C’era una volta un giovin Cajelli che scriveva per Napoleone. Personaggio creato da Carlo Ambrosini, edito dalla Bonelli dal 1997 al 2006. Serie molto amata dai lettori e dalla critica. Su Napoleone, grazie alla fiducia di Ambrosini, c’è stata la mia esordienza in Bonelli con il numero 10: Piccoli Banditi. Era il 1999, fatti tu due conti di quanti anni avevo che a me viene il magone.
Ne ho scritti un po’, ma è uno in particolare che in questi giorni è saltato fuori dall’armadio dei ricordi.
Drammatico Tango, il numero 27, uscito in edicola nel 2002. (Esaurito sul sito Bonelli, metti che lo cerchi fatti un giro su Ebay)
Con Drammatico Tango affrontavo un tema duro. Durissimo. Un incubo vero, quello della dittatura argentina, dei desaparecidos e dei loro figli.
Il tutto filtrato con la lente del thriller tipico della serie, con tutto l’apporto psicojunghiano che caratterizzava il modo di raccontare e il mondo di Napoleone.
Ai tempi uscirono delle belle recensioni. Ne linko qui un paio.
Qui e anche qui.
Poi, un po’ di tempo fa, vengo contattato da una studentessa che stava preparando un lavoro sul dramma argentino raccontato a fumetti. Abbiamo chiacchierato un po’ via Facebook.
Ora quel suo lavoro è on line.
Un paper dettagliato, analitico e approfondito sul dramma della dittatura argentina e il suo rapporto con la narrazione popolare italiana.
“El trauma cultural argentino: representación de cuerpos ausentes. Imágenes y traducciones italianas de la desaparición”
Di: Olimpia Affuso e Rossella Michienzi (Università di Calabria)
Lo puoi scaricare cliccando qui.
I fumetti sono un ottimo veicolo per conservare le tracce e mantenere viva la memoria storica, lo fanno trasformando gli eventi in storie, creando un rapporto emotivo, messo in scena e trasmesso attraverso la loro apparente semplicità di linguaggio e di fruizione.