Caro Tortosa…

Ho fatto in tempo a leggere tutta la discussione nata dal tuo status di Facebook, quello status che è girato, sta girando e girerà.

Sono riuscito a leggere i tre/quattrocento commenti, tuoi, dei tuoi amici e di quelli che ti criticavano prima che, il tuo avvocato, Alfano o qualcuno che ti vuole bene ti consigliasse, giustamente, di chiudere il tuo profilo perchè stavano per piovere motoseghe.
Non sono intervenuto sulla tua pagina perchè, credimi, sentivo il rumore del motore della motosega che si stava avviando.
Tortosa, non starò qui a dirti quello che ho provato e che provo dopo aver letto quello che avevi da dire. Del resto, come dici tu, sono una zecca di merda, certe cose non le posso capire.

Mi sarebbe piaciuto spiegare a te, o a quel tuo amico che l’ha detto sulla tua pagina di FB, che tra chi “ha messo Genova a ferro e fuoco”, e quanto è accaduto alla Diaz ci sono delle differenze. Morali. Operative. Legali. Non lo dico solo io, lo dice anche la corte di Strasburgo, noto centro sociale europeo pieno di zecche di merda come me.
Tortosa, ti parrà bizzarro, ma ho parecchi amici nelle forze dell’ordine. Alcuni di loro ricoprono dei ruoli un tantinello superiori al tuo. Altri rischiano la pelle tutti i giorni, facendo un lavoro che io non avrei mai il coraggio di fare. Non tiro in ballo quello che diceva Pasolini, ma una cosa è certa: le tue parole non sono un insulto verso di me, una zecca di merda, sono insulto verso tutti i tuoi colleghi che ogni giorno affrontano un lavoro duro, si sporcano le mani, rischiano la vita, rispettano la legge, mettendosi dalla parte di chi, come me per esempio, è distante da loro per ideali politici o la pensa in modo completamente diverso.
Perchè tu vesti una divisa per tutti, non soltanto in favore di chi ti sta più simpatico.
Tortosa, i “dico non dico” che vengono fuori dai tuoi post sono stucchevoli. Se sai qualcosa, sei hai visto qualcosa, se sei a conoscenza di qualcosa, il tuo dovere, da rappresentante della legge, è sporgere denuncia. Capisco anche che sia più facile spaccare la testa a delle persone che dormono.
C’è una cosa che proprio non riesco a capire, Tortosa mio. Il tuo atteggiamento è quello di una vittima. Vittima di non ho ben capito che cosa. Ti ricordo che a Genova tu hai vinto. A Genova la mia generazione ha perso. Non credo che nessuno ti abbia mai pisciato addosso in un corridoio di Bolzaneto, o ti abbia spaccato i denti a manganellate mentre eri incastrato dento un’aiuola e gridavi: Press! Prensa!
Nessuno ti ha mai accusato di omicidio, gridandoti: L’hai ucciso tu con il tuo sasso! Costringendoti a scappare perchè, in quel momento, ogni diritto civile che appartiene a uno stato democratico era stato sospeso.
Tu, e quelli come te, a Genova non solo avete vinto, ma vi siete anche divertiti parecchio.
La vostra vittoria, assoluta, totale, grandiosa e spettacolare è stata celebrata negli anni successivi.
Quindi Tortosa, non fare la vittima che sei un vincitore.
Hai un trofeo fatto di ossa rotte, denti, ragazzine che tremano, sangue sulle piastrelle, occhi gonfi, lividi, pozze di vomito negli angoli, cuoio capelluto sulle pareti, urla, diciottenni che chiedono pietà stando in ginocchio, pantaloni sporchi di merda e piscio perchè va a finire che te la fai addosso, madri in lacrime, camicie bianche intrise di sangue e paura. Tanta tanta tanta paura, Tortosa.
Quella che ti auguro di non provare mai in vita tua.
Questo è il tuo trofeo, Tortosa. L’hai esibito, ora devi essere pronto ad accettarne le conseguenze.

15 thoughts on “Caro Tortosa…

  1. Ha vinto, eppure il vittimismo non passerà mai.
    Ha vinto, eppure avrà paura tutta la vita.

    E’ questo che mi piace dei fascisti, che, Grazie a Dio, vivono di merda, sempre, fino all’ultimo respiro.

  2. D’accordo su tutta la linea, solo che usare Carlo Giuliani in apertura (che non è stato definito un boy scout da quelli che hanno sancito che alla Diaz fu tortura, quindi mettetevi d’accordo nell’utilizzo di questa o quella sentenza) è autogoal per certi versi. Ma per il resto non fa una piega. Io terrei fuori pure fascisti, zecche, gialli, verdi, blu: i coglioni stanno da tutte le parti e sono di tutti i colori. Si chiamano coglioni per un motivo, appunto, e fanno parte di un’unica grossa categoria trasversale

    1. C’é solo un problema. I coglioni dei centri sociali non sono pagati da noi per mantenere l’ordine.

  3. per me non hanno vinto. Quel giorno non ha vinto nessuno, hanno perso tutti. Per il resto concordo su tutto.

  4. Premessa: alla Diaz un gruppo di criminali vestiti da poliziotti torturò della gente mentre dormiva, e fin qui, in un mondo meno imperfetto, ci sarebbe poco da discutere. Ed è così che ho archiviato nella testa gli eventi della Diaz. Per meglio contestualizzare, avevo 14 anni nel 2001.

    Leggo con insistenza, qui e altrove, la frase “la mia generazione ha perso alla Diaz”, o simili costruzioni, senza però argomentazioni che mi aiutino a capire il perché. Per questa ragione vedo quelle costruzioni come nient’altro che “scimmiottamenti retorici” di un disco di Gaber uscito pochi mesi prima di quei fatti (ma Gaber si riferisce a una, due generazioni prima della tua, e due, tre prima della mia).

    In poche parole, non riesco a trovare il nesso di causa-effetto fra la tortura della Diaz e la situazione (miserabile) in cui versa la “nostra” generazione: per essere più precisi, la situazione della nostra generazione, che pure studio da diversi anni, mi è sempre apparsa spiegabile anche senza i fatti della Diaz, che forse hanno accelerato eventi già in moto da almeno un decennio (possiamo facilmente risalire a cause ben più distanti, ma Gaber può bastare).

    Tuttavia l’insistenza con la quale ritrovo in giro quella frase, anche da persone che seguo regolarmente, mi porta a chiedere a me stesso se non stia mancando qualcosa nel ragionamento, e per questo chiedo il tuo aiuto, se ti farà piacere darmelo.

    1. Aspè, io non ho detto “alla Diaz”, ho detto “a Genova”. Nel senso più ampio di quelle giornate.
      Comunque sì, hai ragione. Devo raccontarti dei pezzi. Però mi serve un po’ di tempo per mettere assieme tutto.

    2. La nostra generazione a Genova ha perso. Perchè di tutte le istanze, condivisibili e non, che il popolo no-global portava alla manifestazione contro il g8 non se n’è parlato allora, e non se n’è parlato mai più.

      Perchè tutto quello che è rimasto, di Genova, è la violenza. Violenza dei black block e violenza delle forze dell’ordine. A nessuno è importato quali fossero le nostre ragioni, nessuno ne ha parlato. La violenza ha sovrastato tutto.

      E perchè, tra l’altro, si è dimostrato che, in Italia, è possibile arrivare a livelli di sospensione della democrazia osceni senza che paghi nessuno. Nè i Tortosa, i celerini esecutori materiali del massacro nè i De Gennaro che del massacro furono mandanti. Il che, personalmente, lo trovo agghiacciante.

      1. Francesco, amico mio, abbiamo cose che ci uniscono (il football, il BloodBowl, gli anni di amicizia) e cose che ci dividono (prima di tutto l’idea politica, e poi la squadra NFL che tifiamo)… sono venuto su questa pagina solo perché l’hai linkata su FacciaLibro e trovo l’ennesimo posto schierato dalla tua posizione che dà contro al povero Fabio Tortosa, che io conosco da tanti anni e che apprezzo nella sua media delle uscite (appena si arrabbia tende a perdere il filo dei discorsi e a vagare un po’ nell’ira, come credo abbia fatto questa volta, ma sinché é calmo é persona piacevole con cui parlare e sempre disponibile).
        Lui alla Diaz c’é entrato, ma non ha picchiato nessuno (infatti nemmeno mai stato indagato)… però esserci entrato significa comunque coraggio, perché in quella Genova provare ad andare a dire a qualcuno di rispettare anche una sola minima regola significava rischiare la vita. Il suo scritto secondo me é semplicemente dovuto al ricordo, come quelli di qualunque soldato sopravvissuto in guerra.

        E a Genova avete perso forse voi, ma non io, perché per me ha vinto la gente educata rimasta a casa e non andata a distruggere una città e approfittarsi del clima di guerra. Addirittura ci sono stati criminali che hanno attentato alla vita dei poliziotti che non facevano nulla ma erano solo fermi dentro le macchine ferme… e pensa che ci sono stati pure dei matti che hanno provato a ergere ad eroe un criminale di tale risma, che ha fatto solo la fine che meritava, per me.

        Pensa essere un poliziotto a quei e dover andare a Genova in mezzo a quella gente… ci sta per forza le frasi del genere, come quelle dei vecchi che ricordano i tempi di guerra.

        1. Fulvio… che dirti?
          Ci sono così tanti errori di comunicazione nel tuo messaggio che basterebbe un piccolo troll di 15 anni per farti a pezzi e costringerti a scappare con la coda tra le gambe. Io non voglio infierire. A differenza di qualcuno non mi piace massacrare i più deboli. E tu, comunicativamente lo sei, altrimenti non avresti scritto quello che hai scritto. Mi limiterò a dirti che io e la Corte di Strasburgo la pensiamo in modo diverso dal tuo. Vedi tu come rapportarti con questo fatto.

        2. Fulvio, ti rispondo, perchè siamo amici. Non potresti essere più in errore. So che sei in buona fede, perchè ti conosco, ma ti sbagli.

          Ti sbagli nel merito di quello che è successo a Genova nel 2001, e ti sbagli anche nell’interpretare le conseguenze di quanto successo.

          Riguardo alla persona di Fabio Tortosa non posso dirti niente. Non lo conosco di persona, se non per quel poco che ho visto sulla sideline dei Marines, molto poco quindi. Posso dirti che non so cosa abbia fatto alla Diaz, e francamente nonostante trovi assolutamente inaccettabili le sue dichiarazioni degli ultimi giorni mi spiacerebbe se avesse a pagare lui come capro espiatorio di tutto quanto.

          Posso dirti però che:

          Andare a dire a qualcuno di rispettare anche solo una minima regola significava rischiare la vita. Mh, no. Il GSF avrebbe tanto gradito che ai black blocks venisse impedito di nuocere. Anche perchè, alla fine, gli schiaffi dai black blocks li ha presi il servizio d’ordine del corteo, non certo le forze dell’ordine che li han lasciato liberi di agire per due giorni, usandoli poi come scusa per massacrare il corteo pacifico. Mi sarebbe piaciuto che a rispettare le regole a Genova fossero stati per primi proprio quegli uomini che erano lì per difenderle, le regole. E invece, purtroppo, il comportamento delle forze dell’ordine in primis è stato lontano dal legale. Cominciando dagli infiltrati, continuando con i black block lasciati liberi di agire, passando per la notte di follia messicana e finendo con le prove a carico fabbricate per giustificare il massacro.

          A Genova hai perso anche te. Mi spiace dirtelo. Certo, magari ideologicamente sei vicino al fascistume che ha compiuto il massacro, ma quello che è passato da Genova è che non tutti hanno il diritto a esprimere le proprie idee. Un domani potresti essere tu.

          Di gente educata ce n’era nel corteo. Di gente educata ce n’era per le strade di Genova. Le forze dell’ordine non han guardato in faccia a nessuno. Vecchietto col giornale sottobraccio? PESTA! Coppia di genovesi col passeggino? MENA! Ragazze a braccetto che cantano? MANGANELLA! Black block che spaccano tutto? Quelli no, quelli lasciamoli fare. Pesta un po’ quei fricchettoni di merda laggiù in fondo! Questo è quello che è stato fatto a Genova dagli eroi delle forze dell’ordine.

          Quanto al “criminale che hanno attentato alla vita dei poliziotti che non facevano nulla”, bella parafrasi per dire Carlo Giuliani. Bene, io non voglio difendere Giuliani, ma credo che un po’ di contesto serva. Via Tolemaide è una via, larga una ventina di yarde grossomodo, dove stava avanzando il corteo. Da un lato c’è il terrapieno della ferrovia, dall’altro case. Da davanti le forze dell’ordine caricano di continuo. Il corteo è stretto, pressato e bombardato di lacrimogeni. Un gruppo di manifestanti in questo inferno scappa per un vicolo laterale arrivando in Piazza Alimonda. Un Defender dei carabinieri sgomma tra i manifestanti, il guidatore perde il controllo e si ferma da un lato. I manifestanti circondano il mezzo, i carabinieri lanciano l’estintore sui manifestanti. Perchè lo sapevi che l’estintore era l’estintore in dotazione al mezzo, che i carabinieri avevano tentato di tirare in testa a un ragazzo vero? Carlo Giuliani raccoglie l’estintore, Placanica lo ammazza. Questo non rende Giuliani un eroe, forse un martire non lo so, ma di sicuro i carabinieri non erano “fermi dentro macchine ferme”.

          Se poi secondo te, essere un poliziotto a Genova giustifica gli abusi, i soprusi e la sospensione dei diritti costituzionali di gente che tra l’altro con le violenze in piazza non c’entrava un cazzo, allora non so che dire. Dico solo che se Genova è stata una guerra è (principalmente) colpa delle forze dell’ordine. Non certo del Social Forum.

  5. Purtroppo non posso che essere totalmente d’accordo con Francesco Mariotti e il Fulvio sopra…che dire? Che la democrazia è una cosa seria, in fondo e i documenti ad oggi dicono, al di la del tifo fazioso, cosa è successo. Come sempre, occorrono anni sopra al clamore mediatico dei vincitori per affermare le cose, così come furono e nonostante ci vorrano anni, la verità è una e dice quel che è successo e non somiglia, nemmeno un po’. alla ricostruzione offensiva, cattiva e faziosa di Fulvio che infatti, non ha nome e cognome, non ci mette la faccia e fa massa. Come scrive Goethe nel Faust “Alla massa val bene una massa di roba, ognuno qualcosa per se’, la trova”.

  6. Diego la corte di Strasburgo ha spiegato pure che Giuliani era un criminale e che è morto perchè era un violento coglione. Anche strumentalizzare cose a cazzo è segno di debolezza comunicativa. Quindi tutta la pappardella su come è andata la questione Giuliani, per dire, se è sancita da una senteza, va bene tanto quanto la verità della Diaz (che grazie al cazzo). Relativamente alla questione che i coglioni dei centri sociali non pagati, mi sfugge quale sarebbe la differenza. Sempre di coglioni si tratta e il risultato non cambia. Again: di idioti e criminali è pieno il mondo, da tutte le parti, in tutti gli schieramenti. Alla Diaz sono entrati dei criminali. Altri criminali facevano casino in strada spaccando vetrine e facendo un bordello. Questi sono tutti dalla stessa parte, così come quelli che sono andati a manifestare pacificamente e come i tanti poliziotti che la gente l’hanno aiutata invece di prenderla a mazzate (ma questo nessuno lo dice). Con l’unica differenza che si, quelli pagati (criminali e non) lì ce li ha mandati qualcuno.

  7. Concordo con quanto scrivi, ma voglio solo puntualizzare che anche Giuliani fu una vittima innocente. Non sono mai stato un complottista. Ma troppe cose non tornano nell’omicidio di quel povero ragazzo.

  8. Ciao Diego, prima volta che ti scrivo perchè tocchi un argomento che mi sta molto a cuore (non è la prima volta, ma è la prima volta che scrivo)
    Visto che eri (sei?) molto appassionato di complotti e simili, e i tuoi articoli in materia non sono mai stati banali, ti chiedo:
    Tortosa ha parlato e dichiarato più volte che quando è entrato alla Diaz, ha visto gente in borghese che spaccava teste e la “macelleria messicana” era già stata fatta , da chi, non l’ha voluto dire.
    Cosa ne pensi?

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