Mio figlio, Minizilla, ha sette anni.
A lui e ai suoi amici non piacciono i film della Comencini, non apprezza i titoli in concorso al Sundance Festival e non capisce mai come finiscono i film di Miyazaki.
Nella libreria di mio figlio ci sono quei bellissimi volumi da cinquanta euro per venticinque pagine, coltissimi, didatticissimi, francesissimi. Ci sono perchè piacevano a me e ho pensato di regalarglieli. Li ha degnati soltanto di un’occhiata distratta.
Preferisce leggere l’enciclopedia dei dinosauri, o le mappe, o i magazine con gli animali viscidi delle paludi.
Mio figlio, Minizilla, ha sette anni e mi assomiglia tantissimo. Nonostante le nostre similitudini non ho mai preteso che diventasse un mio clone. Non ho mai fatto paragoni su quello che facevo io alla sua età. Leggevo i fumetti di Dracula di Conway e Colan (senza capirci un granché) e lui no. Non importa. Non ho mai proiettato su di lui l’ideale di un bambino che in realtà lui non è. Minizilla non è il mio riscatto verso la società. Mio figlio è mio figlio, è come è. Il mio dovere di padre è di sostenerlo e guidarlo in funzione delle sue caratteristiche e delle sue capacità.
Mio figlio ha sette anni e quando fa la cacca guarda YouTube sul cellulare. Mezz’ora al giorno, non di più. Queste sono le regole e lui le rispetta.
Lo so che nel mondo dei bambini ideali, i bambini non guardano mai il cellulare e partecipano attivamente ai dibattiti politici di Limes, ma lui no.
Tra le varie cose che guarda sul cellulare ci sono Luì e Sofì, Me contro te.
Voleva andare al cinema a vedere il loro film, e finalmente, dopo averlo sfiorato domenica, oggi ci siamo andati.
Il film ha gli stessi problemi e difetti di un episodio di Power Ranger Ninja Steel, nulla di più, nulla di meno. Ha il medesimo overacting di Lazy Town, tranne che per Sofì, lei proprio non ce la fa.
Per la gioia di noi padri, Antonella Carone interpreta la cattivissima socia del cattivissimo Signor S. Il trailer ti dice già tutto della trama. Fine.
La cosa interessante non è tanto che abbia superato Zalone per gli incassi, quanto piuttosto il costo. Così, a occhio, giudicando le scene, le location e gli effetti speciali, il film di Luì e Sofì è costato settemilacinquecentolire, e ha incassato quasi 5 milioni e mezzo di euro nel primo weekend.
È cinema?
Davvero siamo qua definire che cosa è cinema e che cosa non lo è?
Minizilla e gli altri bimbi presenti in sala si sono divertiti un casino.
Probabilmente anche a loro non piace tanto la Comencini.
Nota aggiuntiva:
Per chi non ha bimbi: Luì e Sofì sono due Youtuber, target bimbi, che macinano numeri vicini ai 5 milioni.
Sono in buona compagnia, con Luca ed Espi, Arex e Vastatore e mille altri Youtuber che hanno scelto i bimbi e i ragazzini come pubblico e fanno numeri da paura.
Al di là di tutte le indinnnniazzzioni possibili da parte del mondo della cu cu cu cultura e dello spe spe spettacolo, i kid tuber non hanno fatto altro che aggirare un problema pregresso ed evidente. Al pari di Uber, o di PayPal, o di WhatsApp.
L’editoria per ragazzi e i suoi derivati sono gli unici ambienti editoriali dove ci sono ancora soldi. Essendoci del denaro, attorno al favoloso mondo dell’intrattenimento per i più piccoli è stato eretto un muro invalicabile, presidiato, con in cima i sacchetti di sabbia e le mitragliatrici.
Essendo impossibile entrarci è stato, semplicemente, aggirato.
Prima di lamentarvi perchè senza controllo, senza strutture, senza regole, senza amici, senza agenti, senza attese di anni, senza leccate di culo, anticamere, public relations, chiacchiere sulla qua qua qualità, senza parrocchie, conventicole (cit.) , bologne e quant’altro, qualcuno vi ha aggirato e vi sta facendo un culo così, magari dovevate abbatterlo quel cazzo di muro.