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Diegozilla Reporter!

4 novembre 2013 • By
intervista56y
Sono andato a farmi quattro chiacchiere con i Calibro 35 per conto di Rockit.it.

Un’intervista molto piacevole, che potete leggere cliccando qui.
Come antipasto, metto l’incipit del pezzo, per la gioia di grandi e piccini.

“Questo cielo grigio meriterebbe il suo posto d’onore sulla scala colori. Verde Veronese, Terra di Siena, Grigio Cielo di Milano il Lunedì Pomeriggio.
Un grigio favoloso nella sua tipicità meneghina. Caratteristico e riconoscibile tra mille. È facile amare Milano quando il cielo è azzurro e sei sui Navigli assieme ai turisti. Un po’ meno facile amare Milano qui, nella quasi periferia, su un vialone dritto verso la nebbia. Qui, dove il recupero industriale trasforma fabbriche e magazzini in studi, loft, dove il mattone operaio diventa un elemento di design e quel palazzo sventrato, domani, diventerà chissà cosa.
Incontro i Calibro 35 negli studi di Tommaso Colliva, sotto il cielo Grigio Milano il Lunedì Pomeriggio. Con lui ci sono Enrico Gabrielli, Fabio Rondanini e Massimo Martellotta. Io e i Calibro 35, in un certo senso, ci conosciamo bene. Io ascolto i loro dischi, e loro leggono i fumetti che scrivo. Conoscersi attraverso quello che si fa, per me è una bella sensazione, e credo lo sia anche per loro.
A legare le nostre produzioni, un contesto storico che ognuno di noi racconta in modo diverso: gli anni settanta…”

Il resto su Rockit.it, cliccando qui!

 


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Colazione con Lou Reed.

28 ottobre 2013 • By
loureeed

Nel settembre del 2009 ero a New York con Ladyzilla. Indomiti, avevamo preso un volo l’undici di settembre. Il prezzo era quello della tratta Milano-Bari. L’aereo era praticamente vuoto. Alloggiavamo in un ostello, ora chiuso, condividendo il bagno con dei messicani che cucinavano il Mole Plobano nella loro stanza, diffondendo aromi e profumi precolombiani in tutto il palazzo.
Le nostre valigie erano più o meno vuote. Dentro c’era soltanto l’essenziale per vestirsi un paio di giorni. Il resto, lo avremmo comprato lì. Approfittando del cambio favorevole e perché no, di quel tipo di negozi che trovi soltanto lì.
Da Milano, mi ero portato una maglietta dei Velvet Undergound comprata alla Fiera di Senigallia. Non ufficiale, ma molto carina. Un colore per me inconsueto: viola, con su la cover bananosa di Warhol.
Quel mattino ci alziamo nella nostra stanzetta all’ostello. Un po’ storti per via del fuso e della notte brava. Aspettiamo il nostro turno per il bagno. Il programma di oggi è serrato.
Esplorazione cittadina, con foto varie, giri turistici organizzati in base alle location dei nostri film e delle nostre serie preferite. Cazzate? Sì. Ma sono le nostre cazzate e ne andiamo fieri.
Forse per via del colore, non mi sento a mio agio con i colori, non metto la maglietta dei Velvet. Opto per una t-shirt nera, scolorita.
Il papà di Betty Suarez finisce di farsi la barba, il bagno è nostro. Ci laviamo, ci vestiamo, usciamo.
Prima tappa: il 66 Perry Street e un giro nei dintorni.
Per non perdere tempo, acchiappo un caffè alla macchinetta dell’ostello. Un’esperienza quasi mistica, un caffè tanto orrendo che fa il giro e diventa buonissimo.
Arriviamo sul posto, guardiamo la casa di Carrie (e di mille altre serie e film, dove a questo punto tutti quelli che vivono nella fiction niùyorkana vivono nel palazzo di Carrie) e poi arriva il momento di trovare un posto dove fare una colazione vera. Fame. Tanta.
Gira che ti gira arriviamo sulla Hudson Street. C’è un locale, una catena, un bistrò francese in franchising.
Ladyzilla mi tira per la manica è mi dice:
- Guarda chi c’è seduto a quel tavolino!
Sposto lo sguardo.
Seduto a far colazione c’è Lou Reed.
Era seduto con un tipo e una tipa, parlavano tra loro di fronte alla colazione dei campioni.
Lui indossava dei jeans neri, praticamente dipinti sulle gambe, una maglietta color melanzana, il chiodo e un bel paio di ciabatte. Le stesse ciabatte che i nonni si comprano alla LIDL.
Ma fa niente. A Lou Reed gli stanno bene.
Il mio primo pensiero è: porcadiquellazozza! potevo mettere la maglietta dei Velvet Underground! Portarla fino a New York, guardarla con indecisione questa mattina, erano tutti dei segni del destino che ho ignorato!
Ladyzilla decide che quella catena di pane e cioccolato francese è il posto giusto dove fare colazione. Assolutamente.
Ci sediamo al tavolo accanto. Gomito a gomito con Lou Reed.
Ogni tanto sbircio. Non sono così impavido/faccia-da-chiulo per attaccare bottone o per fare una foto con lui. Rispetto la sua privacy.
Anche perchè, se fossi Lou Reed, se stessi facendo colazione in ciabatte con due amici, non gradirei molto che due italiani mi rompessero i coglioni. Non prima del terzo caffè perlomeno.
Però, cavoli. Perchè non ho addosso quella dannata maglietta! Poteva essere un buon modo per rompere il ghiaccio e fare quattro chiacchiere.
Parlano di affari. È una colazione di lavoro. Con Lou Reed in chiodo e ciabatte. Mi piacerebbe dirti che aveva anche gli occhiali da sole. Ma no. Aveva quelli da vista, e leggeva dei fogli tenendoli un po’ lontani dagli occhi.
Lo guardo, tanto lui non fa caso a me.
Il suo viso è una ragnatela di rughe e di storie. Ha il volto segnato, come una mappa che conduce a due occhi profondi, che chissà che cosa ha visto con quegli occhi lì.
Poi si alza. Le ginocchia sono due bozzi nei jeans attillati. Sciabatta verso la cassa.
Paga lui.
Mi aspetto che andandosene fischietti: Walk On The Wild Side.
No, forse lo farà più tardi, mentre cammina sulla Hudson Street, in questo mattino newyorkese che mi ha regalato una storia da raccontare.

 


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La mia canzone dell’estate!

7 agosto 2013 • By

Lo so che per fare il fighissimo alternativo dovrei tirare in ballo altre canzoni, altri gruppi, altre dinamiche.
Invece, per me estate fa rima con la canzone qui sopra.
Quel pezzo, e soltanto quel pezzo, è in grado di evocare gli scenari delle mie estati da giuovane tamarro. In tenda. In quei momenti lì questo pezzo mi stava pure sulle palle e mai avrei creduto, a distanza di aaaaanni, che diventasse la lieta colonna sonora mnemonica delle mie estati che furono.

 


Musica

Il manager dei Green Day è il tipo che ti mette una testa di cavallo nel letto.

20 settembre 2012 • By
bronson

Quest’estate il manager dei Green Day ha deciso che il gruppo doveva incassare di diritti SIAE l’equivalente di quello che avevano incassato nel corso della loro intera carriera.
Secondo me è così. Punto. E’ inutile che mi dici di no perché secondo me è andata così.
Il manager dei Green Day, ovvero il sosia cattivo di James Gandolfini ne “I Soprano”, è andato a far visita a tutte le radio italiane, ha puntato una pistola alla nuca dei direttori facendo a tutti una proposta che non potevano rifiutare.
Questa è la sola e unica spiegazione dei fatti accaduti quest’estate, e che in misura minore succedono ancora oggi.
Attorno al 20 di agosto, una canzonuccia pallosetta intitolata: “Oh Love” veniva trasmessa praticamente a radio unificate. Facendo radio-zapping, quella canzoncina-cosina, quel puppettoso insieme di notine, o stava iniziando su un canale, oppure era a metà sull’altro canale, o sennò stava finendo sull’altro canale ancora.
Ruotando al momento giusto la manopolina per cambiare frequenza sono sicuro che “Oh Love” potevi sentirla dall’inizio alla fine per tutto il giorno semplicemente passando da una radio all’altra.
Tutti insieme dai!
Far Away! Far Away Far Awaaaaayy!
Teste di cavallo nei letti.
E’ l’unica spiegazione.
Oppure tutti i direttori dei palinsesti si sono innamorati all’unisono di quel pezzo lì dei Green Day, Radio Maria compresa.
- No, niente rosario oggi! Oggi: “Oh Love”
Io amavo i Green Day. “Wake me up when september ends” è uno di quei brani che riesce a trasmettermi ancora qualcosa, e con “Basket Case” mi metto a saltellare.
Ora i Green Day saranno molto più ricchi di prima e sono contento per loro, però… Per colpa del sosia cattivo di James Gandolfini appena sento “Oh Love” mi vengono le convulsioni e faccio la schiuma.
Anche se non posso fare a meno di chiedermi:
Ma se un quarto della forza di persuasione che ha imposto un branuccio come “Oh Love” h24 su tutte le radio per un mese, fosse impiegata per i fumetti?
Qual è il prezzo da pagare per un servizio simile?
A parte la strage di cavalli, ovviamente.