Ebbene sì. Grazie ai tipi della Cosmo, festeggiamo il ventennale di Pulp Stories tornando in edicola con un volumazzo unico che raccoglie tutti i numeri della miniserie uscita quando eravamo ggggiovini.
C’è anche un capitolo inedito, disegnato da Mariano De Biase.
Nel suo capitolo non c’è neanche un Carlino, ma farò presto ammenda per il gravissimo errore.
Se ti va, cliccando qui trovi una recensione del volume in edicola.
Quando Pulp Stories è stato ristampato da Edizioni BD, dieci anni fa, avevo scritto un lungo pezzo redazionale che raccontava i vari perchè e i vari percome.
Nella nuova edizione quel pezzo non c’è, metti che ti interessa, lo metto qui. C’è anche una parte dove racconto alcune cose dietro le quinte narrative.
Oltre alla cronaca di come realizzammo la mini originale, nella preistoria dell’editoria indipendente italica.
Cajelli che ti racconta Pulp Stories:
Quando ho scritto Pulp Stories avevo 24 anni, non so se è un merito, avevo così tante cose da imparare che ero convinto di averle già imparate tutte, capita, quando sei un ragazzino e sforni un fumetto di successo.
A quei tempi, Giuseppe Calzolari il preside della Scuola del Fumetto di Milano, aveva intenzione affiancare alla scuola una casa editrice interna, mi ricordo che in cantiere c’erano numerosi progetti, e quando gli proposi Pulp Stories mi diede fiducia e carta bianca, lo ringrazio ancora per quell’opportunità.
Mi resi subito conto che la gestione completa di un fumetto era decisamente un affare complicato, non sapevo nulla di grafica, di editoria in generale o di lavori redazionali, l’unica cosa che sapevo era che ai disegni volevo fortissimamente Luca Rossi.
Eravamo entrambi reduci da un episodio di Demon Hunter, gli chiesi se gli andava di fare Pulp e lui, con accento veneto, i riccetti e il suo sorriso di uno che la sa lunga, mi disse di sì.
Per le copertine, grazie alla complicità di una lunga e salda amicizia, scritturai Mauro Muroni, che decise una linea grafica molto particolare: nessun colore e un uso molto narrativo dei grigi, l’immagine non doveva essere uno shot classico della storia, ma un “riassunto” visivo delle atmosfere dell’albo.
Il lettering, che a quei tempi si faceva ancora a mano, venne affidato a Sabrina Saito, che con estrema perizia e pazienza, scrisse per benino tutti i miei sproloqui verbali.
Serviva ancora qualcos’altro, e ci inventammo una redazione.
Vennero chiamati Giovanni Bufalini e Luca Bertelè, erano appena usciti dal corso di fumetto, anzi, Luca era all’ultimo anno.
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