Magari ci sono spoiler.
Per me no.
Ma magari per te si.
Il film esce domani.
Nel mondo dell’intrattenimento, parlando di storie, personaggi, saghe e serie, si avverte in modo netto la necessità progettuale di espanderne al massimo l’universo narrativo.
La tendenza, anche soltanto in fase di sviluppo, è quella di intrecciare, sovra raccontare, espandere il più possibile i mondi, i concetti, i personaggi e le loro relazioni.
Quando entra in scena l’Universo Marvel, questo aspetto si ribalta completamente.
La difficoltà diventa quella di comprimere e circoscrivere uno degli universi narrativi più espansi e intrecciati mai concepiti da mente umana, in una singola unità narrativa autosufficiente da un punto di vista commerciale.
Questa difficoltà di sufficiente circoscrizione va oltre il casino dei diritti di sfruttamento sui personaggi divisi tra Marvel Studios, Fox e Sony. (Se non hai mai affrontato il problemone dei diritti Marvel, clicca qui e anche qui che ti viene spiegato tutto per benino.)
La Marvel affronta il suo universo cinematografico usando la ricetta che ha strutturato e consolidato con i suoi fumetti. Lo fanno da sempre e lo sanno fare molto bene.
Le trame dei “singoli” film precedenti dei membri degli Avengers sono collegate a quella del loro film corale. Quindi, il plot di Avengers 2 parte un po’ da Iron Man 3, da Thor: The Dark World e da Captain America: The Winter Soldier. (Ovviamente è anche in continuity con il capitolo precedente di Avengers e con tutto il cucuzzaro marvelstudios, serie Tv comprese.)
Questo intreccio non preclude in alcun modo la visione del film da parte di chi non ne sa nulla o quasi. A parte che secondo me non ci vai a vedere Avengers 2 per caso, se sei dotato di un minimo di intelletto colleghi da solo le parti mancanti e ci arrivi per conto tuo.
Io non sono cintura nera dell’Universo Marvel. Non ne conosco bene tutti i segreti e tutte le dinamiche. Sono un lettore medio. Il mio personaggio preferito è il Punitore. Tutto il resto lo conosco, ma non sono uno di quelli pronti a gridare allo scandalo se un film non rispetta alla lettera e alla virgola quanto è stato raccontato nei fumetti.
(Discorso noioso da nerd del cazzo dei fumetti: per dire, preferisco la versione di Ultron che viene raccontata in Avengers 2, rispetto alla versione originale dei fumetti.)
Anche se non sono un marvelmaniaco, ho avvertito la mancanza di qualcosa: tutto quello che non potevano metterci perchè i diritti di “quella roba” sono della Fox o della Sony.
Questo è un problema di circoscrizione di un universo narrativo espanso su diverse proprietà. L’universo Marvel è percepito, anche a livello inconscio, come un universo unitario, quando purtroppo non lo è.
Se tu mi dici Quicksilver e Scarlet Witch io in automatico penso a Magneto. Mi faccio dei paragoni mentali con il Quicksilver visto nell’ultimo X Men, e mi incasino di brutto.
Se mi vai a cercare il metallo più figo del mondo: il Vibranio con cui è fatto lo scudo di Cap, io in automatico penso: e ora andranno a cercare anche l’Adamantio.
E invece no.
Le-mie-menate-a-parte, il film è tanto potente quanto leggero.
Nascosta nelle pieghe della facilità di fruizione per lo spettatore, c’è tantissima roba.
Cose che in film “non leggeri” ti verrebbero sbattute in primo piano con dolosa compiacenza.
Tanto per dire, attraverso la lunga sequenza di devastazione con l’Hulkbuster vengono citate visivamente le scene reali dell’ 11 settembre senza risultare pesanti o fuori luogo.
Come sempre, come nei fumetti e così nel cinema che ne è derivato, la narrazione pop dei comics rimanda, ricrea e ripropone tutto quello che si agita nell’immaginario collettivo.
E lo fa sempre con manifesta leggerezza, ben sapendo, quanto è complicata da gestire la leggerezza e il divertimento, che a pressofonderti le gonadi sono capaci tutti.
Il film è così potente da portare in primissimo piano un personaggio che, se paragonato agli altri, è quello meno potente di tutti: Occhio di Falco.
Nella cortocircuitazione della potenza, dove è tutto così esagerato, sovraumano, devastante, prima globale e poi cosmico, tecnologico, metallico, supersoldatesco, divino, bestiale, a essere investito del ruolo di eroe e protagonista è l’unico essere umano normale del gruppo.
Clint Barton viene portato in primo piano, con tutta la sua umanità, il suo normale eroismo e il suo senso del dovere. Jeremy Renner tira fuori tutto il suo talento attoriale, creando un gran personaggio, allo stesso livello, se non superiore, dell’Iron Man di Downey Jr.
È un “due”, per cui è un film di passaggio, una storia che ti deve portare verso un’ esperienza narrativa successiva.
E lo fa.
Coi botti.