Questa storia è vera. Tanto vera che se fosse un fumetto, un romanzo, o un film la critica la bollerebbe come inverosimile, irrealistica e a tratti ridicola.
È questo il bello delle storie vere.
Ricostruirla tutta non è stato semplice, ma ne valeva la pena. Ho inventato il minimo indispensabile per renderla narrativa. I link con le fonti li trovi in fondo al racconto.
Doña Ana è un sobborgo della cittadina di Las Cruces in New Mexico.
Non ci sono mai stato. Però, usando Google Streetview posso dirti che non mi sembra un posto bellissimo. Tutt’altro. Ci sono file di orride case prefabbricate alte un piano, con il giardino brullo davanti. Traspare parecchio disagio, attorno alle case ci sono cani randagi e deserto. Sembra un posto uscito da un racconto di Lansdale o da un episodio di True Detective. Non è di certo un quartiere pettinato, come diciamo qui a Milano.
Fato sta che, chissenefrega se il posto è bruttino, il capodanno lo festeggiano anche laggiù.
Il 31 Dicembre 2013, abbastanza presto, la diciasettenne Tina va a una festa a Las Cruces. Che è come dire: va a una festa in città. Anche se città è una parola grossa per definire Las Cruces.
È una festa di capodanno, una delle tante che si faranno quella notte sul nostro pianeta.
Il party, a quanto pare, degenera rapidamente. Alcool, siluri di mariagiovanna, gente che si stona. Tina non si diverte moltissimo. In più arriva anche un tipo con cui ha avuto una storiella e i suoi tre amici. Tina non aveva voglia di incontrare lui e tantomeno i suoi amici. Quel tipo e i suoi tre compari si fanno chiamare: East Side Locos Gang, e a Tina non va più di frequentare certa gente.
Magliette bianche, pantaloni corti coi calzettoni, scarpe da ginnastica, cappellini e aria da ti rompo il culo che cazzo guardi siamo la gang di tamarri più cattivi che c’è qui a Las Cruces.
È piuttosto presto, ma i quattro randa della East Side Locos Gang sono già fatti come dei copertoni. Sono su di giri, eccitati, e poi andiamo papi, è capodanno!
Puntano Tina come delle falene loche attirate dalla luce del suo culo. Lei non ci sta. Loro insistono, forse la palpeggiano un po’, spinti dal fatto che Tina è la ex di uno di loro.
Ma lei non vuole. Anzi. Si spaventa. Teme per la sua incolumità.
Allora chiama sua sorella maggiore Mafalda.
Mafalda è a casa, con il suo compagno Joseph e loro figlio Joseph Junior di due anni.
Le dicono: Non c’è problema, Tina, vieni pure qua.
Tina scappa dalla festa.
I membri della East Side Locos Gang le urlano dietro. Cose orribili. Nessuno, a quel party, ha abbastanza palle, o una Glock in tasca, per dire contenere quella gang di gentiluomini.
Tina arriva a casa della sorella Mafalda alle 10 di sera. Le cose a quel party sono precipitate molto presto.
Tina racconta tutto alla sorella e al cognato. I due la rassicurano, mentre il piccolo Joseph Junior guarda la zia sbrodolandosi con il budino.
Il cognato va di là a guardarsi la tele, lasciando le due sorelle da sole in cucina con il pargolo.
E a quel punto, la sorella maggiore, forse spinta dallo spirito barrosu di Gina Gambarro, decide di risolvere i problemi di Tina chiamando il suo ex e facendogli il culo.
Mafalda, verso mezzanotte, estorce il numero di telefono del tipo della gang alla sorella, e lo chiama sul cellulare. Parte una predicozzo in stile Santa Maria Goretti del Barrio, dove tu a mia sorella la devi lasciare stare, siete delle bestie, cattivi, mollatela.
La risposta della East Side Locos Gang è semplice e alquanto diretta:
- Adesso veniamo lì a casa tua e ammazziamo te e tutta la tua famiglia.
A quel punto, Mafalda e Tina si preoccupano un po’.
La gang sa che Tina abita da Doña Ana, sanno che auto guida. Anche se Tina non è a casa sua, la troveranno sicuramente, girando un po’ tra le vie e le case mobili prefabbricate messe in file ordinate in riva al deserto.
Verso l’una del 1 Gennaio 2014, il furgone sgangherato della East Side Locos Gang si ferma davanti al numero 600 di King James Avenue. L’auto di Tina è parcheggiata proprio lì. E quindi lei deve essere in quella casa.
Leonard Calvillo, Raymond Garces, Sal Garces e Nathan Avalos scendono dal furgone. Urlano, fanno casino. Hanno una mazza da baseball e un cacciavite appuntito. Prendono a calci l’auto di Tina.
Poi prendono a calci porta di casa.
Urlano: ora entriamo, puttana!
Sfondano la porta.
In casa ci sono Tina, Mafalda, Joseph Senior e Joseph Junior.
Il nome completo di Joseph Senior è Joseph Luis Torrez. È nato del 1986. È alto circa un metro e settantacinque per settantadue kilogrammi di peso.
È un tipo atletico, molto in forma e allenato, anche perchè, amigos, Joseph Luis Torrez è un lottatore della MMA. È diventato da poco professionista del circuito delle Arti Marziali Miste. Ha un record personale di 16 vittorie e 0 sconfitte nel circuito amatoriale, e di 1 vittoria e 5 sconfitte in ambito professionistico.
I quattro tamarri della East Side Locos Gang gli entrano in casa. Strafatti, armati di mazza da baseball e carichi di cattive intenzioni. In lui si nota un certo disappunto.
Leonard Calvillo, Raymond Garces, Sal Garces e Nathan Avalos di sicuro non sapevano chi fosse il cognato di Tina. Ma del resto sono in quattro, armati e incazzosi. Non temono niente e nessuno. Oppure lo sapevano, ma in quel momento gli frega poco.
Ed è un grosso errore.
Joseph si alza dal divano, guarda Mafalda tesa, guarda il figlio che urla spaventato, guarda Tina terrorizzata.
Sbuffa, mentre i quattro corrono verso di lui.
Stando al rapporto scritto in seguito dallo Sceriffo di Doña Ana, Joseph Luis Torrez li massacra a mani nude tutti e quattro.
Due vengono portati via dai paramedici con danni fisici di varia entità.
Uno viene trasportato d’urgenza in ospedale con gravi fratture al volto.
E uno, Sal Garces, ci lascia la pelle.
Graces afferra un coltello dalla cucina e si fa sotto. Viene disarmato, frollato di mazzate e alla fine della colluttazione quel coltello è lì che fa capolino dal suo petto.
In New Mexico vige la legge statunitense dello Stand-your-ground, che ti autorizza difendere con la forza la tua vita all’interno di una tua proprietà se entra qualcuno con intenzioni criminali.
Però, anche se si tratta di legittima difesa, Torrez finisce sotto processo. Bisogna stabilire se c’è stato un eccessivo uso della forza, considerando la professione di Torrez e la sua preparazione atletica.
I superstiti finiscono comunque in galera, con diverse accuse. Mentre Torrez inizia la sua battaglia legale, supportato dall’opinione pubblica e di suoi fan, che aprono addirittura una pagina Facebook con lo scopo di raccogliere fondi per la sua difesa legale.
Il verdetto arriva a Luglio.
Dice più o meno: No, non c’è stato un eccesso di legittima difesa, quei quattro pirla se la sono andata a cercare.
In quell’occasione Torrez ha dichiarato che non augura a nessuno quello che è capitato a lui. Non ne parla volentieri, in quei momenti, davvero, non sapeva come sarebbe andata a finire. Non ha espresso nessun risentimento verso Graces. Ha detto: “Che ora riposi in pace, è un padre, come me.”
Ora, al di là dell’elegante furia distruttrice di Torrez, e di tutte le componenti etico/legali della vicenda, senza considerare che la stampa straniera non ha cavalcato la notizia con scopi polemico/xenofobi come accade invece qui, la domanda che mi attraversa e di tipo narrativo.
In ambito fiction, accetteresti un plot come quello che ti ho appena raccontato?
Ho scoperto questa vicenda sulla pagina FB di un mio amico, ma non mi ricordo più chi era, perdonami! (Forse Antonio S.)
…si lo accetterei…quasi roba di supereroi..
Il casino è che la realtà può permettersi di essere molto meno credibile della fiction “realistica”
Il plot ci sta tutto. Il problema è che si tratta di una storia “aproblematica”. Non c’è un vero problema da risolvere, o quanto meno, il cognato è un deus ex machina che risolve la situazione senza particolari difficoltà. Forse potrebbe essere il prologo per qualcos’altro. La storia del processo, forse. O alla fine si potrebbe scoprire che i fatti non sono andati esattamente così.
Dove metto il LIKE?
In realtà, a prescindere dalla sua verità o meno, non mi sembra poi nemmeno così improbabile… quattro poveracci strafatti con più alcol e testosterone in corpo che cervello si trovano di fronte uno che spacca culi per lavoro… come sarebbe potuta finire diversamente? O_o
Perchè No? Basterebbe mischiare un po’ le carte su Torrez tipo non presentarlo subito come lottatore di MMA. Farlo rientrare a casa stanco e distrutto dall’allenamento senza far trasparire dai dialoghi che è stato in palestra anche l’ultimo dell’anno e quindi starsene a casa con moglie e figlio in santa pace. Far credere al lettore (del fumetto con codesto plot) che Torrez viene sfruttato da un fantomatico datore di lavoro mentre è il suo allenatore che lo sta spremendo in vista del prossimo incontro. Per creare tensione, mentre Torrez si guarda allo specchio aspettando che esca l’acqua calda dalla doccia si potrebbero introdurre flash-back di Torrez ragazzino che viene pestato e schernito da qualche bulletto. Inframezzare il tutto con qualche telefonata di Tina alla sorella nella quale si scambiano gli auguri per la fine dell’anno raccontandosi come trascorreranno le rispettive serate. Far entrare in scena i quattro della gang mentre Torrez sta tranquillamente leggendo un quotidiano che viene buttato via perchè le mani dovranno servirgli per massacrare i 4 idioti. Fare in modo che quello che ci rimane secco vada a cadere vicino al quotidiano che stava leggendo Torrez, con la chiazza di sangue che si comincia ad allargare fino a sporcare la pagina del giornale dove possiamo leggere un articolo che parla proprio di Torrez e del suo prossimo incontro di MMA. Fine. Scusa se mi sono permesso ma come hai chiesto se poteva essere un plot plausibile sono partito per la tangente.
naturalmente il mio è un plot buttato giù da un profano con tutte le deficenze e incompletezze del caso.