A Roma, nel quartiere Mezzocammino, c’è una scalinata in memoria di Lorenzo Bartoli.
Scale. E io lo immagino ridere.
Però, direbbe anche che le scale sono un bel posto dove sedersi. Ti metti lì, da solo o in compagnia, e ti fai gli affari tuoi, ti guardi attorno, osservi la gente salire e scendere. Stare seduti su una scalinata è un bel modo per inventarsi delle storie.
Stai lì.
Magari ti metti lì e ti leggi un fumetto.
Oggi è partito il crowdfunding per dare alle stampe il fumetto più adatto in assoluto da leggere su quella scalinata.
Battaglia: Intervista a Michele Monteleone.
7 maggio 2015 • By Diego CajelliSono tutto pieno di pigrizie.
Mi piace fare le interviste, ma non ho voglia di scrivere le introduzioni. Ovvero, quella parte utile, che di solito si mette prima, per spiegare il perchè e il percome, il chi sto intervistando e di che cappero parliamo.
Quindi, come ho già fatto per l’intervista a Matteo Casali, per tutta quella parte lì ti linko il lavoro serio fatto da altri.
Battaglia torna in edicola. Se vuoi saperne di più, clicca qui e anche qui, e anche qui.
Io ho intervistato Michele Monteleone, lo sceneggiatore di questa miniserie e di altre cose.
Mabel Morri che parla (e disegna) di me.
16 febbraio 2015 • By Diego CajelliEcco.
Ogni tanto capita qualcosa che non mi aspetto. Allora rimango lì, con la faccia un po’ da scemo a guardare quella cosa che non mi aspettavo.
Mabel mi sorprende un qualsiasi lunedì mattina, che diventa subito un lunedì mattina particolare.
Ha scritto e disegnato un pezzo sul nostro caffè in quel di Chiavari.
Il disegno qui sopra è parte della sua illustrazione, e il pezzo l’ha scritto per Lo Spazio Bianco, ci arrivi cliccando qui.
(Dato che il suo è un post scritto-disegnato-illustrato, è un casino metterne qui in pezzettino. Mabel dice di me delle cose che credevo di nascondere abbastanza bene. Quindi, o io non sono poi così capace di nascondermi, oppure lei è un’osservatrice spettacolare.)
E io non so che cosa dire.
Anzì, sì, lo so che cosa dire.
Grazie.
Metti che te lo stai chiedendo, del Vinoria ho parlato in questo post.
Vivi, vegeta e raccontami dei tuoi fiori.
3 febbraio 2015 • By Diego CajelliL’antropomorfismo è parte integrante del DNA narrativo dei fumetti. È uno degli elementi che costituiscono la sua radice espressiva. Figure antropomorfe e fumetto sono legati da sempre, se vuoi possiamo definirla come una tipicità, un modello, un canone consolidato, un modo di raccontare e di concepire il fumetto che si presta a diversissimi modi, generi e target.
Fumetti, animaletti, pupazzetti.
Attribuire qualità e caratteristiche umane a figure animali, oggetti e chi più ne ha più ne metta, non è soltanto un patrimonio del racconto a fumetti per ragazzi. Anzi. Se da un lato abbiamo l’antropomorfizzazione del mondo Disney, lo stesso modus operandi narrativo antropomorfizzante lo ritroviamo in Maus di Spiegelman, o nel chandleriano hard boiled animale Blacksad. Antropomorfizzare è uno dei modi di concepire il racconto, quello che racconti poi, dipende da te e da quello che vuoi raccontare. In sostanza, puoi farci tutto quello che vuoi, con il mood e i toni che preferisci.
Di solito si usano animali. Ecco questo sì. Se vogliamo trovare un tratto comune, uno stereotipo concettuale, questo è legato sicuramente alla prassi narrativa zoomorfa.
L’antropomorfismo zoomorfico è fatto di peli, di caratteristiche animali che vengono replicate, a specchio, nei contesti e nei personaggi, tra Orwell e Linneo.
Ecco perché quando mi hanno parlato di un noir con vegetali antropomorfi ho alzato il sopracciglio.
Ahpperò.
Mi sono detto.
Così a memoria, animali a parte, di esperimenti narrativi a fumetti con figure vegetali antropomorfe me ne vengono in mente pochissimi. C’è il fiore arrapato di Cadelo, ci sono dei funghi bastardi di un manga che non mi ricordo il titolo, c’è la mitica Cipolla Assassina spagnola, e altre chicche legate soprattutto al fumetto umoristico.
Un noir, adulto e realistico, scritto in modo solido, con protagonisti delle piante e dei fiori, quello no.
Non c’era.
Poi Verticalismi ha messo on line il primo episodio della web-series Vivi e Vegeta, scritta da Francesco Savino, disegnata e colorata da Stefano Simeone, assistito da Lorenzo Magalotti, con le copertine di Roberta Ingranata e il lettering delle Officine Bolzoni.
Prima non c’era, e adesso c’è.
Eccolo lì.
Vivi e Vegeta. Un universo noir coerente e dinamico, rispettoso di tutti quegli elementi narrativi che costituiscono il genere di riferimento. Una messa in scena adulta e affilata, sostenuta da un linguaggio moderno.
Il protagonista è un cactus.
Credevo fosse difficile immedesimarsi ed empatizzare con un coso verde con le spine, credevo fosse più facile legare emotivamente con un bestiolino peloso.
Invece mi sbagliavo.
Siamo al mid season finale, chiude in pieno cliffhanger e sono in ansia per il prossimo episodio.
“L’ospedale stregato”, in uscita il 5 Febbraio, è la ventinovesima storia di Dampyr firmata dal vostro Diegozilla preferito.
Quindi, abbiamo deciso di dare i numeri.
Ecco tutti gli episodi di Dampyr pubblicati da Cajelli sulla serie regolare:
L’ultima Notte
La Miniera di Zyarne
La Foto che Urla
Il Giorno della Fenice
Occhi di Gelo
I vampiri di Nadvora
La porta degli incubi
Il cuore di Gorislav
La Nave Fantasma
Sfida alla Temsek
L’Ombra del Drago
Il Penitenziario
Stagione di Caccia
Carnevale di Spettri
La Donna nello Specchio
Valzer Cajun
Il Sigillo di Lazzaro
Siberia
Odio Implacabile
Zarema!
Aggiungiamo due speciali da 160 pagine:
Soldati di Ventura
Orrore tra gli Amish
E sei storie suddivise in tre Maxi Dampyr:
Il signore delle Vespe
Il segreto del Bosco Magico
Magia Africana
Operazione Viper
Urla dal Profondo
L’essenza della follia
Per un totale di 2.764 pagine di vampiri, sparatorie, mostri, sangue, non morti, incubi, tamarri, pallottole, schifezze e colpi di scena.
Nei prossimi post dedicati a Dampyr scenderemo nella cripta, ricordando gli orrori che si nascondono tra quelle pagine oscure!