messo on line il primo episodio della web-series Vivi e Vegeta, scritta da Francesco Savino, disegnata e colorata da Stefano Simeone, assistito da Lorenzo Magalotti, con le copertine di Roberta Ingranata e il lettering delle Officine Bolzoni.
Prima non c’era, e adesso c’è.
Eccolo lì.
Vivi e Vegeta. Un universo noir coerente e dinamico, rispettoso di tutti quegli elementi narrativi che costituiscono il genere di riferimento. Una messa in scena adulta e affilata, sostenuta da un linguaggio moderno.
Il protagonista è un cactus.
Credevo fosse difficile immedesimarsi ed empatizzare con un coso verde con le spine, credevo fosse più facile legare emotivamente con un bestiolino peloso.
Invece mi sbagliavo.
Siamo al mid season finale, chiude in pieno cliffhanger e sono in ansia per il prossimo episodio.