Nello specifico, è questo Zippo qui:
In Preacher quell’accendino è diventato parte integrante della trama generale, con tanto di rimandi e riferimenti.
Al di là delle questioni ideologiche, è un elemento fottutamente caratterizzante, direbbe Ennis.
Un accendino che diventa storia, che accende non solo delle sigarette, ma anche dei passaggi di trama, delle parentesi sul passato. Un oggetto che si colloca all’interno di un preciso sistema narrativo, con un bel perchè e un gran percome.
Garth Ennis, da buon irlandese, in Peacher ha preso tutta la mitologia americana l’ha masticata, rieloborata, condensata e sparata nelle tavole.
(Secondo me era anche arrivato alle stesse conclusioni di Dan Brown un bel po’ prima, e in modo più divertente.)
Il mito a stellestrisce, ripreso da uno che non è a stellestrisce, risulta per forza di cose amplificato. esagerato. In Preacher c’è più o meno tutto, compresa una dose molto abbondante di western e di frontiera.
E io, da scrittore fissato con la documentazione, mi chiedevo: Ma davvero in Viet Nam i soldati personalizzavano i loro Zippo?
La risposta è sì.
Ecco. Forse, nello specifico quello di Custer se lo è inventato Ennis, ma ne ho trovati altri che secondo me avrebbero mille storie da raccontare.