A chi?
A Davide La Rosa e a Vanessa Cardinali.
Zombie Gay in Vaticano (abbreviato Zogiv) è stato il superbestseller della scorsa edizione di Lucca Comics. Tiratura esaurita e ristampa fatta al volo per dissetare gli assetati.
Il volume, autoprodotto, adesso lo puoi ordinare mandando una mail a questo indirizzo: [email protected]
Te lo portano a casa le suore ninja.
Zogiv mi è piaciuto un bel po’. E’ un fumetto denso di un umorismo verso il quale, per dirla come uno che ha studiato, provo un senso di affinità.
Davide, per chi non lo sapesse, domina internette con il suo blog Mulholland Dave, dove pubblica quotidianamente i suoi fumetti “disegnati male”.
Vanessa invece, dopo aver vinto il Lucca project contest nel 2008, bazzica tra il mercato francese e quello americano.
Da tre quarti d’ora sto pensando a una battuta sagace e intelligente con cui cominciare l’intervista. Non mi viene. Siccome che sei bravo, allora pensavo che potevi farne una tu e poi cominciamo.
D: Ed io che pensavo che manco sapessi che io stessi al Mondo… ora mi viene l’ansia da prestazione perchè mi hai detto che sono bravo a dire cose sagaci. Ora mi agito e comincio ad esprimermi come l’ex batterista dei Pooh.
Eccociqua.
Tutte le interviste che ho letto cominciano sempre con dei cenni biografici sull’intervistato.
Secondo te è importante?
D: Sono nato a Como il 23 Giugno del 1980. Sono un gran frustrato. Un giorno, spero un mercoledì, morirò… ho sempre sognato di morire di mercoledì.
V: Bè, magari qualcuno vuole saperlo, quindi:
29 anni, disegno da quando copiavo il Daitarn III dalla tv.
Ho studiato tutt’altro per gran parte della vita, fino al 2005 quando mi redimo e mi iscrivo alla
Scuola Internazione di Comics a Jesi. Vinco il Lucca Project Contest nel 2008 e da li pubblico un po’ qua e un po’ la, senza nessuna intenzione di smettere!
Inizio subito con tre domande cattive:
Hai un blog con dei fumetti “disegnati male”, che viene letto mediamente da più di duemila persone al giorno. Come ci si sente?
D: Fa piacere… proprio tanto piacere… ma c’è il rovescio della medaglia. Un sordido rovescio di una medaglia impomatata: nonostante le visite, per i canali ufficiali del mondo del fumetto, io non esisto. Mi sento molto come il primo Cristicchi: “Un panchinaro condannato allo Stand-by” (c’è gente che cita, coso, Jim Morrison e io cito Cristicchi… mi faccio pena da solo).
Quelli che fanno “fumetti disegnati bene” rosicano un po’?
D:Non rosicano per niente. Anzi. Non mi considerano neanche un po’ e secondo me ringraziano il loro Dio di non essere me. Di solito quando mi vedono alle fiere mi guardano dall’alto in basso con il sorrisino tipico di chi dice: “Oh, guarda, c’è quello che gioca a fare i fumetti”. Non tutti, eh, ci sono pure quelli che mi vogliono bene a cui piacciono le cose che faccio… ma diciamo che, di me, il mondo del fumetto, al 76%, se ne frega… Il motivo? Molti, soprattutto quelli del settore, considerano il fumetto solo se disegnato bene. Mentre il fumetto è un’amalgama tra disegno e testo. Uno deve essere funzionale all’altro. E poi, e qui parlo da sceneggiatore (o presunto tale), senza una buona storia il disegno è fine a se stesso (sono un fan della trama e dei messicani… ma in questo contesto solo della trama)… uno mi potrebbe dire: “Eh, hai scoperto l’acqua calda” sì, ok, è una cosa ovvia ma qualcuno lo dovrebbe fare capire a quegli editori che si ostinano a pubblicare un sacco di cose belle graficamente ma con delle storie orrende. Per molti il fumetto è solo disegno. E poi c’è da dire che io faccio fumetti comici (ci provo)… il fumetto comico, in Italia, è considerato di serie B (a parte Rat-man). Per gli editori italici la serie A è il fumetto intimista: centinaia di fumetti intimisti la maggioranza dei quali è tutti uguali l’uno con l’altro: storie tristi di gente triste con un passato triste che alla fine ce l’ha fatta perchè ha imparato come scrivere storie tristi.
Che rapporto hai con i tuoi lettori?
D: Sono grato in maniera smisurata ai miei lettori. Sono gentilissimi con me. Rispondo a tutti e li ringrazio sempre quando mi commentano (delle volte per questo mi prendono per scemo)… sono ringraziamenti sinceri. I miei lettori sono persone che usano minuti della loro vita per leggere ciò che faccio e commentare. Nessuno gli ridarà indietro quei minuti di vita… come potrei non essere riconoscente?
Come si arriva da Mulholland Dave al volume: Zombie Gay in Vaticano?
D: La cosa è così. Io volevo fare lo sceneggiatore ma nessuno voleva disegnare quello che scrivevo e così, nel Giugno 2005 incoraggiato da Emiliano Mattioli, decisi di aprire il blog e disegnare male (visto che non so disegnare) le storie che avevo in mente. Il problema è che una grossa percentuale di storie non la posso comunque fare perchè prevedono cose che non so fare: combattimenti, prospettive e, soprattutto, gente che si muove). Così alcuni fumetti li faccio disegnare da Vanessa (storie che ci vengono puntualmente scartate da tutti gli editori del pianeta… in virtù di ciò “Zombie gay in Vaticano” ce lo siamo autoprodotti).
V: Poi un giorno mi chiama Davide con una storia con gli zombie gay, suore ninja, alieni e robot messicani. Seriamente, chi avrebbe detto di no?
Come hai affrontato Zogiv?
V:In realtà con molta tranquillità. Era un po’ che non lavoravo a una storia “lunga” e avevo proprio bisogno di passare l’estate con qualcosa del genere con cui divertirmi!
Poi era anche la prima volta che mi cimentavo con una storia senza colore ma solo per il bianco e nero, quindi anche quella è stata una bella sfida.
Che posto occupa nel tuo curriculum editoriale?
V: Credo sia l’albo che ha venduto di più e in meno tempo!
Come è stato il passaggio da autore-che-fa-tutto-da-solo a sceneggiatore?
D: E’ stato bello perchè finalmente, come ho scritto nella risposta alla domanda precedente, ho fatto quello che ho sempre voluto fare: lo sceneggiatore. E’ anche liberatorio: ho potuto realizzare cose che prima non potevo fare… è stato come passare in un colpo solo dal dagherrotipo alla reflex.
Che tipo di sceneggiatura hai dato a Vanessa?
D: Io con le sceneggiature vado sul “Classico”: tavola per tavola; vignetta per vignetta. Ho lasciato comunque mooolta libertà a Vanessa nello stravolgere la tavola perchè lei ha un buona visione di insieme e sa come fare. Le ho dato solo due regole: evitare le freccette (quelle che indicano il senso di lettura nelle tavole montate male) e di rispettare la griglia in alcune scene dove la griglia stessa diventava parte della struttura della battuta.
V: Come dice lui, molto classica. Con la descrizione di quello che succedeva vignetta per vignetta.
Mentre per quanto riguarda la disposizione delle vignette e le inquadrature, mi piaceva fosse compito mio, e a lui andava bene.
Perchè hai usato spesso la soluzione grafica dello sfondo spalmato su più vignette?
V: È una soluzione che mi è sempre piaciuta molto, sia per “dilatare” il tempo e “fermare” di più le vignette interessate, sia per cercare di rendere meglio alcuni tempi comici….che in questo caso, era un po’ l’altra sfida nel fare questo albo con Davide: rendere, cioè, le sequenze divertenti anche se non disegnate male da lui, senza farmi troppo odiare da tutte le sue nutrite schiere di fan urlanti.
Spero di esserci riuscita!
Non ho fatto in tempo a prendere il volume a Lucca.
Ti aspettavi che andasse letteralmente a ruba?
D: Sinceramente no. La cosa da un lato mi ha fatto molto piacere. Da un altro mi ha spaventato mortalmente (ma sono vivo). Di quelli che lo hanno comprato c’è un buon 78,24% (circa) che lo ha preso perchè gli piaceva il titolo. Ok, ma se poi non gli piace la storia? Cioè, non è che il vendere tanto comporti automaticamente la bellezza di un prodotto… altrimenti, con questa logica, “Natale in Sud Africa” sarebbe un bel film. Per questo mi spaventa: ho bisogno di avere i feedback (o come si scrive… se scrivevo “Riscontri” facevo una più bella figura).
V: Assolutamente no. È stata un’inaspettata quanto felicissima sorpresa!
Inizialmente volevamo andarci solo con 300 copie, e ci sembravano già tantissime, poi ci è venuto qualche dubbio quando dopo 2 giorni dalla creazione dell’evento su fb avevamo già più di 200 confermati. Così alla fine, ne abbiamo stampate 840 e ci sono bastate solo per 3 giorni!
Se avessimo saputo che saremmo stati così presi d’assalto, saremmo andati a Lucca col camion!
Gli zombie sono creature viventi in quanto morti viventi?
D: Sì, tant’è che si chiamano “Non morti”… uno zombie è più o meno come uno in coma (o, se preferisci, come uno del pubblico presente nello studio di “Forum”)… la Chiesa Cattolica (non Rita dalla Chiesa) non può uccidere uno zombie perchè è come se uccidesse un malato terminale. La Chiesa rischia di essere distrutta per mano di un’orda zombie… la Chiesa è stata creata da uno zombie e rischia di finire per mano degli zombie. Che trip.
Zombie, preti, un nuovo Papa, il Gay Pride, Alieni, Suore Ninja, la Carrà, Romina Power e un biplano… Qualcuno direbbe subito: Postmoderno!
D: Dimentichi il robot messicano… Ci ho messo dentro parte delle cose che mi piacciono… Adoro le contaminazioni e gli incroci tra i generi. Avrei voluto avere più pagine a disposizione per sviluppare alcune cose. La cosa più difficile di questo fumetto era far capire che la storia era una critica verso il mondo del motociclismo… no, vabbè, si scherza, il motociclismo non viene trattato nel volume… la cosa più difficile è stata scrivere una storia in modo che si capisse che i buoni erano gli zombie (che nell’immagianario collettivo sono personaggi negativi).
Per quale motivo: Klaatu Barada Nikto è una frase tanto radicata nell’immaginario collettivo?
D: Perchè non vuol dire nulla. Tutti i tormentoni si basano su cose senza senza… e il successo dei tormentoni è basato su gente che va in giro con la maglietta con scritto “FLUUUORO”. E poi a me piace citare i film vetusti. Presto, Signor Sulu, ci porti alla prossima domanda.
Tutte le interviste che ho letto si concludono sempre chiedendo i progetti futuri dell’intervistato. Secondo te è importante?
D: Sto facendo un libro di 134 pagine (scritto e disegnato da me) per “Nicola Pesce Editore”… è la cosa più difficile che abbia fatto (dopo il Sudoku)… non tanto per la costruzione della storia ma per l’ansia di non riuscirci (ed è per questo che ci sto mettendo dieci volte di più del tempo necessario). Poi ci sono altri progetti che stanno marcendo nel cassetto… fra un po’ mi toccherà buttare via il comodino.
V: Non so se sia importante, comunque sono al lavoro su un nuovo progetto da presentare un po’ in giro ai francesi ad Angouleme a fine mese, con la speranza che parta.
E spero di passare la prossima estate al lavoro sul seguito di Zogiv!