La lettera del papà che non ha fatto fare i compiti al figlio è lo specchio dei tempi di merda in cui viviamo.

In questi giorni è diventata virale la letterina di un papà varesotto che comunicava ai docenti di non aver fatto fare i compiti estivi a suo figlio.
Pubblicata e rimbalzata in ogni dove, metti che te la sei persa, la puoi trovare cliccando qui.
A prima vista, come tutte le cose che diventano virali, sembra una cosina divertente. E come tutte le “cosine a prima vista divertenti”, il dito indice scatta in automatico, condividendo, mettendo like, viralizzando il contenuto.
Ti ricordi quando è successa una cosa simile?
No?
Eppure delle conseguenze di quel tipo di viralità si sta discutendo proprio in questi giorni.
La viralità del “bravoh” e delle vite che si spengono.
Quella lettera è dettata dello stesso tipo di bullismo individualista, è figlia dei tempi in cui viviamo, cresce e prende la sua forza dal tremendo abisso in cui è finita l’esistenza digitale degli individui.
Basta leggerla, con attenzione, per capire la matrice di un modus pensandi davvero pericoloso, che la rete alimenta e amplifica a dismisura. È diventata virale perchè ha trovato un terreno fertile, concimato con il relativismo e l’ignoranza.
Le parole non si usano a caso, anche quando si crede di usarle a caso.

Non starò qui ad analizzare il tono passivo-aggressivo e l’assoluta autoreferenzialità egoriferita che ti investe riga dopo riga.
Lascio perdere. Quello che conta è il distacco da un lavoro comune, la giustificazione individualista a non seguire le logiche di una comunità (la classe, la scuola) in virtù di esigenze personali, perchè io sono io, noi siamo noi. Noi i compiti non li facciamo, voi sì perchè siete parte di un branco dal quale noi ci distacchiamo.
Quelli che hanno fatto i compiti?
Dei coglioni. Cazzi loro.
Si perde, in maniera assoluta e violenta, l’importanza di fare parte di un gruppo per il quale valgono per tutti le stesse regole.
Da un punto di vista educativo e sociale questo è devastante. È lo stesso tipo di atteggiamento che mi porta a non pagare il biglietto dei mezzi pubblici, o a fottermene delle regole se quelle regole non si incastrano perfettamente con i miei desideri personali.
Svilisce, annulla, azzera il ruolo dell’autorità. Qualunque essa sia. Oggi sono gli insegnanti che ti assegnano un compito, domani? Domani cosa sarà?
Siamo di fronte alla negazione frontale e compiaciuta del riconoscimento di un establishment, qualunque esso sia.
Compiaciuta perchè prima di consegnare la letterina la fotografo, in modo che possa essere trasferita in Rete e venga diffusa. In Rete, dove oggi è tutto relativo, contestabile, dalla sfericità del pianeta Terra alla medicina tradizionale. Il tutto in una costante lotta percettivo/cognitiva contro ogni genere di forma di potere costituito, scienza compresa.
Il nocciolo è tutto qui. La lettera diventa virale perchè si infila nelle ferite ontiche che la diffusione delle Bufale hanno aperto nella nostra società, del grillinismo d’accatto, del disinfo-controinfo-stocazzinfo fuffologico dei siti su Altervista.
Ci sono dei passaggi, che è bene evidenziare per mettere in luce i significanti di una semantica socialmente pericolosa, ancor di più quando vengono usati in modo inconsapevole.
“insegnarli nozioni”
E no, ciccio. Le nozioni sono quelle che si trovano smanettando su Google, forti della propria laurea all’università della vita. Quello che si insegna a scuola non sono nozioni, si chiama percorso didattico.
“ho tre mesi per insegnargli a vivere”
Scuola e vita non sono elementi separati. Si intrecciano, sia negli affetti, sia nel proprio percorso culturale personale.
Nel favoloso mondo dei due torti che fanno una ragione, possiamo anche dire che la scuola è una merda, ma sono certo che la fuori ci siano degli insegnanti meravigliosi che, alla fine, quello che fanno è proprio insegnare a vivere, nel senso più cartesiano del termine, ovvero: insegnano a pensare.
“diversi docenti, psicologi e avvocati condividono il mio pensiero”
Quali?
Fonti?
Nomi?
Chiusura tipica della comunicazione Web da Bufala, patrimonio nazionale di questi tempi.
“avvocati”
All’appello mancavano solo loro. Sottintende una minaccia? Fa riferimento allo studente bocciato tre volte e al titanico ricorso al Tar?
“sono comunque”
La forma concessiva modale sta a dire che mi non mi devi rompere i coglioni, ma siccome sono buono, ti concedo il lusso di una mia eventuale risposta alle tue perplessità.
Ho fatto un giretto sulla pagina Facebook del genitore in questione. A parte la solita, ovvia vista le posizioni, simpatia per una certa forza politica, ho visto la condivisione a pioggia dei link ai quotidiani hanno diffuso la letterina.
Ma come? I media tradizionali, i giornali di regime, non erano il male assoluto al servizio dei potenti?
Ora, tirando le somme.
Può darsi che questo mio post scateni dibattito, nel caso in cui venga coinvolto il padre del ragazzo in questione io non gli risponderò.
Dopo vent’anni di presenza in Rete ho capito un unica cosa importante: l’inutilità del confronto.

517 thoughts on “La lettera del papà che non ha fatto fare i compiti al figlio è lo specchio dei tempi di merda in cui viviamo.

      1. Allora cambia mestiere. Sei pagato per fare quello che ti dice il Ministero. Si chiamano ordini, anche se voi di sinistra l’avete dimenticato.

        1. Non andare off topic. Cosa vuol dire “voi di sinistra l’avete dimenticato”? Cosa centra? Cui prodest? La prima affermazione mi faceva sperare che tu fossi intelligente. Invece sei tanto cialtrone quanto il padre del ragazzetto.

          1. Centra è la terza persona singolare del verbo centrare (colpire). La forma corretta è “c’entra”. Sono allibito!

        2. Quindi se il ministro dice che bisogna usare il frustino e punizioni corporee tu lo faresti? Se essere colti e intelligenti vuol dire rispondere sempre di si è obbedire senza mai cambiare pensiero o metodo allora voglo restare ignorante!

            1. I tre punti (…) prevedono che una frase continui: in teoria la maiuscola subito dopo, in questo caso, non è corretta. Si usa solo quando ci sono dei dialoghi e si va a capo. In ogni caso il punto alla fine della frase è d’obbligo. Chiaramente questo non sarebbe stato scritto se ci fosse stata un po’ più di umiltà da parte tua!

          1. “sempre di si è obbedire”… e senza accento… anche io ho fatto sempre i compiti a casa come Chiara 😀

              1. Si (con valore pronominale) così come nella frase di Chiara si scrive senza accento. Dico bene? Sì (avverbio di affermazione) o no? 🙂

        3. “Si chiamano ordini”!!?? Anche i generali delle SS parlavano in questo modo. Sono un informatico e so cosa vuol dire quel Padre. Da cosa è passato per arrivare alla deduzione che la scuola dovrebbe essere molto di più, e fermarsi dove non può, non riesce ad arrivare. A scuola non ero un granchè, pur avendo genitori hitleriani, e idem professori. Chiamiamola giovanile propensione all’anarchia. “Avrei potuto fare di più”, questa è stata la frase di qualsiasi persona che ho incontrato nel mondo della scuola. Alla fine me ne sono andato da ingegneria, richiesto da diverse società, aprendo la mia società, imparando per conto mio anche quelle basi che non avevo imparato così tanto bene. Insegnando a mia volta, a quei laureati che la pensavano come te, che non riuscivano ad affrontare il problema più semplice…perchè uniformati su soluzioni standard, disabituati a cercare le informazioni necessarie, disabituati a cercare alternative, senza metodo e capacità critiche. Dando per scontato che gli ordini vadano rispettati. Non è così: gli ordini vanno interpretati…se gli ebrei sono il problema, ammesso che siano veramente un problema e che i problemi siano significativi, magari c’è un’altra soluzione che sterminarli…e invece no, la vostra ortodossia ha prodotto anche questo…dal paese dell’ortodossia per eccellenza. Ovviamente è un’esagerazione. 🙂 Il padre ha il diritto di insegnare al proprio figlio quello in cui crede, e il professore di dare compiti che vengano svolti oppure no. Siamo nella società dei risultati, voti e attestati…il figlio ne pagherà le conseguenze, oppure saprà cavarsela…come chi è abituato ad arrangiarsi sarà capace di fare…come ne saranno già a conoscenza sia padre che figlio.

          1. Totale condivisione.
            Le eccellenze,così avare durante il percorso didattico,sono giunte e mi continuano ad arrivare nella vita.(Classe 39).

          2. nella tua azienda (o quel che è) gli ordini non vanno eseguiti, vanno “interpretati”? tu sei uno che ce l’ha fatta perché hai delle qualità personali, ma non puoi sostenere che il percorso che hai praticato possa essere per tutti senza incappare nella più stucchevole delle manifestazioni: l’autocelebrazione. il padre non ha il diritto di insegnare al figlio, ha il dovere. altra cosa, però, è pensare che talune strutture, debbano o possano essere considerate eludibili e/o conformabili secondo il nostro uso e modi di vedere. il parallelo col reich banalizza il tuo commento per altro condivisibile in più di un punto.

        4. I docenti sono pagati per insegnare ai ragazzi, non per eseguire gli ordini del ministero. E questo non è né di destra, né di sinistra (io voto centro destra), ma è semplice buon senso.
          Oltretutto non esiste nessuna disposizione ministeriale sui compiti estivi, è a discrezione del docente. È solo una questione culturale, dovuta alla credenza che serva tenersi “allenati” durante il periodo estivo altrimenti il cervello non si ricorda più come si studia, credenza ovviamente sbagliata come dimostrano molti studi scientifici, ma si sa che in Italia la scuola è indietro di 50 anni.
          Si studia minimo dai 6 ai 24 anni, in quasi 20 anni se uno studente sta qualche mese col cervello a riposo non succede proprio nulla, e comunque per tenere la mente allenata è possibile, anzi consigliato, alternare il cosiddetto apprendimento non formale, con il quale si può tenere la mente stimolata con attività alternative allo studio classico, cosa che aiuta fortemente la capacità della mente di variare ed adattarsi alle varie situazioni. Fondamentale in età adulta, quando il bambino avrà un lavoro.
          Forse questo docente dovrebbe cambiare mestiere, forse no. Sicuramente tu dovresti cambiare tono, perché parli senza sapere le cose, quindi la tua arroganza è altamente ingiustificata.

        5. Ma che discorsi sono??? “Sei pagato per fare quello che ti dice il ministero??” Ma cosa siamo robot? Ognuno è libero di avere la sua idea…lui ha solo espresso la sua non ha mica scritto che non assegna o compiti ai suoi alunni…prima di scrivere conta fino a 10.

      2. Anch’io pienamente d’accordo col padre … forse il pargolo ha imparato molto di più facendo una sana vita all’aria aperta, imparando a costruire la scrivania da sé con la supervisione amorevole del suo padre, e facendo elettronica e utili “lezioni di vita” …. glie lo auguro e spero di si!
        Trovo questa lettera ammirabilmente rispettosa e lucida (soprattutto per uno che dice di preferire la scuola della vita a quella delle aule)…. già il fatto di aversi preso la briga a scriverla per gli insegnati del figlio è un segno di rispetto e onestà… Poi a pensarci bene personalmente non mi ricordo d’aver dovuto fare compiti estivi…. invece anch’io lavoravo e viaggiavo con mio padre e imparavo cose utili del mondo… dopo l’estate era nuovo anno, nuove classi e nuovi insegnanti…
        Se il bimbo doveva fare gli esami di ricupero a fine estate forse un tale leggerezza non sarebbe giusto… ma questa “giustificazione individualista a non seguire le logiche di una comunità” che viene tanto condannata e schernita nell’articolo come un azione egoista fatta “in maniera assoluta e violenta” lo trovo invece una scelta coerente e ben soppesata … infatti il sig Marino Pettretti lo trovo assai simpatico, e non mi sembra una grave minaccia per la sacrosanta struttura salda della società… e se tale società ci toglie la facoltà di fare delle scelte individuali direi che è un bene che sgretoli per farne un’altra più a dimensione umana.
        Trovo molto meno sano l’atteggiamento meschino (e forse invidioso) di codesto Diego Cajelli, lo scrittore del articolo, che condanna le scelte libere di una persona che non conosce… e che lo copre di insulti e critiche, senza capire le vere motivazione delle sue azioni e poi (dulcis in fundo) da vero vigliacco si dichiara assolutamente non disposto ad un confronto o un dialogo con il padre del ragazzo, dicendo “dopo vent’anni di presenza in Rete ho capito l’inutilità del confronto”…. e quindi si chiude nella sua sacrosanta verità, in un falso mondo egoistico e autoreferenziale, condannando chi non la pensa come lui…
        ma facesse i cazzi suoi invece di romperli ai perfetti sconosciuti!
        (PS ma che c’entra la foto di Jason il mostro serial killer che esce dalla macchina? Sarebbe l’immagine delirante che Diego Cajelli s’è fatto dal padre del bimbo?)

        1. Secondo me, più che dal dibattito sull’utilità o meno dei compiti, questa polemica nasce dal fatto che in futuro questo ragazzo dovrà svolgere dei ‘compiti’ inutili per un datore di lavoro anziché per un insegnante. Così facendo il padre non gli sta insegnando la scuola della vita, ma solo una propria dannosa visione anticonformista. I compiti estivi, utili o meno, li abbiamo sempre fatti tutti e non mi sembra di aver subito gravi danni permanenti o lesioni celebrali per questo. Anzi. Già dalle media ho potuto imparare il rispetto delle scadenze e delle regole. L’arroganza con cui questo genitore sta dando la sua impronta al figlio, lo porterà probabilmente ad una frustrazione perenne nel lavoro futuro perché, ahimè, un insegnante guarda tuo padre con pena. Un capo ti rende disoccupato oppure raddoppia il lavoro solo per farti capire come gira il mondo; ossia che lui è il boss e tu esegui. E papino non potrà scrivere nessuna lettera giustificativa.

          1. Non ci sono solo dipendenti e studenti al mondo, c’è anche chi lo cambia. Responsabilizzare un bambino non è attività che si traduce in ‘fai i compiti perchè devi’ ma anche nell’intraprendere percorsi dettati da scelte ragionate. Tutti abbiamo imparato molto più fuori da scuola che dentro, chi più chi meno.

          2. Cara silvia senza dilungarmi troppo gli studenti migliori in occidente sono i finlandesi i quali hanno 3-4 ore di scuola al giorno non hanno o quasi nessun test attitudinale, hanno l’anno scolastico piú corto e non hanno nessun tipo di compito a casa. Non credo che fare compiti a casa sia deleterio ma é il metodo che andrebbe cambiato.

          3. No Silvia. Un datore di lavoro non ti lascia i compiti per le vacanze. E se lo fa va denunciato per sfruttamento. (“allora signora Silvia, ha due settimane di ferie, si riservi il tempo per risolvere la pratica 251 e prepare il meeting col signor Rossi”). Il padre non ha insegnato a non rispettare l’autorità, ma a metterla in questione. Il che è cosa buona e giusta.

            1. il che è una fesseria. un giorno questo ragazzo, abituato a trovare percorsi alternativi a quelli istituzionali, metterà in discussione anche suo padre e poi chiunque pretende da lui il rispetto di regole e convenzioni sociali se non gli aggradano.

              1. Condivido in pieno. L’autoreferenzialita’ di questo genitore che si pone al di sopra della scuola (“voi gli insegnate nozioni.io a vivere”) gli si rivolgera’ prima o poi contro. E non dovra’ dare la colpa alla societa’ ed allo Stato, come va di moda, ma solo a ses stesso.

            2. Sfruttamento? Addirittura. Non sono nei campi di cotone lo giuro. Il mio lavoro prevede reperibilità anche in vacanza e non per questo mi strappo i capelli. Anche se in due settimane rispondo a qualche telefonata non vuol dire che vengo sfruttata. Così come il suo fare i compiti non implica legarlo ad una sedia.

          4. Senza polemizzare tanto, perchè in estate svolgere più compiti ( quelli di vita “insegnati” dal padre e quelli dati dal docente) rimane cosi complicato? insegnare il rispetto dei ruoli (non degli …ordini che nella nostra tematica non c’entrano niente ) è preludio a una vita sociale attenta, serena e soddisfacente. Io dico estremizzando che anche i generali hanno pulito i “cessi ” l’ impegno, la “sofferenza” per la conoscenza fa gli uomini autorevoli e forti, per dire che chi vuole rispetto deve rispettare, per riconoscere ciò che è giusto o sbagliato deve conoscere e riconoscersi nelle regole. Il padre secondo il mio punto di vista poteva far rispettare le regole impartite dal docente in nome di una continuità educativa didattica, noi genitori o almeno alcuni di noi si arrogano invece il diritto di regolamentare ciò che non conoscono considerando i docenti degli “imbecilli” evitando invece di ribadire al figlio l’impegno preso verso la scuola , quello che si può definire il suo primo “lavoro” e stuzzicare cosi quell’attenzione sana da parte del figlio verso chi lo deve formare ed istruire, una persona più grande di lui (di età di esperienza e di conoscenza), di ruolo sociale e di cultura, meritevole di rispetto che nel gioco delle parti è determinante nella crescita del ragazzo.

            1. Credo che la sua sia l’analisi più logica; anche perchè non credo affatto che i compiti assegnati a casa avrebbero del tutto occupato ed oscurato il tempo che il padre ha trascorso col figlio. Entrambe le cose si possono fare senza grossi problemi.

          5. Silvia, sono assolutamente d’accordo con te! Se anche un bambino impiega qualche ora settimanale per svolgere i compiti estivi, non gli fa male, nel frattempo impara ad avere rispetto per l’insegnante e i compagni di classe. Cosa che dovrebbe imparere anche il padre

        2. Le scelte libere, personali, non vengono messe in discussione dall’Istituzione Scuola.

          Mi spiego.
          Le vacanze scolastiche durano la bellezza di tre mesi, durante i quali (giustamente) ogni ragazzo (ragazzino, bambino) ha il sacrosanto diritto di fare “esperienze di vita”. Penso ai centri estivi (parrocchiali e comunali) dove possono imparare a stare in compagnia e fare attività ricreative; penso al volontariato (ci sono un sacco di associazioni sul territorio italiano) che può insegnare loro quanto può essere costruttivo donare del tempo agli altri, e che sicuramente aiuta a crescere uomini consapevoli (nella migliore delle ipotesi); penso al divertimento all’aria aperta, che può diventare la vita di campagna (fatta di lavoro ma anche di piacevoli scoperte) così come una semplice camminata nei boschi.

          Tutte attività che DEVONO essere fatte, su questo siamo tutti d’accordo.

          Ma se il pupo in questione non impara che per vivere in mezzo alle persone ci vogliono delle regole, sono attività che lasciano il tempo che trovano.
          Il punto fondamentale è questo: una regola (valida per tutti) non mi piace, e quindi non la seguo.
          Mi dispiace, ma (per quanto io sia una sovversiva) quando si parla di relazioni le regole diventano fondamentali; ci vogliono nella vita di coppia, come nei gruppi autogestiti, come nelle associazioni. E anche nella scuola.

          Potremmo anche soffermarci a studiare il curioso caso per cui, in un epoca nella quale i genitori prendono sempre le difese dei figli, questi sono sempre più maleducati e ignoranti.
          E’ una delle conseguenze a cui il “non rispetto delle regole” porta.

          E oltretutto, dovremmo cominciare a pensare che gli insegnanti dei nostri figli (con le dovute eccezioni) sanno fare il loro lavoro.

            1. Aridanghete!
              La Finlandia.
              Ma hai presente il tipo di società civile che c’è da quelle parti?
              Prima impariamo a non mettere le auto in seconda fila e a comportarci, in genere, come il finlandese medio, poi, forse, possiamo parlare di compiti a casa.

                1. I compiti a casa non servono per tenere allenato il cervello. Servono per imparare la disciplina e la costanza. Atteggiamenti che permetteranno di superare i problemi sul lavoro e nella vita. Perché ce ne saranno. Molti.
                  I finlandesi, probabilmente, usano altri metodi o vivono in una società che insegna ai bambini queste qualità in altro modo. Non si può decontestualizzare il sistema scolastico dal resto. Per esempio: mettiamo anche i dati sull’ evasione fiscale. Mettiamo i dati sulla capacità di parlare l’inglese e il perché sono così bravi,…

          1. Pienamente d’accordo. Per fortuna qualcuno ha capito che le ferie di chi lavora non durano tre mesi, e che fare i compiti non significa rinunciare a riposarsi, divertirsi e imparare importanti lezioni dalla vita pratica; lezioni che vanno necessariamente accostate a quelle provenienti dalla scuola.

        3. Si vede che anche lei non ha fatto i compiti estivi visti gli errori grammaticali nel suo post. Può spiegarmi perchè quella di non rispettare una regola possa essere considerata una libera scelta? se poi il bambino prende 2 non si lamenterà, visto che per libera scelta non ha rispettato le regole? o magari si lamenta e grida al complotto?

        4. Cara Scimmia Libera: “glie lo” auguro, “aversi preso” la briga “a” scriverla, lo scrittore “del” articolo… mi fermo qui per carità di patria e aggiungo solo: si vede che lei non ha mai fatto i compiti e non solo quelli delle vacanze…

          1. “insegnarli nozioni” [cit. l’autore del post]. Lui si li ha fatti però. E l’uso della terza persona è veramente spocchioso, almeno on-line dai lascialo perdere

        5. “Aversi preso” … anche a te qualche lezione in più a scuola e meno bricolage d’estate t’avrebbe giovato non poco…

          1. Anche a te che sei pronto al giudizio dico: meglio cercare di approfondire e conoscere chi c’è al di là del proprio giudizio. Scimmia Libera è inglese. Direi che se la cava bene, nonostante il lassismo con i compiti delle vacanze

        6. “già il fatto di aversi preso la briga a scriverla”… È evidente che tu non abbia mai fatto i compiti estivi…

      3. Pienamente d’accordo col padre anch’io. I compiti estivi vanno aboliti. Io ho fatto tutte le scuole in Inghilterra e lì i compiti durante le vacanze non esistevano. Alle elementari, neanche i compiti a casa.

        1. Ho un’amica in inghilterra e i figli fanno un mese div acanza, non tre (13 settimane) come da noi. Un mese di vacanza è giusto. In tre mesi senza compiti dimenticherebbero molto. Non sono le 3-4 paginette al giorno del libro delle vacanze che non permettono di fare tante attività ed esperienze di vita. Quando i bambini capiscono che se si concentrano li fanno in un quarto d’ora mezz’ora e tutto il resto della giornata è libero hanno imparato ad organizzarsi il tempo.

          1. calma e gesso…fanno 1 mese di vacanze estive perché hanno più vacanze a primavera e in inverno e vanno a scuola 5 giorni alla settimana e non 6 come in quasi tutta italia

            1. vacanze distribuite è altra cosa rispetto a un vuoto di tre mesi consecutivi oltre, naturalmente, a quelle natalizie e pasquali che pure qui si fanno.

        2. Si ma le vancanze estive durano poco piu’ di in mese e mezzo non tre mese. e poi gli studenti anglosassoni seguono in buona parte corsi estivi (di Violino, di nuoto, di danza, di pittura)

      4. si cosi non perde tempo a verificarli e correggerli 😛
        ho fatto la scuola pubblica e noto che quelli che hanno meno voglia di fare di solito sono proprio gli insegnati e li vedi che danno minimo il 6 cosi non devono rompersi per fare il proprio lavoro

      5. Da studentessa universitaria, già laureata in una, se non LA, migliore università italiana, mi trovo pienamente d’accordo con il padre. Fare i compiti per aumentare lo spirito di gruppo? Per saper stare alle regole? Lo spirito da impiegato semmai! E, per essere chiara, lo spirito da impiegato del tipo “ho bisogno che tu mi dica anche come fare le fotocopie”, ma per carità, la scuola italiana a questo serve. Premiate lo spirito di iniziativa, cari docenti, o la prossima sarà una generazione di zombie. Complimenti ai, purtroppo pochi, professori ILLUMINATI che stimolano un interesse sincero per le materie scolastiche, non obbligando a settimane di compiti delle “vacanze”, ma proponendo piuttosto letture facoltative o approfondimenti: state pur certi che i ragazzi le preferirebbero ai compiti, con risultati nettamente migliori. (e intanto voi fate le vacanze, ed obbligate i genitori a stare con i figli a casa a fare i compiti, a questo punto fate un mese in più di scuola)
        ps: i compiti delle vacanze non li ho mai fatti, eppure avevo la media del 8.7 allo scientifico e sono entrata nel miglior 2% in competizioni mondiali per matematica e fisica. GRAZIE mamma che mi facevi sviluppare il cervello e non fare la pecora.

        1. tu hai raggiunto i risultati che esponi e vanti non “grazie a MAMMA” ma alla fortuna di essere nata con particolari e non comunissime doti. avrei voluto vedere quanto sarebbe valsa la “lungimiranza” di MAMMA (e i suoi mezzi. credo che oltre alla migliore università italiana ti abbia anche fatto frequentare le migliori scuole intermedie, oltre a palestre, estero ed altro) se al posto di avere te avesse avuto una figliola di mediocri capacità o, peggio ancora, un’idiota. e rispetta chi ha bisogno di esser detto anche come si fanno le fotocopie. forse non negli ambienti che frequenti, per meriti e possibilità, ma ci sono anche quelli.

          1. Se al posto di avere te avesse avuto una figliola di mediocri capacità o, peggio ancora, un’idiota. …? - Giovanni lei è un’ignorante non lo prenda come un insulto ma evitare di esprimersi a volte è una forma sufficentemente eloquente (scusi la ridondanza) di disappunto. Fosse il mio blog sarebbe ban, senza se e senza ma.

        1. Intendevo rispondere sopra. Comunque sono d’accordo con il padre del ragazzo. Fra l’altro alle elementari e alle medie oggi fanno più ore di scuola, più compiti a casa e sono più ignoranti della mia generazione. Perché?

      6. Sono docente anch’io e compiti ne do davvero pochi. Ma ritengo questa lettera un pugno nello stomaco.
        Si può discutere sull’utilità dei compiti, si puó lasciare spazio al confronto nei tempi e negli spazi opportuni.
        Ma il rispetto dei ruoli è fondamentale auando si lavora per un bene comune (=la formazione di un bambino/ragazzo in questo caso).
        Il genitore non puó prevaricare il docente nel suo lavoro. Questo, posto cosí, è un messaggio vomitevole e diseducativo.

      7. Ho 23 anni, sono al 5° anno di Medicina, ho sempre fatto i compiti.
        D’estate sono sempre andato in vacanza, ho sempre passato del tempo con i miei genitori, andando a camminare in montagna, andando in bici con mio padre. Ho sempre fatto sport, anche d’estate.
        Al liceo trovavo il tempo per fare l’animatore nei centri estivi. D’inverno suonavo uno strumento musicale e ho iniziato a fare volontariato a 16 anni.
        E ho sempre fatto i compiti.
        Mi sono diplomato con 100/100 studiando normalmente, avendo una ragazza, uscendo con gli amici e coltivando moltissimi interessi, dalla musica al teatro al volontariato allo sport.
        E ho sempre fatto i compiti.
        I compiti estivi li ho sempre fatto centellinandoli giorno per giorno. Un’ora e mezza dopo pranzo. Quasi tutti i giorni. Non é mai stato un problema.

        Ricordiamoci, che il sistema italiano funziona. Produce eccellenze riconosciute a livello mondiale.
        Gli Stati Uniti producono solo test a crocette.

        1. Condivido tutto tranne l’ultima frase. Ho studiato e lavorato negli Stati Uniti e ti assicuro che non e’ affatto tutto in test a crocette. Tutt’altro e faresti bene a documentarti.

      8. Chiudere un commento affermando che “Dopo vent’anni di presenza in Rete ho capito un unica cosa importante: l’inutilità del confronto.” non ha senso. Allora perchè scrivi, per immortalare le tue certezze sulla rete? La letterina del papà è una provocazione per far riflettere, e appunto confrontarsi. Ciò che io ho imparato da anni di presenza in Rete è l’inutilità delle diatribe bianco verso nero, il mondo per fortuna è pieno di tante sfumature!

      9. Si chiamano regole e vanno rispettate. Il problema non è se sono giuste o sbagliate, il problema è che se si insegna al figlio che le regole non si rispettano se non le si approvano, c’è il rischio che il figlio una volta cresciuto diventi un’arrivista che va contro ogni etica pur di soddisfare i propri interessi.

        Sa qual è la principale differenza tra noi e la Germania? La differenza è che in Italia le regole non si rispettano pensando pure di essere nel giusto, in Germania si rispettano perchè sono il patrimonio del vivere collettivo, ciò che consente alla comunità di crescere.

        Esisteranno sempre regole giuste e sbagliate, ma sono il collante della comunità.

    1. Diego, per quanto la tua analisi del testo sia condivisibile, personalmente non ci vedo nulla di così terrificante o di pericoloso per la società. Se si fosse limitato a giustificarlo per non aver svolto i compiti anziché gongolarsi di aver trovato (a suo dire) la formula vincente per crescere un figlio perfetto, avrebbe fatto una figura migliore. Tuttavia, credo che il modo più divertente e se possibile intelligente per chiudere per sempre la faccenda sia una seconda lettera scritta dal nonno che inizia più o meno così: “Buongiorno, sono Gennaro Peiretti, il padre di Marino e il nonno di Mattia. Come tutti gli anni, mio figlio scrive stronzate a causa mia perché non gli ho mai fatto svolgere i compiti estivi.”

      1. Ahah. Già me lo immagino come il nonno dei Simpson. Sarà perché a ben pensarci il padre in questione mi fa pensare a Homer e Mattia un futuro Bart.

    2. Non sono daccordo ne con la lettera, ne con il commento postato. Ci sono insegnanti che fanno il loro dovere e altri NO. Mi spiace. Ci sono insegnanti che amano essere MAESTRI ed altri che pensano allo stipendio. (giusto per carita, ma viene dopo, oppure cambiate mestiere) Quindi mi limito ad una conclusione: scuola e vita devono (DEVONO) devono viaggiare all’unisono, sono l’unisono, perchè ogni giorno vissuto a scuola o fuori dall’ambito scolastico E’ VITA. Quel genitore non ha capito nulla di ciò, ma contiene sottindende comunque tante verità pur non avendo nulla a che fare con la scuola. Cosi come l’estensore del post ha le sue ragioni che condivido, ma che non sono applicabili a TUTTI, perchè TROPPI non sono cosi corretti e onesti.

    3. I compiti estivi non sono obbligatorie, ma se ne fai un po aiutano di sicuro. Certo molte prof e maestri caricano troppo. Ci vuole la misura giusto. So da bambini del elementare che avevano 50 schede di matematica e 50 di Italiano, questo considero troppo….20 sarebbero bastate. Quello che mi dava sempre molto fastidio (ormai sono nonna)erano i compiti di natale e pasqua!!!!! Li si che non c’è bisogno di farle si tratta di ferie vere di 10 giorni ca.

    4. Certo, certo che sono pienamente d’accordo con questo padre.
      Non voglio polemizzare ed entrare nel merito dei programmi ministeriali, di come vengono svolti da chi e con quale preparazione perché generalizzerei e non mi sento di farlo.
      I compiti OBBLIGATORI?…. I compiti li reputo giusti per non perdere il ritmo, l’abitudine a leggere o “fare di conto” come diceva mio nonno.
      I compiti devono essere quel l’esercizio soft per far in modo che quello fatti sino al momento non vada perso per inattività.
      Chi come questo padre da un’insegnamento che tanti docenti non sanno dare neppure ai propri figli, direi è molto più avanti di tanti programmi ministeriali.
      Ricordo che anche dietro i compiti estivi c’è un business…
      Ho preannunciato che non voglio polemizzare e uscire dall’argomento…è forse meglio come ho sentito di quei ragazzi che finiscono il programma estivo nei primi 15 giorni e poi tutto nel cassetto?
      Lasciamo perdere….iniziamo a ragionare con la nostra testa e non con quella degli altri, magari insegniamo alla nostra progenie a non commettere gli errori che li porteranno ad essere delle pecore addomesticabili ed addomesticate come siamo diventati.
      Ho sentito termini come “Ordini”, “Dovere” ecc…. Non siamo in grado di giudicare che cosa.
      Dovere? Siamo sicuri?
      Ordini? Ma di che parliamo
      Forse non ci rendiamo conto che da anni non eleggiamo un presidente del consiglio ma c’è lo impongono…e parliamo di dovere e ordini?
      Complimenti trasmettiamo questo al nostro futuro.
      Scusate se queste cose mi alterano…e poi parliamo di toni minacciosi nella lettera!!!!!

      1. Davide, un solo appunto: il presidente del consiglio non viene MAI eletto. Non è mai stato eletto in 70 anni di esistenza della costituzione. Se devi trasmettere idiozie del genere ai tuoi figli, allora sì che c’è da preoccuparsi per il futuro.

      2. Non hai mai eletto un Presidente del Consiglio nella tua vita, se è questo il problema. E guarda che Educazione Civica era materia da scuole medie. Questa è la dimostrazione del fatto che un ripassino può essere utile.

    5. Pienamente in accordo con il padre!Avendo un attività mi rendo conto quanto i più bravi a scuola siano i meno adatti sul luogo di lavoro .

    6. Forse dovrebbe cambiare la metodologia nelle classi piu che accusare una persona che tenta di fare le veci dell educazione di suo figlio

    7. Ragazzi, leggendo i commenti mi sa che o voi o io abbiamo/ ho capito male il senso dell’articolo in questione. La questione, secondo me, non sono i compiti a casa né tantomeno la loro utilità nel periodo estivo. Il punto della questione (secondo me) è che l’atteggiamento del padre è il tipico atteggiamento di NOI italiani. Quell’atteggiamento che porta al “faccio ciò che credo perché penso sia giusto” che porta inevitabilmente al “mi faccio gli affari miei perché gli altri si fanno gli affari loro” che (secondo mio modestissimo parere) è uno degli atteggiamenti che ha portato e sta portando l’Italia allo sfascio. Con questo non voglio dire che apprezzo una scuola alla “another brick in the wall” e neppure che non bisogna far libero sfogo a ciò che si è davvero, ma , secondo me, il padre, agendo in questo modo, sta inculcando al figlio la stessa ideologia che piano piano porta al menefreghismo, alla supponenza e alla maleducazione. Mi permetto di fare un altro appunto, basato, ahimè, sull’analisi di ciò che si trova sui Facebook in risposta a qualsivoglia post che comprenda Napoli o luoghi del sud Italia: il padre in questione è di Varese, e va bene così, ma vi immaginate la marea di insulti e di commenti del tipo “è così che poi nasce L’ignoranza che porta i napoletani a fare di Napoli ciò che è ecc ecc”?? Forse mi sbaglio, forse sono malizioso, ma forse no…
      (Preciso di essere terrone 🙂 )

    8. Sono d’accordo con lei, mi sono molto arrabbiata leggendo quella lettera, le dirò di più mi era venuto un prurito alle mani … non si possono sentire simili.stoltaggini.

      1. oltretutto fare i compiti d’estate non significa certo non “aggiustare la scrivania” o poter fare tutte le altre cose che questo signore elenca. non si capisce quell’oretta di compiti, casomai a giorni alterni, quali danni poteva fare a ‘sto ragazzino.

    9. I compiti delle vacanze sono sempre esistiti e non è mai morto nessuno! Sono utili per non arrugginire le menti dei bambini. Chi si scoccia davvero dei compiti per le vacanze sono i genitori perché devono stare là ogni giorno a ricordare ai figli di farli e si devono sedere accanto a loro per aiutarli.

    10. Sono pienamente d’accordo anche io con il padre.
      Al di là dei toni con cui può aver scritto lalettera, il contenuto è a mio avviso meraviglioso.
      Se vedessimo tutti “d’amore si vive”, nell’intervista fatta al bambino è descritto in modo molto chiaro cosa pensano i bambini stessi della scuola.
      Vengono indottrinati ad eseguire, a fare, a rispettare loro… si sono mai chiesti gli insegnanti cosa pensano i bambini della scuola? … i tre mesi di vacanza lo sono per tutti… sono troppi i compiti che vengono dati. Risultato? I bambini perdono la motivazione! Le note?.. a furia di darle perdono di significato. I castighi? Stessa cosa. Questo perché viviamo in una società basata sulla punizione anziché sul riconoscimento dei punti forti di ciascuno di noi.
      Se fai male nota. Se fai bene è il tuo dovere… non è così scontato fare bene!

    1. Grazie perché hai scritto «perché» e non «perchè». Può sembrare un’osservazione fuori luogo, o un particolare senza importanza, ma forse non lo è, parlando di rispetto della cultura e delle regole sociali. La lingua è una delle prime regole sociali di un popolo; e s’impara proprio sottomettendosi alle regole sane che insegna la scuola.

      1. Queste sono le vere nozioni che servono nella vita. Ecco perché finché ci saranno scemi che riterranno un ‘ su una lettera importante padri così dovranno soltanto quintuplicare! Che pena!

        1. Ricordo che le “regole” le abbiamo create noi, e di solito la società si evolve molto più rapidamente del “diritto” che la accompagna. Grande Nader, con un colpetto di sarcasmo hai chiuso il discorso, per me… pena completa, provo serio imbarazzo per certi commenti all’articolo, frustrati. L’esempio portato da un altro utente poco sopra, riguardo l’imparare a fare le fotocopie, è quanto di più azzeccato ci potesse essere: una scuola con l’obiettivo di creare i dipendenti perfetti. Non pensare, esegui. Ahahaha

          1. cioé rispettare regole, relazioni, gerarchie è disdicevole? e qual’è l’alternativa mettere continuamente tutto in discussione? dal parcheggio, al posto al cinema o all’ospedale, agli incarichi di lavoro? esistesse una scuola capace di formare cittadini ( non certo dipendenti. questa è una infantile semplificazione) perfetti. e per perfetti non s’intenda certo supini al sistema, ma integrati e consapevoli dei diritti quanto dei doveri che una società può offrire. senza alcuna drammatizzazione il papà dissidente sta orgogliosamente lavorando per la formazione di un soggetto con probabili problemi di relazione con regole e autorità costituite. il progresso non è nell’anarchia, ma nella messa a punto di regole sempre più eque e avanzate per rendere più prospera e pacifica la convivenza tra i singoli e i gruppi che costituiscono le collettività.

  1. Caro Diego
    La tua reazione alla lettera del padre dell’alunno è lo specchio di merda di una società che se ne frega dei desideri di una famiglia
    La tua risposta è piena di retorica,condizionata da scontate supposizioni
    Cerca di avere rispetto per l’amore di questo padre per suo figlio,e quando scrivi cerca di essere originale e non scontato..pensi di essere superiore al padre di questo alunno?

      1. Scusi signor Diego. Si vada a stappare una gazzosa e farsi una sana fottuta.

        Cordialissimi saluti.
        Un laureando.

              1. certo che un dottore in italia non si nega a nessuno, ed essere quasi laureato non ti qualifica per le tue capacita’…tuttavia il tuo commento ti squalifica e definisce il tuo limitato contorno di coglione.

          1. Ma quanti imbecilli.Io sono peggio del padre del bambino che citate e sapete perché ho visto che gia’prima della mia laurea anche se tardi come scelta ho fatto formazione e ho dovuto dare lezioni a personaggi illustri su qualsiasi materia da sempre e sono stato sempre rispettato il che la laurea per me è voluta essere un obbligo nei confronti di chi l’ha presa ma esercita in modo improprio,come medici,avvocati, giudici,docenti ecc.ecc.ecc.purtroppo in questa Italia specialmente ,da persona che ha girato e lavora nel mondo c’è troppa gente che non serve ad un c…o è continua a parlare e criticare ed ecco le conseguenze che ne vengono fuori per il paese.Io personalmente son9 contrario anche ai compiti che possono definirsi esercitazioni per casa ma andate a lavorare sui campi che è meglio per tutti!!!!!!!!
            Ehhh (vaffanculo quando ci vuole ci vuole)…

            1. Spero che le lezioni che ha dato “a personaggi illustri” non siano di grammatica e che la laurea che ha preso (se l’ha presa davvero) non sia in lettere. Mi dispiace ma il suo messaggio è la conferma che i compiti delle vacanze servono eccome, soprattutto alle elementari. Certe lacune se non si colmano lì si portano dietro tutta la vita

          2. Ah Diegooo, torna sul pianeta terra, chi ti credi di essere? Sulla lettera sono d’accordo con te, ma poi ti comporti come quel padre, cogli l’occasione per buttarci in mezzo, a sproposito, beppe grillo, m5s, sottointendendo che tutti quelli che li votano sono dei coglioni creduloni..tu invece?un genio vero?diegozzilla, ma vai a cagare!

      2. Ma che problem hai???? Questi padre merita un premio! All’estero, in ogni scuola europea non si fanno i compiti durante le vacanze! Ma di che violenza parli? Hai sfogato in questo pezzo la tua frustrazione sculastica! M’I spiace per te! Tu hai fatto più bullismo di tutti trasformando un bel gesto in una cosa brutta. La morte della ragazza di cui parli non ti ha insegnato nulla???

    1. L’amore di un padre per un figlio si misura anche quando gli insegna il rispetto delle regole. E’ facile farsi amare quando si porta il pargolo a divertirsi in campeggio. Più difficile è farsi amare quando gli si insegna che determinati impegni vanno rispettati. Ed il rispetto delle regole è fondamentale per crescere in una società. Ognuno di noi non è un’isola.

      1. Condivido… ms sappiamo che oggi uscire dalle regole ‘fa figo’, specialmente toccando il tasto dei compiti chr tante famiglue odiano..si pensa di essere rivoluzionari e alternativi cavalcando i like postando certe letterine.. Oggi il vero rivoluzionario è chi cerca di insegnare ai figli che ci sono anche regole da rispettare, perché ormai sembra diventata la prassi il fregarsene di tutto e tutti, del tipo “io sono io… e voi non siete un…”.

      2. Mettere in discussione le regole non forma forse un cittadino democratico ecc. più di quanto lo farebbe l’accettazione supina delle regole del potere costituito?

        1. Esatto!
          Il magistrale libro “La banalità del male” di Hannah Arendt, racconta il processo a un burocrate SS che non aveva mai preso una pistola in mano, mai ucciso direttamente nessuno, ma “semplicemente” organizzava la macchina di deportazione a quelli che lui sapeva essere campi di sterminio. Per tutto il processo lui si è giustificato dicendo che lui seguiva solo le regole, stava facendo il suo dovere e cercava di farlo al meglio, e che lui non aveva assolutamente nulla contro gli ebrei. Quelle erano le regole, quelle erano le direttive di autorità che lui rispettava. Qualora gli avessero detto di organizzare la liberazione di tutti gli ebrei dai campi, lui avrebbe eseguito con lo stesso zelo. Mandarli a morire o salvarli, per un grigio burocrate che rispetta l’autorità e le regole, non cambia…
          Ecco, a me fa paura questa cultura delle regole che si sta affermando.
          Quello che a mio figlio insegnerei, se ne avessi uno, sarebbero valori di solidarietà, di umanità, di cooperazione, di sostegno ai più deboli, di giustizia sociale, non di cieco rispetto dell’autorità e delle regole, quali che esse siano. Gli insegnerei di filtrare costantemente ciò che gli viene detto e propinato, attraverso il filtro di quei valori e lo inviterei a infrangere le regole se non rispettano quei principi di solidarietà, giustizia sociale, equità, umanità.
          Non crescerei mai un figlio come un soldatino che dica Signor Si!

          1. magari insegnaglielo mentre fa i compiti che in 3 mesi di vacanza sono il minimo per permettergli di non scordare quello che ha appreso nei 9 precedenti. te lo dice un figlio di una insegnante che si mette le mani tra i capelli per i passi indietro dei suoi alunni dopo ogni vacanza perche’ i genitori non seguono i propri figli, e questo con la sua letterina e’ un mitomane. a me vedendo persone cosi lassez faire penso solo che non sono un danno per i propri figli ma anche per gli altri che hanno fatto il loro dovere estivo e si trovano allo stesso livello di giugno…grazie a sti idioti gli altri bimbi verranno rallentati con danni nel loro percorso didattico, nella qualita’ e nel livello dell-apprendimento. ma poi chi mai ha avuto un genitore non disoccupato che impartisse lezioni di vita h24 durante i mesi estivi? questa di sto genitore e’ stata una cosa ideologica e narcisistica, motivo per cui si e’ fatto bello condividendo la sua delirante trovata.

            1. Infatti vedo quanti laureati a pieni voti con curriculum scolastici perfetti siano tutti in fila per rendere il mondo un posto migliore è proprio di questo che ha bisogno la società bambini che sanno a memoria i passi della.divina commedia ma privi di qualunque valore, che dramma non poter rispettare il programma ministeriale.

            2. Sarà anche il figlio di un’insegnante, ma vedo che ha svariate carenza nella grammatica e nella sintassi elementare italiana (uso dell’apostrofo, utilizzo di abbreviazioni tipiche del parlato come ‘sto’ in luogo di ‘questo’).
              Studi lei prima di dire agli cosa devono fare.

          2. Certo insegnare a non fare qualcosa di spiacevole come i compiti o pagare le tasse, paragonato alla disobbedienza civile… Certo che bisogna avere la faccia come il culo a scrivere e pensare certe cose.
            Non stiamo parlando di un disertore che si è rifiutato di sparare su inermi, ma di un padre a cui non andava di obbligare il figlio a fare i compiti e che per delirio narcisistico ha voluto scrivere lui il temino su quanto è stato bravo a far questo e quest’altro. Come se agli insegnanti fregasse qualcosa del tavolo e delle passeggiate e del suo meraviglioso figlio.

            Se vuole rovinarselo, peggio per lui.

            1. Mica tanto peggio per lui, peggio per tutta la nostra società già parecchio malata.
              Crescere qualcuno nella convinzione che le regole siano aggirabili e’ un danno per tutti.
              Se qualcuno le trova stupide, libero di combatterle, ma dall’interno.

          3. Ma come si fa a mettere in una discussione sui compiti per le vacanze Adolf Eichmann? Si studia proprio per essere liberi, come si fa ad imparare a pensare con la propria testa se si è dei grandissimi ignoranti? Più ignoranti siamo, più sarà facile ingannarci. Se io avessi un figlio proverei ad insegnargli tante cose, tra cui certamente rientrerebbero i valori da lei citati, ma anche il concetto che, se vuole essere veramente libero, deve andare a scuola, fare i compiti e studiare bene!

            1. Concordo. Sui toni della lettera e di questa provocazione/critica, che trovo apparentati, non sosterei più del necessario. Mi chiedo comunque se non ci fossero modi alternativi di insegnare a un figlio il pensiero critico su quanto riceve a scuola e sui metodi di apprendimento. Per esempio, si può portare nei compiti delle vacanze quanto appreso per mezzo di esperienze alternative. Magari svolgendoli in modo alternativo, con un progetto di scienze o un tema in cui si descrive la fabbricazione della propria scrivania e delle emozioni provate. Si può essere innovativi e perché no, rivoluzionari, rispettando il limite della consegna. Viviamo in un mondo che ha dei confini che però possono assumere nuove forme. L’insegnamento del “tutto è possibile”, del “no limits” è sempre in bilico tra il vaneggiamento e l’anelito di libertà. L’equilibrio non è un indice di pochezza, ma una rete che ci evita lo sfracellamento al suolo. Con tutto il rispetto per Icaro, che mi sta simpatico. Personalmente, nell’impegno di dare il proprio originale contributo, pur dentro le regole, vedo un approccio più costante, meno sensazionalistico, che sarà d’ispirazione a molti. Sono modesta, non volo alto? Punti di vista.

              1. Sarebbe un mondo molto migliore, se tutti i genitori la pensassero come te. E nelle mie parole non c’è nessuna ironia.

          4. voglio tranquillizzarti. se è questo che ti fa piacere la società che si sta affermando è proprio quella della dissacrazione delle regole, guarda cosa accade in giro. ulteriore prova ne sia la bravata pubblica di questo padre che mentre aggiustava col figlio la scrivania e faceva passeggiate trovava, secondo suoi personalissimi studi e pareri di ignoti professionisti, disdicevole inserire, casomai a giorni alterni, qualche ora di studio. i casi esposti dalla arendt, o quelli degli odierni sgozzatori in nome di dio, sono avvenuti e avvengono in contesti di totale plagio e dominio e non sono certo comparabili a quanto richiesto nelle società, che con tutti i difetti che hanno, possono essere considerate libere e democratiche. prega perché si affermi una società di regole giuste e condivise che pur limitando o forzando qualche pretesa individuale, consentano una convivenza prospera e serena.

      3. Spero che anche lei diventi una madre che passerà volentieri tutta l’estate con suo figlio insegnandogli a costruirsi mobili da solo e a fargli coltivare la sua passione invece di sbatterlo tra spiaggia televisioni e compiti per le vacanze. Abbiamo in Italia una pessima scuola, lo chieda a tutti gli insegnanti, degni di essere chiamati tali (sempre meno) che conosce.

      4. Leggasi elettronica e programmazione … Una delle cose più utili creative e stimolanti attualmente in circolazione… Analfabeti funzionali alla ribalta!

      5. Chissà come mai io i compiti non li ho mai fatti nonostante i miei genitori mi dicevano di farli e non sono un criminale ne un irrispettoso delle regole della società ne un illetterato, il padre ha insegnato al figlio che il tempo è un bene prezioso e va speso bene, se un domani lo metteranno davanti a compiti che non desidera svolgere avrà la forza di cambiare lavoro invece di stare fino a 40 anni al MC Donald perché non ha spirito di iniziativa. È vero il padre ha messo dell’arroganza nelle sue parole ma saggezza nei suoi gesti. Si impara molto di più da una figura paterna che ti sta accanto e ti fa infrangere qualche regola piuttosto che da un genitore assente che ti impone di avere una media alta e diventare uno yesman. È sottostare a regole sbagliate senza far nulla per cambiarle il piu grande dei problemi del nostro paese.

      6. Verissimo. I genitori di oggi (non tutti, ma comunque sempre troppi) hanno scelto la strada facile per ottenere l’amore dei figli.

    2. Un padre che (da quel che dice) si ricorda di avere un figlio solo per tre mesi l’anno… tanto amore, davvero.

    3. Non ci sarebbe niente di male a pensare di essergli superiore.
      A mio modesto avviso, Diego avrebbe i suoi buoni motivi per farlo.

      P.S. I genitori dei bambini che hanno fatto il loro dovere, odiano i propri figli?

    4. Se avesse amore per il figlio, penserebbe a “insegnarli la vita” anche negli altri 9 mesi, non ti pare?

    5. Da un punto di vista tecnico i compiti delle vacanze servono a tenere in allenamento il cervello durante il periodo di riposo. Non so se avete mai fatto sport a livello agonistico, ma non esiste sportivo che si ferma completamente per settimane o mesi dopo una gara. Oltre a questo, il desiderio di una famiglia dovrebbe integrarsi nel sistema logico della società in cui risiede. Il desiderio di un padre dovrebbe essere sottoposto alle stesse regole, nei tempi e nei modi, a cui sono sottoposti gli altri elementi della società. Quel “io penso di saperne più di te” detto con titanica certezza fa ribrezzo. In questi giorni le cronache ci hanno riportato la triste fine che hanno fatto ragazze i cui genitori “pensavano di saperne più di loro”, riferito ai medici oncologi. Fate fare a ognuno il proprio mestiere. E piantatela di giustificare e fomentare i figli, magari memori di qualche maltrattamento da piccoli. Altrimenti si fa presto a degenerare e difendere il figlio che, in coca, sbanda e stira involontariamente qualcuno.

    6. Buongiorno, non sono solita commentare perché ritengo che ognuno è libero di pensarla come crede e soprattutto di educare i figli come ritiene più opportuno. Partendo da questo presupposto io spero sinceramente che il professore non abbia accettato la lettera del padre come “scusa” per non aver svolto i compiti. Ognuno è libero di fare come vuole ma le conseguenze devono essere uguali per tutti, finché in tutte le scuole si daranno i compiti i figli dovranno svolgerli indipendentemente se per i genitori sia giusto o sbagliato. Se devo dire la mia opinione è giusto avere dei compiti estivi avendo così tanti mesi di vacanza, ovviamente senza esagerare ma credo che mezz’ora al giorno dedicata allo studio non precluda nessun’altra bellissima attività che si può fare durante le vacanze.
      In conclusione trovo che sia assurdo che un genitore giustifichi il figlio in questo modo senza rispetto per tutti gli altri compagni di classe che hanno svolto i compiti.

  2. “Sponsorizzandolo”? Parliamone.
    “Ho solo tre mesi per insegnargli a vivere”: ed io che pensavo che genitori si fosse ogni giorno, non da giugno a settembre. Ma tuo figlio dove vive il resto dell´anno? In un collegio in Svizzera? Fammi indovinare: “lavoro tutto l´anno, non ho proprio tempo per lui”. Quindi senso di colpa. Quindi recuperiamo, magari tutto insieme, e ´fanculo la scuola ed il senso di responsabilitá. Tanto quando tornerá a scuola e gli avró incasinato la vita e fatto incazzare tutte le sue maestre, sono giá tornato al lavoro e ciaone.

      1. Tipico dello sborone pieno di soldi… chissà se la sponsorizzazione del figlio l’ha messa in bilancio.

    1. Durante la scuola i ragazzi sono impegnati tutto il giorno, mattina lezioni, pomeriggio doposcuola magari praticano attività sportive tornano a casa alle sette cenano alle nove a letto a parte che anche il genitore lavora per mantenere la famiglia invita e agli studi in quale tempo dovrebbe insegnare qualcosa al figlio? Tra il primo e il dessert? Qui tutti fortini a lanciare critiche ma ad accendere il cervello se ne vedono pochi si vede proprio che facevate i compiti delle vacanze…

      1. sì certo seduti insieme a cena ci sono tante cose da imparare. Ad arrivare quando si è chiamati, a stare seduti, ad ascoltarsi, e a condividere eventi e pensieri.

      2. Certo, i bambini di oggi hanno una agenda fitta di impegni. E diventano degli adulti con una agenda fitta di impegni. Adulti che al minimo incidente di vita (se non addirittura alla vecchiaia) si trovano improvvisamente senza la loro agenda di cose da fare e scoprono che la loro agenda fitta di impegni é stata costruita da una societá che li teneva impegnati, ma non felici.
        La soluzione é riflettere su come societá e scuola struttura la vita dei bambini ogni giorno, non insegnare ai figli ad evadere le responsabilitá all´impegno scolastico. Non vuoi questa vita per tuo figlio? Benissimo. Ma il cambiamento lo costruisci ogni giorno e protesti attivamente con chi di dovere per cambiare le cose. Non lanci un messaggio mediatico dicendo “non mi piace come la societá ruba il tempo a mio figlio, per cui per protesta io faccio di testa mia”.

      3. Io e i mei compagni di scuola, 20 anni fa ormai, i compiti per le vacanze li facevamo, con poca voglia, ma li facevamo. Non é mai morto nessuno. Penso che sia importante studiare e continuare a farlo anche nelle ferie, tre mesi sono abbastanza per dimenticare buona parte di quello che si sta imparando a quell’etá. Non ha niente a che vedere con partiti politici ecc, qualsiasi cosa si apprenda, ha bisogno di studio e pratica. E chi l’ha detto che non si puó studiare un’ora al giorno d’estate e divertirsi con amici e genitori, viaggiare, giocare, imparare cose nuove? I compiti per le vacanze non sono stupidi ordini, sono esercizi di matematica, ortografia, lingue straniere, geografia, storia, arte….chiunque, soprattutto un artista si confronta con un’infinitá di informazioni che ha necessitá di studiare, per interesse e per curiositá. Magari a questo bambino non dispiaceva nemmeno fare i compiti.
        Onestamente mi sembra che tra queste risposte ci siano quelli che devono per forza avere sempre ragione, e ottusamente se uno dice bianco, l’altro dice nero, senza nemmeno pensare.

  3. rubare la liberta’ di un uomo di far fare cio’ che vuole d’estate al proprio figlio. Come i ladri che lei, almeno a parole, sembra sostenere

    1. Ma allora perché non pretendere la libertà di fare quello che si vuole ogni pomeriggio? O anche le mattine? Se si iscrive il figlio a scuola (se no c’è l’home schooling) se ne accettano le regole.
      Peraltro sarei curioso di sapere che lavoro fa questo padre che per 3 mesi fa vacanza…

    2. rubare la libertà??? manco dovesse unificare la teoria quantistica e la relatività sto povero figlio, deve solo fare i compiti delle vacanze santo dio… mezzoretta al giorno nel peggiore dei casi…

  4. Ciao, io non condivido la tua analisi. Certo, mettere in questa posizione tuo figlio, se non lo educhi correttamente, lo porterà a pensare che può fregarsene di quello che gli viene richiesto e di sentirsi superiore rispetto a quanti invece si attengono alle consegne che viene loro richiesto di eseguire; dall’altra parte però devi riconoscere che il sistema pedagogico dei compiti a casa è una stronzata colossale. I bambini di oggi sono sottoposti ad una pressione a scuola allucinante e questa pressione non si realizza in una maggiore conoscenza o nell’assimilazione di un metodo per sviluppare un atteggiamento critico rispetto ad essa, è solamente un’azione meccanica che non porta a molto. Voglio dire, se il sistema in Italia va avanti così da anni e il risultato è una massa di decerebrati che non sanno distinguere una bufala da un fatto ma leggono ed eseguono acriticamente tutto quello che viene loro passato, non è che qualcosa debba cambiare? I miei genitori sono entrambi insegnanti (di educazione fisica quindi, come il 98% dei genitori penserà, non servono a niente) ma da 40 anni vanno ripetendo che la scuola non cambierà, che se un cambiamento avverrà non sarà perché dal suo interno si creerà un movimento abbastanza forte da consentire il rinnovo. Per cui sì, magari il padre di questo è un vegan-5stelle e ‘sticazzi (presumo questo da quanto scrivi) ma non giudico la sua azione come scellerata. Sono contenta per questo bambino perché se non altro si gode le estati e qualcuno alimenta la sua curiosità. Mia zia invece costringeva a malincuore quella poveretta di mia cugina a fare tutti i compiti scritti nonostante sia dislessica, perché gli insegnanti non si volevano sentir dire che recepire una circolare ministeriale non era darle un vantaggio rispetto agli altri bambini per cui, insomma, vaffanculo ai compiti…

    1. Non so se sono d’accordo con lei o con l’autore, ma mi sento di condividere una riflessione: il pensiero facilone “il sistema mi insegna nozioni vuote, mentre io nel mio garage/giardino imparo la vitavvera” produce mostri come i vari inventori dei motori ad acqua, delle macchine a moto perpetuo, dei generatori magnetici rotativi. Il messaggio che viene fuori da quell’atteggiamento è che il dilettante sarà sempre migliore del professionista, che il “diverso” sarà sempre e comunque meglio, che lo studio non serve a niente, che le regole vanno rispettate fintanto che mi vanno bene.

    2. Mah…d’accordo fino a un certo punto. Se penso che negli USA Trump potrebbe diventare Presidente, mi sale l’orgoglio di essere italiano….

    3. Non so quanti anni tu abbia, ma è stata proprio quella scuola “nozionistica” che mi ha permesso di laurearmi in ingegneria con il massimo dei voti. Come avrei fatto a studiare su libri in inglese, francese e tedesco se i miei professori non mi avessero fatto studiare migliaia di vocaboli? E poi, scusa, ma i miei tre figli si stupiscono ancora di tutte le cose che so è che ho imparato a scuola anche in campo umanistico. E so perfettamente cosa devono studiare bambini e ragazzi sui banchi di scuola, visto che ne ho due alle superiori ed una alle medie. Ti assicuro che non c’è nessuna pressione allucinante…anzi, ogni tanto penso che potrebbero gli insegnanti Dovrebbero chiedere di più. Io voglio che i miei figli sappiano cosa vuol dire impegnarsi per raggiungere un obiettivo e che rispettino gli altri, insegnanti in primis. I decerebrati di cui parli probabilmente sono quelli che in estate (e durante l’anno) avevano dei genitori che permettevano loro di fregarsene della scuola. Il vero problema non è la scuola, sono i genitori!

      1. Le persone si impegnano a raggiungere un obiettivo quando sono spronare a farlo e la cosa gli interessa se l obiettivo è noioso come il mero apprendimento di dati senza uno sviluppo di una coscienza critica a cosa serve? Vorrei ricordare che fino a 50 anni fa cerano le suore e se non facevi come volevano erano bacchettate. I compiti li facevano tutti e oggi la nostra società si rispecchia nella defilippi nella D’Urso il grande fratello e l isola dei famosi ecc…. Siam proprio sicuri che sia servito fare i compiti delle vacanze ??

      2. Wow!! Esiste qualcuno migliore di te? No, non credo! …poi non lamentarti se finita l’università i tuoi figli non vorranno neanche più sentire il tuo nome. Come al solito la verità (per me) sta nel mezzo, che a quanto pare è impossibile da trovare in questo sito. Solo bianco o nero, come già ripetuto più volte da qualcuno. Utenza tremenda, sparisco per la vostra gioia.

    4. Pressione allucinante? Cioè? Anche i miei genitori sono insegnanti e testimoni di quanto il livello d’istruzione si abbassi anno dopo anno. E la colpa non è della didattica (che è rimasta sempre la stessa) ma della società italiana, dove essere promossi ormai è un diritto. Perché non viene bocciato più nessuno alle scuole elementari, se non ragazzi con disturbi o evidenti handicap? Sono tutti dei geni? Facendo così il livello si abbassa. Gli insegnanti della scuola non vengono più controllati, il ministero non manda più gli ispettori nelle scuole se non in situazioni particolari. Gli insegnanti non sono stimolati, non rendono, ed i genitori sono convinti che il loro figlio sia migliore del mondo, quindi se viene bocciato tirano su un casino (“non vale la pena, meglio promuoverli” pensano gli insegnanti). Non sei d’accordo con il sistema? Pensi che sia sbagliato? Bene! Dimostralo ed impegnati per cambiarlo. Troppo facile infrangere le regole. Magari il tuo pensiero è giusto ma passi dalla parte del torto.

      1. Federico, spesso per cambiare il sistema bisogna infrangere le regole. Non lo si cambia uniformandosi e piegandosi… tutti i diritti che i nostri nonni, padri e madri hanno conquistato e che noi abbiamo dato così per scontato che ce li stiamo facendo scippare sotto il naso senza neanche reagire, sono stati conquistati forzando le regole.
        Il diritto allo sciopero che è stato poi sancito dalla nostra Costituzione - e che ora stanno nuovamente mettendo il discussione, al punto da stirare sotto con un camion un lavoratore in sciopero come successo ieri notte - è stato conquistato facendo sciopero, quando questo non era concesso… si sono infrante le regole, si è disobbedito all’autorità dei padroni, si sono affrontate le repressioni delle guardie, perché solo così si poteva arrivare alla conquista dei diritti dei lavoratori.
        Tu scrivi che così “passi dalla parte del torto”, ma io ti dico che preferisco avere torto, ma essere una donna e cittadina libera, rivendicare diritti di giustizia sociale e non crescere un figlio che sappia discerne il giusto dallo sbagliato, il bene dal male e che sappia dire no di fronte al male e allo sbagliato.

  5. la stessa autoreferenzialità che ti permette di spalare merda sulle scelte altrui, giuste o sbagliate che siano.
    Scelte in cui tu conti come un gran ballon nel deserto dei Gobi.

  6. Dovere morale saltare le porcherie che vengono propinate. Poveri bambini vengono trattati come sacchi di patate da riempire di sterile nozionismo. Lo scopo ę renderli docili cittadini abituati solo a sgobbare e servire i potenti. Il sistema scolastico uccide l intelligenza e l anima dei nostri futuri uomini.

      1. Magari se la smetteste di andare solo a caccia di accenti e apostrofi e vi concentraste sui concetti ci sarebbero meno commenti inutili

      2. A te che sei così sensibile agli apostrofi e agli accenti, quando si termina una proposizione, non ci va il punto? Ma che cazzo di commento è?

    1. 190 minuti di applausi! A scuola ero l’unico ad avere 4 in musica, ora sono l’unico di tutti i miei coetanei ad essere un affermato musicista. Grazie alla scuola la odiavo! È la facevo per conto mio, non volevo piegarmi alle nozioni. Poi stare seduti 5 ore nel momento in cui sprizzi vitalità da ogni poro per me era una vera violenza. Alla fine, solo teoria. Ringrazio ancora il professore della superiori che disse a mia madre (che si lamentava perché facevo il minimo ondispensabile) “signora lo lasci fare, le cose vere le imparerà fuori dalla scuola. Infatti insegnavo danza, musica, facevo ricerca sul campo, collaboravo con musicologi, viaggiavo, tenevo conferenze, ero indipendente economicamente.

  7. Come ogni anno… Recidivo, dunque.
    Andiamo avanti.
    Lui “sponsorizza” il figlio: significato? Mi è oscuro.
    Tre mesi per insegnargli a vivere: negli altri nove, questo padre scompare dall’esistenza del figlio?
    Nozioni: per carità se tanto mi dà tanto, questo signore non ha mai letto un Piano dell’Offerta Formativa (il documento-chiave di ciascun Istituto scolastico).
    Il tono aggressivo, compiaciuto (io sono io e voi non siete un c****, come diceva il Marchese del Grillo) e la scelta delle parole usate denotano un individuo con il quale non vorrei avere niente a che fare.

  8. Il dovere è scomodo, prude e stringe sempre sulla punta.
    Scegliere quello che più ci aggrada invece è comodo e poi è di moda, lo si trova in tutte le tinte.
    E la società la smetta di sentirsi autorizzata ad assegnare dei doveri, lei esiste solo per garantire diritti.

  9. Mi pare si sia fatto un moralismo esagerato su questa lettera, non credo c’entri molto il paragone con la mancanza di rispetto di piccole regole come il biglietto sui mezzi pubblici. Oggi va tanto di moda fare scandali su queste cose, indignarsi per ogni piccolo comportamento non conforme alle regole.
    Questa lettera non c’entra nulla, mi pare un gesto di auto esaltazione di questo signore che ha la pretesa di dire: quello che gli insegno io è assai più utile dei vostri compiti.
    Ora, puoi anche non essere d’accordo con la modalità dei compiti delle vacanze (io stesso non lo sono mai stato) ma se te l’hanno dati li devi fare…
    Insomma, di matti ce ne stanno tanti ma tutta questa retorica non la capisco.

    1. Ma vedi Angelino, il fatto che la lettera sia, come da tua definizione, “un gesto di auto esaltazione di questo signore che ha la pretesa di dire: quello che gli insegno io è assai più utile dei vostri compiti.” ne fa esattamente quello che dice Diego: un totale ignorare il fatto che esistono REGOLE, che vanno seguite a prescindere dal fatto che le si ritenga utili o meno.

  10. Magari lo stesso tempo lo dedica a leggere testi di sua scelta. Se alla fine dell’anno otterrà buoni voti e dimostrerà di avere imparato quanto gli altri, è cosi’ importante imporgli il come, stargli addosso sul quante pagine quando? Dopo che hai imposto delle regole, a chi giovano a parte te? Ci sono ragazzi che non hanno bisogno di fare i compiti e preferiscono imparare da soli, esplorare, lasciarsi guidare dalla curiosità. Spesso sono i migliori. Pennac è stato scoperto come romanziere per la qualità delle scuse che si inventava per non aver fatto i compiti. Al contrario delle tasse, i compiti non sono un dovere in sè, sono finalizzati al raggiungimento di un risultato che può benissimo essere raggiunto anche senza compiti. Un altro scrittore di successo (Nicholas Taleb) divorava montagne di libri tranne quelli che gli venivano assegnati da leggere. Il mondo è bello perché è vario e vale la pena di rimanere concentrati sullo scopo finale, non sui dettagli del come. Per finire, un ragazzo che si presenta a scuola senza aver fatto i compiti già sa che avrà addosso il doppio della pressione perché i professori non vedranno l’ora di potergli dire ‘te l’avevo detto che dovevi fare i compiti’, e quella sana pressione lo farà studiare più e meglio degli altri, senza flessioni di rendimento, garantito.

    1. Non fa una piega nemmeno il tuo di ragionamento. Ma prova a pensare se tutti decidessero che i compiti sono inutili costrizioni della libertà personale e mortificano le naturali propensioni dello studente. Giacomo decide che anche i compiti in classe sono uno stress inutile, finalizzato a misurare dell’inutile nozionismo e il suo papà firmerà una lettera per comunicare che la sua preparazione non deve essere misurata con metodi da regime. Così Martina, Francesca, Claudio: non sono per niente bravi in francese e rischiano il debito anche quest’anno …tentar non nuoce quindi…(non so se esistano ancora i debiti formativi a dire il vero..) . Ma anche stare seduti ore al banco è una costrizione e mortifica la libertà dei movimenti! Così la mamma di Gianrico scrive una letterina alla professoressa di chimica dicendo che suo figlio starà in aula solo quando riterrà interessanti gli argomenti spiegati, quelli a lui più congeniali. Magari anche Elisabetta e Flavio decideranno di volersi alzare durante la lezione. Ornella invece detesta matematica. E’ contraria alle sue attitudini e mamma Gianna le scriverà una lettera perché possa saltare queste lezioni. In fondo sopravviverà anche senza conoscere i logaritmi e forse sarà anche più felice. Giorgina, che ha i genitori di buon senso, non riesce ad ottenere le giustificazioni, quindi, vedendo che i suoi compagni fanno un po’ quel cazzo che je pare, se le firma da sola. Così in terza B tutti sono felici e fannoscuola di vita, tipo al parco, a raccogliere i mirtilli o a limonare sotto il glicine.

        1. E che bella rivoluzione sarebbe mai? Il relativismo portato all’estremo, quindi una situazione in cui chiunque fa solo quello che gli pare senza rispettare l’altrui autorevolezza o alcun patto collettivo, produce caos e regresso, non illudiamoci del contrario. La società sta in piedi perché ha delle regole e dei meccanismi collettivi, e perché si riconosce un ruolo a chi è professionista. Mi risulta che i compiti delle vacanze non abbiano mai ucciso nessuno, e che un genitore sia tipicamente in grado di seguire il proprio figlio quel tanto che basta da fargli fare i compiti e godersi anche - per la maggior parte del tempo - le sacrosante vacanze, così insegnandogli l’equilibrio tra doveri e piaceri. Basta aver voglia di farlo, però. E forse è un po’ qui che casca l’asino, ma non si ha il coraggio di ammetterlo.

        2. …o nasce l’anarchia piu totale dove ognuno fa quello che gli pare o che gli è piú congeniale…non sono sicuro che sia esattamente il risultato che “il buon genitore” che insegna “la vera vita” al figlio(quello della letterina) vorrebbe appunto insegnare…

          Una società senza regole é destinata a crollare su se stessa…anche facendo rivoluzioni…e in ogni caso,anche per fare la rivoluzione ci vogliono regole

        3. Ah sì? «È così che nascono le rivoluzioni»? A quale rivoluzione stai pensando? Non a quella francese o a quella americana, evidentemente; tantomeno a quella russa. A quale rivoluzione stai pensando, di grazia?

    2. Pennac è un professore di lettere di liceo. Come minimo è laureato. Se anche come racconta, da ragazzino ha avuto le sue difficoltà, poi evidentemente le ha superate e ha studiato.
      Ci sono casi di persone che NONOSTANTE non studiano e non facciano i compiti riescono bene nella vita, ma quanti diventano scrittori e quanti invece consegnano le pizze?

  11. “Le nozioni sono quelle che si trovano smanettando su Google, forti della propria laurea all’università della vita.” Meraviglioso, grazie.
    Tuttavia sono convinta che questa famiglia abbia delle oggettive difficoltà per riuscire ad oberarsi l’estate con le tre bischerate descritte.

  12. Fino alla penultima riga non riuscivo a capire cosa spingesse l ‘autore a scrivere siffatte stronzate psyco-socialiste alla 1984 di orwelliana memoria. Poi ho capito leggendo l’ultima riga….vai così! Alla grande! Di più, più

  13. “Si perde, in maniera assoluta e violenta, l’importanza di fare parte di un gruppo per il quale valgono per tutti le stesse regole.
    Da un punto di vista educativo e sociale questo è devastante.”

    è devastante anche l’idea che per tutti devono valere le stesse regole nel momento in cui si intendono in senso “pedagogico”.
    alcuni bambini apprendono bene con gli strumenti e i metodi previsti nel percorso didattico, altri invece apprendono molto più facilmente attraverso l’esperienza del fare.
    e non è un mistero che l’apprendimento esperienziale nelle nostre scuole è previsto in minima parte, se non è quasi nullo.

    Se quando sarò padre mi renderò conto che mio figlio ha delle capacità di apprendimento che la scuola non mette a frutto, non farei nessuna fatica a scrivere una lettera come il signore ha fatto per suo figlio.
    e non credo che nel farlo stia automaticamente dando “dei coglioni” a quelli che invece i compiti li fanno, proprio perchè ogni bambino è diverso, o che per questo “contribuisco a far decadere l’importanza di far parte di un gruppo sociale”.

    Semmai la lettera di questo genitore evidenzia qualcosa, è proprio l’incapacità del sistema scolastico di modularsi in base alle esigenze di apprendimento soggettive degli alunni.
    ovviamente per come è strutturata la scuola pubblica è impensabile credere che possa seguire i diversi stili di apprendimento di ogni bambino, e di conseguenza invece ‘forza’ ogni bambino a seguire il modello standard che è uguale per tutti.

    In questa “realtà dei fatti” se un genitore decide di sostituire i compiti estivi e piuttosto intengra al modello scolastico standard altre attività di apprendimento (programmazione ed elettronica, scusate se è poco) perchè crede che il proprio figlio ne trarrà dei benefici, cosa c’è di male? in che modo sta devastando la fragile maglia educativa e sociale della comunità?

    1. Se e quando lei sarà padre, la prego, non tenti di insegnare grammatica ai suoi figli.
      Lasci almeno questo compito alla scuola, che è meglio.

      1. Quest’ultima frase riassume tutta la sua protervia mio esimio Giovannino. Concordo appieno con il suo commento Gabriele

      2. è scritto così male grammaticamente che non si capisce il senso di quello che penso?
        mi da lei una mano a correggere, così da essere degno di una risposta nel merito dei concetti espressi?

        non sono ironico, dato che prova particolare piacere a far notare gli errori grammaticali, mi da una mano ad individuarli? io lo so, sono un pò debole coi verbi 🙂

      3. Mettetevi nelle corna che un commento su un social e simili non è letteratura. È un dialogo in una strada virtuale. Quindi l’italiano parlato,va piú che bene. Ovunque c”è differenza tra lingua ufficiale e parlata e la diversità linguistica è una ricchezza. L’italiano é una convenzione imposta per capirsi, la lingua ufficiale. Non l’unico modo per esprimersi. Quando non sapete parlare di conenuti vi attaccate alla grammatica. Ridicoli e noiosi

    2. Chapeau! Quello che hai scritto non fa una piega e quando avrai un figlio, il tuo sarà un figlio fortunato!

    3. Il discorso fila, ma temo che non si applichi a questo caso, e sa perché? Perché il padre stesso dice che non importa se l’esame di terza media andrà male; quindi il ragazzo, a scuola, non brilla di certo, e il padre sta sottintendendo che la scuola non è importante; e che non è possibile, in 3 mesi, fare i compiti e anche tutte le altre esperienze di cui parla, cosa assolutamente falsa. Se avesse dei motivi come quelli che lei esprime per fare quello che ha fatto, vorrebbe dire che si tratta di una persona colta e preparata; una persona che non avrebbe scritto una lettera del genere, ma avrebbe chiesto un’udienza agli insegnanti già durante l’anno per prendere accordi e trovare il metodo migliore per il suo pargolo, perché è così che si comporta un genitore responsabile e che fa di tutto per il bene di suo figlio. E poi, durante i restanti 9 mesi il metodo usato a scuola gli va benissimo, perché tanto lui lavora e non ha tempo per essere padre. Un padre che si preoccupa dell’educazione di suo figlio solo 3 mesi l’anno non è certo il tipo di genitore che farebbe il suo ragionamento. Sono un’insegnante, e sono felice quando un genitore viene da me per espormi le difficoltà di suo figlio, perché mi aiuta ad offrirgli il meglio che posso nel modo in cui gli serve. Mi occupo quotidianamente di dislessici e disgrafici e disortografici (non di discalculici, perché la cosa non influisce sulla mia materia) e adatto il mio insegnamento anche a loro. Ma mi creda, questo atteggiamento non ha nessuna argomentazione pedagogica alle spalle. Quest’uomo si nasconde (male) dietro affermazioni lette in rete che, secondo lui, gli danno ragione. Se suo figlio avesse esigenze particolari, avrebbe scritto una lettera in cui chiedeva udienza per spiegare il motivo per cui il figlio non aveva svolto i compiti, non si sarebbe messo su un piedistallo autoproclamandosi genitore dell’anno.
      In conclusione, lei ha detto delle cose molto sagge e importanti, ma bisogna fare attenzione a distinguere chi ha davvero bisogno di una didattica personalizzata (prevista dal PDP o dal PEI, a seconda dei casi) da chi cerca di sottrarsi ai doveri per comodità, propria o dei genitori.

  14. Definisco “superiore”..l’illusorio pensiero di “Diego Cajelli” di essere più razionale dell’amore di un padre per il proprio figlio.
    “superiore” è chi come “Diego Cajelli” che si sente sicuro di difendere ed essere nel sistema meccanico di veder le cose..e pensa che il sistema scolastico sia giusto così per tutti e che non va messo in discussione..

      1. ognuno di noi attribuisce un senso alle parole. Io un senso lo vedo. Io non credo sia giusto avere tutti la stessa idea su come la vita vada vissuta. Io ad esempio trovo a tratti sbagliato. Un bambino tutto sommato tiene a freno la sua voglia di vivere per tutto l’anno e visto che lo aspetta una vita di “gatte da pelare” un genitore puo’ anche decidere, di disporre del tempo di suo figlio come vuole. Detto questo trovo anche un po’ “caprone” il permettersi di giudicare situazione senza sapere l’eta’ del bambino o il tipo di vita che fanno. Le esperienze passate e via di seguito. Per quello che ne sappiamo noi i genitori possono anche essere separati e il padre che vive lontano puo’ vedere il figlio, magari di 7 anni frequentante la 2a elementare, eta’ importantissima dove e’ richiesto studio continua a discapito del divertimento, solo una paio di mesi l’anno.
        Detto cio’ ognuno suo figlio lo educa come vuole nel rispetto degli individui,della natura e della societa’ che lo circondano e ne io ne lei ci possiamo permettere di giudicare.

        1. L’età del figlio si evince chiaramente: sta iniziando la terza media. Nel caso in cui i genitori siano separati, il padre può svolgere il proprio compito di genitore ancora meglio se, in accordo con la madre, insegna al bambino che, accanto al divertimento, esistono anche dei doveri.

      2. Perché ti manca l’empatia..Non ha senso perché non riesci a vedere al di là del solito “sistema” di giudizio
        Allo scrittore atomico detto “il superiore”,consiglio un libro di un fisico che ha studiato per bene l’atomo.. “thought as system” di David Bohm

        1. illusorio-pensiero-razionale-amore-superiore.
          Cinque parole che, nello stesso concetto fanno a cazzotti tra di loro, a meno che non sia il testo di una canzone di Max Pezzali.
          Ora ci aggiungi empatia e anche il padre della teoria olonomica.
          Che facciamo?
          Gli elenchi?

          1. il padre della teoria olonomica è Karl Pribram,Bohm si è aggiunto dopo..informati per bene prima di scrivere le “cazzate atomiche”

            1. Lo zio, allora.
              Stabilito questo…
              Mi fai un riassunto? Dopo un po’ di tira e molla non mi è ancora chiara l’utilità di parlare con te. (Per entrambi, eh, sia mai che ti offendi e tiri in mezzo altri slogan, storpiature, gestione felice della schismogenesi, autori malgasci e registi azerbaigani.)

        2. no no credo si riferisse alla costruzione lessicale.
          giuro è la terza volta che lo leggo non ho capito nulla amico.

          1. Per favore, non disturbiamo una discussione che si sta facendo avvincente con banali osservazioni sulla costruzione lessicale. Ancor più se lo si fa usando meno punteggiatura di Ungaretti in “San Martino del Carso”.

  15. Sarà perchè il mio maestro elementare, anni 60, non dava compiti a casa nè durante e tantomeno dopo l’anno scolastico (solo mattina, beninteso) ma non sono d’accordo con te.
    L’accanimento a dare compiti (il pomeriggio, la domenica, d’estate) credo sia sicuramente criminale durante la scuola dell’obbligo e pesantemente lesivo delle libertà individuali dopo. Ho visto bambini di 7 anni tornare a casa alle 17 dopo aver passato tutto il giorno a scuola e dover fare i compiti. Puro sadismo.
    Quanto abbandono scolastico, quanto disamore per la storia e la matematica possiamo imputare all’incubo dei compiti?
    Che i prof valutino severamente i risultati e lascino più libertà.

    1. “Pesantemente lesivo delle libertà individuali”… chi è o è stato veramente leso nelle proprie libertà individuali si offenderebbe a morte, sa?

  16. Concordo su ogni passaggio, fatta eccezione per l’inutilità del confronto. Se questo è fatto in maniera sana, è molto utile. Se poi la si butta in caciara, cercando solamente di far prevalere la propria opinione su una diversa, allora potrei anche chiudere un occhio.
    Aggiungerei solo un punto al tuo post: la mutua esclusione forzata, anche questa tipica dei (futuri) bufalari. “Mio figlio o fa i compiti o impara a vivere (sic)”. “Aiutiamo gli italiani, non gli immigrati”. “Diamo i soldi ai poveri, non li spendiamo per andare sullo spazio”. La limitazione mentale di queste persone preclude la possibilità di poter fare più cose contemporaneamente.
    Se solo avessi incontrato questa filosofia prima, avrei saputo cosa rispondere al mio prof. di Sistemi Operativi quando ci faceva domande sulla concorrenzialità.

  17. Ma poi scusate, esattamente che lavoro fa il Sig. Marino, che ha 3 mesi di ferie in estate per fare tutte queste cose con suo figlio???

  18. Ni.
    Ho rischiato di essere una vittima di un percorso di studi alla “scienze della comunicazione”.
    Mi sono salvato per tutte le capacità di sopravvivenza apprese si, anche a scuola, ma più nei momenti di interazione con i compagnetti che per il percorso didattico.
    Se ritieni che il percorso didattico moderno sia adeguato, non mi permetto di contestarti io, che sono solo un’inutile pubblicitario. Ti rimando qui: https://www.ted.com/playlists/171/the_most_popular_talks_of_all

    Ah, per inciso, non conosco il tuo percorso formativo. Nel mio ho osservato nei colleghi la correlazione tra essere secchioni e riuscire nella vita. Bhe, è stata pari a zero. 🙂

  19. Massimo io sono sempre andata a scuola, ho sempre fatto sport e trovato/avuto il tempo di fare attività con la mia famiglia.
    Bisogna imparare ad organizzarsi.
    E in estate c’è tutto il tempo perriposarsi, stare in famiglia, con gli amici e fare i compiti.
    Saluti

    1. Quindi quando sei in vacanza dal lavoro ti prendi magari una mezzora al giorno per andare a fare la commessa in un market vicino al mare perché tanto ce l hai il tempo per farlo. Si dice che la scuola è il lavoro degli studenti ergo quando sono in vacanza non dovrebbero lavorare. Poi potete metterci tutta la semantica che volete ma la realtà dei fatti è che nessuno è mai diventato migliore grazie ai compiti che servono come verifica di ciò che ti è stato insegnato e quindi se sai farlo è inutile rifarlo e se non sai farlo non lo impareraindi sicuro da solo

  20. Eviterò di decostruire il tuo sgrammaticato, disarticolato e volgare articolo, poiché, come hai detto tu il confronto (e aggiungerei, con certe persone) è inutile.

    Ho avuto la fortuna di frequentare le scuole e università migliori in Italia e nel mondo, d’altra parte, i miei genitori, due insegnanti, non mi hanno mai obbligato a fare i compiti delle vacanze (che onestamente credo di non aver mai fatto) proprio perché aprirsi al mondo ed accrescere il proprio bagaglio culturale tramite esperienze extra-curriculari è la cosa più importante di tutte ed il periodo estivo dovrebbe servire proprio a questo.

    Politicizzare un messaggio di apertura nei confronti delle passioni, infine, è una cosa che trovo a dir poco raccapricciante.

      1. se invece di stare chiuso in casa a fare i compiti fossi uscito di piu’ questo non ti saresti fatto bacchettare cosi’!

      2. Giusta risposta per Giuseppe
        Perché lo scrittore atomico detto “il superiore” è conosciutissimo al mondo per le sue “cazzate atomiche”

          1. Si grazie!
            Sai la gente ha più bisogno di ridere che piuttosto leggere idiozie su di un blog ,cmq mi arrendo,come diceva Oscar Wilde “mai discutere con un idiota,ti trascina al suo livello,e ti batte con l’esperienza”

          2. Non ho capito una cosa però…se nel post esprimi la tua opinione, affermando in chiusura che ritieni il confronto inutile, allora a cosa serve la sezione commenti? 😀

              1. Era una domanda sincera e non irrisoria. Intendo dire: se ritieni che ormai il cyberspazio sia talmente ammorbato di matti da rendere impossibile un confronto costruttivo, cosa resta? Suppongo che rispondere a certi soggetti con risposte ironiche (che magari loro nemmeno coglieranno) sia divertente, ma a lungo andare ciò non diventa solo un contro-sfogo a base di violenza verbale? Mi chiedo se a questo punto non sia più costruttivo ignorare i commenti offensivi e rispondere normalmente almeno a chi riesce a intavolare una conversazione civile e un minimo scevra dal dogmatismo.

    1. Ecco appunto “Ho avuto la fortuna etc….”. Non a tutti è data, non tutti hanno genitori insegnanti, non tutti hanno la possibilità (economica!) di “accrescere il proprio bagaglio culturale tramite esperienze extra-curriculari etc.” Te lo dico da insegnante e madre di figlio sedicenne che di queste esperienze ne ha fatte tante, ma sta finendo i compiti delle vacanze, per senso del dovere, oltre che per rispetto delle regole… e ha pure studiato per le due materie in cui ha avuto il debito, ed è pure riuscito a fare un corso di lingua di un mese all’estero …. In tre mesi di tempo ce n’è eccome, per fare tutto!!!!!!! Forse il padre del ragazzo, che di anni ne ha 13 (se si legge attentamente) e non 7 come qualcuno ha ipotizzato, ha tempo per suo figlio solo d’estate!
      Benissimo che gli insegni ‘la vita vera’ (!) ma per favore eviti l’arroganza e la presunzione, veramente deleterie per l’educazione del figlio!

  21. Infatti il suo sbaglio è quello di scrivere una lettera di spiegazioni , avrebbe dovuto fare come te che pensa sia inutile il confronto .

  22. Sicuramente non è un comportamento educativo per un figlio decidere di cambiare le regole della scuola da parte di un genitore. Sicuramente però sarebbe anche il caso di rivedere questo vizio tutto italiano di caricare di compiti i ragazzini durante le vacanze. Ora, la mia esperienza è molto personale e non ho una statistica, ma un libro di 120 pagine per le vacanze estive in prima elementare, o 60 operazioni in colonna + 40 schede di italiano per le vacanze di Natale in seconda mi sembra un tantino eccessivo. Si chiede ai genitori di non mettere bocca sulle regole imposte dalla scuola, ma allo stesso tempo si delega loro l’istruzione dei figli per ben 3 mesi e mezzo di un intero anno scolastico. Forse si dovrebbe ripensare tutto il sistema di ruoli per cui ognuno si prende le responsabilità che gli competono, certo non dovrebbe competere ai genitori colmare le lacune organizzative e didattiche della scuola - che, ribadiamolo, è chiusa per più di 3 mesi di seguito -, visto che già economicamente devono accollarsi spese (dai materiali alla carta igienica, dalla baby sitter al centro estivo, fino allo psicologo privato nel caso di DSA) che non sono coperte da quello che dovrebbe essere un servizio pubblico. quindi per carità, facciamo fare scrupolosamente tutti i compiti ai nostri figli, perchè la scuola è un’istituzione e va rispettata e sarebbe diseducativo non farlo. allo stesso modo pago più di 200 euro di abbonamento ai mezzi pubblici perchè nella mia città un bambino più alto di un metro paga il biglietto pieno, e paga per un abbonamento la stessa cifra di uno studente universitario di 25 anni (mio figlio ha 8 anni e percorre un tragitto di sole 4 fermate per andare a scuola): pago l’abbonamento perchè sarebbe scorretto non farlo, e diseducativo nei confronti di mio figlio, proprio come avviene per i compiti delle vacanze. Ma fra me e me penso che non sia giusto e se permettete sono un po’ arrabbiata.

    1. 120 pagine sarebbero tante? Mia figlia, appena iniziata la seconda elementare, aveva un libretto di 128 pagine, diviso tra italiano e matematica. Prima di agosto l’aveva già terminato, il tutto assieme a buone letture, giochi con gli amici, vacanze, gite… Ma l’avete mai visto perlomeno un libretto per le vacanze di prima elementare? Mica è scritto fitto fitto con font 10, almeno in quello di mia figlia tante pagine erano occupate perlopiù dalle illustrazioni. Ma si sa, fa figo recitare la parte di chi va contro al sistema. Un domani che i figli saranno al lavoro cosa ci si inventerà? Si andrà a protestare perché il datore di lavoro svolge mansioni apparentemente meno pesanti?
      Ps per la cronaca, visto che è stato tirato in ballo il m5s: li voto anch’io. Però un conto è essere propositivi, un conto è fare i contestatori de noantri solo per il gusto di farlo

      1. sei stata fortunata, il libro di mio figlio era pieno di esercizi di grammatica e matematica. e non è nemmeno quello il punto. anche lui lo ha svolto dalla prima all’ultima pagina, ma non so tu che lavoro fai, io ho solo 2 settimane di ferie e vorrei godermele insieme alla mia famiglia in VACANZA. per tutti gli altri giorni, i miei figli sono tutto il giorno al centro estivo e quando tornano sono stanchi ed è ormai ora di cena. riguardo al datore di lavoro, se il mio mi obbligasse a portarmi il lavoro in vacanza, di certo cambierei lavoro.

    2. Sacrosanto. Si può ritenere giusto o sbagliato il caricare di compiti estivi i giovani studenti, ma la cosa certa è che sia altamente diseducativo il fatto che un bambino possa non rispettare le regole imposte dalla scuola per tutti, diseducativo anche per gli altri bambini della classe. Il fatto che eventualmente il bambino poi non li faccia tutti perché fa il “furbetto” vabè, ma certo non con l’avallo dei genitori!! Commento personale: certo il padre lo sta inserendo bene nella struttura societaria Italiana, dove tutti sono liberi di fare quello che vogliono, autorizzati esclusivamente dal loro istantaneo senso di ingiustizia.

      1. anche la scuola riflette però la struttura delle istituzioni italiane: scaricabarile (si delega alle famiglie un compito che non gli spetta), classista (solo chi ha dei genitori attenti e culturalmente preparati - per non dire economicamente benestanti - esce dalla scuola con una preparazione adeguata, disorganizzata, con tempi, orari, metodi e programmi obsoleti (per non dire ottocenteschi), chiede molto a ragazzi e famiglie senza però fornire un servizio adeguato alle richieste. quindi lo ribadisco per l’ultima volta: mio figlio i compiti li fa e tutti, e nessuno si permette di criticarli davanti a lui. ma non ne siamo contenti.

  23. Già il fatto di “esonerare” il figlio dai compiti estivi è un pessimo insegnamento da padre, e poi questa persona si fa 3 mesi di ferie ogni anno per stare col figlio? Oppure il figlio finisce 8-10 ore davanti alla tv o a bighellonare con gli amici, per poi trascorrere quelle poche ore serali post-lavoro col padre? E nel primo caso, possibile che il padre non abbia trovato anche solo 5 ore la settimana per far fare i compiti al figlio? In 12 settimane di vacanze sono decine di ore di studio, sufficienti per fare compiti e leggersi un libro.

    1. Ma la Svezia non li aveva tolti e il quoziente intellettivo era cresciuto?
      Diciamo che il percorso didattico Va fatto
      Ma forse andrebbe anche rivisto
      Vista la qualità e dualità delle persone che ne derivano

  24. Il genitore ha sbagliato ad andare contro i docenti, ma bisogna riconoscere che se avesse effettivamente supportato il figlio nell’imparare programmazione ed elettronica avrebbe cercato di recuperare il forte ritardo della scuola italiana su questi temi. Cercate raspberry pi e scoprirete di cosa parlo. Ci terrei anche a sottolineare che imparare a programmare a mio avviso è molto più didattico di quanto sembri, perché richiede capacità logiche e di visione sistemica non indifferenti

    1. un po’ di aria aperta no? giusto per imparare a riconoscere la menta dal basilico, insomma cose base della vita! che oggi sono sconosciute a persone che hanno molto più di 14 anni e vanno sul pc come la lingua sui denti.. ma appena devono usare le mani anche solo per nutrirsi, addio

  25. Ma che problemi hai? Quali corde ti ha toccato per tutto questo astio?? Magari una vacanzina lontano dai social..

  26. Sono d’accordo con Massimo. E questo post non scatenerà alcun dibattito perchè è totalmente inutile, a differenza del confronto che è SEMPRE costruttivo. Se in 20 di web sei arrivato a conclusioni simili, fossi in te smetterei di usarlo.

      1. SCUSA MG!
        Ho visto adesso che sei l’assistente alla comunicazione di un grillino!
        Scusa se ti ho risposto!
        La prossima volta ti faccio un click bait così ti senti a tuo agio!

  27. Come sempre un’analisi lucida che in questo caso inquadra subito l’imbecille e il contesto in cui esso fa danni.
    Grazie assai

  28. Sentirsi parte di una società non vuol dire accettarne passivamente le regole. Senza coloro che le hanno infrante saremmo ancora al punto in cui le donne non possono votare e i neri hanno i posti riservati sugli autobus.

  29. Ottimo modo per diseducare un figlio.
    E’ come distruggere un palazzo costruito (anzi, in costruzione in questo caso) da ingegneri,architetti,operai,muratori,elettricisti… con del semplice C4. e dire fieri: CI VOLEVA TANTO?!?!?
    Perché distruggere è più facile che costruire. Lui sta distruggendo. Posso capire un padre che dice MAESTRA MI SCUUUSO PER NON AVER FATTO FARE I COMPITI A MIO FIGLIO…blablabla… ALMENO GLI HO INSEGNATO IN QUESTI TRE MESI A PIANTARE L OMBRELLONE, piuttosto che andarne anche fieri.
    Cosi facendo, le regole vanno a puttane. ed è questo il cancro in se. dei compiti e dell analfabetismo del singolo figlio, poco mi importa.

  30. Il problema non è se il papà abbia torto o ragione. Faccia quello che vuole dell’educazione di suo figlio.

    Il problema è il suffragio universale. Il voto di questo papà vale quanto il mio, e varrà quanto quello di suo figlio. E questo, per me, inizia ad essere un problema.

  31. Poveri Insegnanti che hanno a che fare con un presuntuoso cassintegrato….forse è la fine che vuole far fare al figlio…insubordinazione e cassintegrazione. Fare la gita in bici esclude il fare i compiti? Pasticciare con la costruzione di una scrivania esclude i compiti? Andare in campeggio esclude lo studio? Non vorrei essere l’insegnante del figlio di questo bullo ignorante.

    1. Mi scusi, è una colpa la cassa integrazione? Vorrei capire, se la ditta dove lavoro fallisce, e mi mette in cassa integrazione, la colpa risulta essere mia perchè ho la maturità e non sono laureato??? Penso che il problema sia un altro, non relativo allo status lavorativo!
      (Ex cassa integrato/Disoccupato).

  32. se non avessi tirato in mezzo i pentastellati, ho l’impressione che ora non sarei qui con i pop corn…
    grazie die’ 🙂

  33. vorrei sapere cosa intende per vita vera, far vacanza con il padre? protetto per tre mesi l’anno sotto un controllo costante? e l’autonomia personale? e le relazioni, solo all’interno della famiglia? dalla lettera non parla mai della madre: è un ragazzo padre benestante? forse vive di rendita avere tre mesi disponibili all’anno è buona cosa ma non per tutti

  34. Ma io che ho dovuto googlare “ontico” vengo parificato ad uno che fa i compiti a casa o sono salvo e posso imparare la vita ?

  35. Credo che sia più vergognoso presentare un articolo scritto in questo modo ….
    Oltre a non condividere il tuo pensiero ctedo che il padre del bambino abbia ragione e ricorda che a volte differenziarsi dalle masse è un bene per chi ha il coraggio di farlo ….. nulla a che vedere col biglietto dell’autobus perché, pensa un pò ,anche quelli che hanno fatto i compiti durante le vacanze sono ragazzi che non spendono due euro per fare il biglietto ma per fumare e ubriacarsi i soldi li trovano in qualsiasi momento ….
    È meglio passare un’intera estate con i miei cari e non da soli con i libri ; perché quelli restano ;le persone care prima o poi ti lasciano un vuoto immenso da riempire con tutto il tempo trascorso insiene .

    1. Mah, io i compiti per le vacanze (che odiavo ferocemente) li facevo CON i miei genitori, quindi non vedo la contrapposizione tra passare l’estate con i propri cari e passarla sui libri (veramente il meglio sarebbe passarla all’estero o comunque con persone diverse da quelle che vedi tutto l’anno, ma qui entriamo in un altro ambito).

      Differenziarsi dalla massa va bene se lo si fa per essere migliori, non va bene in automatico solo perché ci si differenzia (anche un serial killer si differenzia dalla massa)…

  36. Il discorso è complesso. Esiste un gruppo numeroso che si chiama BASTA COMPITI, che porta avanti la battaglia dell’abolizione dei compiti a casa. Questo gruppo è capeggiato, per così dire, da Maurizio Parodi, professore, e sostiene l’inutilità dei compiti. Forse quel genitore varesotto sostiene quelle tesi. Da genitore posso dirti che viviamo una realtà paradossale: i nostri figli fanno il tempo pieno, fino alle 16.30, e poi a casa i compiti. Secondo me questo è troppo, considerando che hanno anche sport, in alcuni casi logopedista, psicologo, musica, eccetera, nelle ore pomeridiane. E poi vorrebbero anche del tempo libero per cazzeggiare e giocare. Tutti ne abbiamo bisogno, anche i bambini. Poi da genitore di un alunno che fa fatica, ti aggiungo il fatto che non tutti fanno i compiti velocemente, quindi più compiti equivale a più fatica, meno autostima e più stress, e meno tempo per il gioco. Infine purtroppo sono un genitore con un gran senso del dovere, quindi obbligo mio figlio a fare i compiti, con conseguenze che nemmeno ti immagini sul suo disamore per lo studio. Purtroppo i genitori non sono allineati, ci ho provato ad aprile a mettere in piedi un dibattito per chiedere alle insegnanti di non dare compiti a casa almeno nei ponti, così da poter andare via senza zaini e passare dei giorni in pace, ma mi sono scontrato con i timori di andare contro le decisioni del corpo docente, quindi amen. Pertanto capisco il varesotto e apprezzo il suo gesto. Poi essere famoso e postare i giornali fa parte dell’ingenuità del tipo qualunque a cui succede qualcosa di forte. Prova a rifletterci.

    1. Ma scusa i bambini vanno dallo psicologo, dal logopedista, perché? I bambini devono andare a scuola, studiare musica, se lo vogliono, e non perché i genitori glielo fanno fare, o pensi che studiare musica sia piacevole per tutti e non sia fonte di stress e moooolto studio ed esercizi? e magari fare uno sport che gli piaccia, e non sia agonistico. Giocare con gli amici…disegnare, leggere, fare quello che gli piace. I genitori devono saper gestire i propri figli e il tempo loro disponibile, e partecipare al loro apprendimento. E non dare la colpa sempre e solo alla scuola, e poi a scola si fanno un sacco di attivitá extracurricolari, giochi ecc. In alternativa, non fargli fare i compiti, ma non reclamare se non sta al passo con le lezioni, o se prende brutti voti, insegnagli tu quello che deve sapere per affrontare l’anno scolastico.

  37. Sono in completo disaccordo con la visione dell’autore di questo articolo. Trovo che la sostanza sia molto più giusta della forma, nella lettera di quel padre. Dove l’autore di questo blog vede “autoreferenza ed egocentrismo”, io vedo la fermezza data dalla convinzione di essere nel giusto, e dalla necessità di mostrarsi forte quando ci si scontro contro un sistema che si reputa sbagliato. Personalmente odio i compiti delle vacanze da quando ero bambino, li ho sempre trovati una tortura data dall’inefficienza di un sistema scolastico che obbliga a tre mesi di pausa, cosa che in molti altri paesi non è. E se un tempo la mancanza di climatizzazioni poteva giustificare tale pausa nei mesi più caldi oggi è, a mio parere, il retaggio di un passato che non riusciamo a toglierci di dosso. Quindi, nel rispetto del parere di tutti, approvo appieno il coraggio del padre che si assume la responsabilità di insegnare al proprio figlio il coraggio delle proprie idee. Perché questo padre, a differenza di molti, ha trasformato una critica sterile in una coraggiosa azione di cui risponderà soprattutto davanti al figlio, piuttosto che alle istituzioni. E non è cosa da tutti, al giorno d’oggi, dimostrare coraggio.

  38. Io mi chiedo come si sentiranno tutti gli altri bambini: il fatto di aver dovuto rispettare le regole diversamente dal loro compagno lo vivranno come un’ingiustizia. Come faranno gli insegnanti a spiegar loro che in realtà hanno fatto bene?

    Contestare il sistema ci sta tutto. Uno ha tutti i diritti di mandare una lettera per spiegare perché secondo lui vengono dati troppi compiti. Ma lo fa dopo aver fatto fare ugualmente i compiti a suo figlio. Se la sua lettera ha un seguito, l’anno prossimo daranno meno compiti non solo a suo figlio ma a tutta la classe, e tutti ne avranno giovato. E’ così che funziona la democrazia.

    1. Prima di insegnargli a contestare forse è meglio insegnargli a seguire le regole, saper fare e poi, nel caso, poter contestare, altrimenti imparano a contestare senza cognizione di causa (cioè senza saper fare e aver vissuto per capirne e ponderarne l’importanza).

  39. Questo post sembra un discorso di Giovanardi. Denota un livello di ignoranza e incompetenza tipico degli adepti alla sodomia che votano Renzi “perché son 40 anni che voto a sinistra!” È ovvio che ciò che ti dà fastidio sono le simpatie politiche del papà perché per il resto è evidente che non c’è alcuna nozione culturale di analisi del testo, mancanza dovuta probabilmente ai lunghi pomeriggi passati a fare i compiti. In Finlandia (e non in Svezia, come qualcuno ha scritto) da anni ormai non esistono i compiti e il modello scolastico finlandese è considerato il migliore al mondo, confrontando i risultati ottenuti dagli studenti. Ma noi vogliamo una società fatta di burattini, di famiglie, di religioni, di partiti, di tifosi schierati, di skinhead, di centri sociali, di code in autostrada, di terremotati che rimangano tutti egualmente sotto le macerie, di pastori con i loro greggi di pecore che si muovono a comando, come te.

    1. Purtroppo la scuola finlandese risulta migliore soltanto perché i parametri di valutazione non sono culturalmente rilevanti (sul piano delle conoscenze e delle competenze culturali). per capirci nessun ragazzo finlandese ha mai studiato tanta letteratura quanto un nostro ragazzo di liceo, neppure arte, neppure greco, neppure latino, neppure filosofia, neppure storia — anche perché hanno poco da studiare se cercano nella loro civiltà letteraria e culturale, in genere! se la nostra cultura classica, se il nostro patrimonio artistico letterario non serve alzo le mani, ma se serve i due apparati non sono neppure comparabili! E’ come chiedere a Vettel di cambiare le candele alla 500 e, visto che non lo sa fare, concludere che non sa guidare!

  40. stando seduti al lavoro 12 ore al giorno ci sono dei momenti di buco in cui capita di leggere diverse notizie,alcune che ci interessano molto, altri si leggono xchè vanno di moda direi, ecco io il tuo articolo l’ho letto per moda xchè oggi è moda questa lettera del padre;dal canto tuo ne hai ben approfittato xchè è il tuo lavoro il blogger (presumo) o hai a che fare con l’istruzione; ma t’assicuro che mai,in tutta la mia permanenza su internet tra i vari articoli di politica,sulla società,sui pompini di straforo , il tuo è sicuramente quello più palloso e inacidito che abbia mai letto,perdo tempo a scriverti per vedere se ti va di rispondermi piccato come al signor Massimo,o magari vuoi vedere il mio profilo per renderti conto se la mia corrente politica è attinente al mio modo di ragionare? davvero: STAPPATI UNA GAZZOSA E FATTI UNA CHIAVATA

    1. Sto scrivendo alla Guizza.
      Ho un nuovo slogan per le gazzose da proporre.
      Se lo prendono poi facciamo a metà dei diritti d’autore.
      Metti che la Guizza non risponde, scrivo all’Eurospin, che siamo di bocca buona e ci va bene tutto.

  41. Diego, per quanto la tua analisi del testo sia condivisibile, personalmente non ci vedo nulla di così terrificante o di pericoloso per la società. Se si fosse limitato a giustificarlo per non aver svolto i compiti anziché gongolarsi di aver trovato (a suo dire) la formula vincente per crescere un figlio perfetto, avrebbe fatto una figura migliore. Tuttavia, credo che il modo più divertente e se possibile intelligente per chiudere per sempre la faccenda sia una seconda lettera scritta dal nonno che inizia più o meno così: “Buongiorno, sono Gennaro Peiretti, il padre di Marino e il nonno di Mattia. Come tutti gli anni, mio figlio scrive stronzate a causa mia perché non gli ho mai fatto svolgere i compiti estivi.”

  42. In quanto insegnanti, ci siamo dimenticati di aggiungere in risposta al papà: “E chi se ne fotte! Meno compiti svolgi e meno compiti correggo! Se tu e tuo padre siete sicuri di “arrivare belli freschi” e pronti per affrontare il nuovo anno, buon per voi! Le esercitazioni sono per le persone normali non per i supereroi. Non vuoi svolgerli, non farli! ” Nella mia scuola si somministrano test d’ingresso con voti, quelli contano! Se riesci va bene, se non riesci parti con un voto negativo da recuperare!

    1. Un sincero e prolungato applauso. Un ottimo modo per far capire al padre quale danno ha procurato al proprio figlio con la sua educazione.

  43. Sinceramente, avrei apprezzato un minimo di approfondimento sulla funzione dei compiti delle vacanze, una analisi delle istituzioni degli altri paesi (quelli con i risultati scolastici migliori), una osservazione degli studi al riguardo.
    Meglio piazzarsi su uno scranno e giudicare, evidentemente.
    E soprattutto… “I tempi di merda che viviamo! Al giorno d’oggi…”
    Si poteva parlare del tempo, forse sarebbe stato meglio.
    Dico la mia: il problema non è il caldo, è l’umido.
    Grand solidarietà col coraggio di quel padre, da parte mia.
    Ci si evolve, si scoprono studi e cose nuove.
    Un po’ come quelli che rimpiangono la maestra unica alle elementari.

  44. Mi pare che fare la morale e fornire agli utenti che la criticano, risposte da saccente ironico la dice lunga. Il problema di chi come lei ha una particolare idea politica è che non riesce mai a farsi i cazzi suoi e a lasciar vivere tranquillo il prossimo suo. Lei è libero di fare tutti gli articoli che vuole ci mancherebbe solo, il problema sta nello scriverlo in maniera palesemente falsa e autoconclusiva cercando a tutti i costi di demonizzare il padre andando a “spiare” il suo profilo e cercando di farlo passare da fascista? come si definisce lei scrittore e blogger? forse le manca un po di capacità d’analisi imparziale e intellettuale per definirsi tale non crede? queste cose le posso tranquillamente sentire al bar sotto casa.

    1. Definisci “palesemente falsa” per favore?
      Puoi prendere tutto il tempo che ti serve.
      Ah, dimenticavo.
      Frasi fatte e slogan non verranno presi in considerazione.

  45. Solo un appunto: non dire, per favore, “medicina tradizionale” intendendo, se non ho capito male, la medicina scientifica che procede attraverso la sperimentazione, la verifica, la falsificazione e la conferma; non diamo il fianco a certa gente usando una parola, tradizionale, che offre a loro la possibilità di contrapporre una medicina “alternativa”

  46. condivido la tua analisi anche se secondo me avere una società di persone che pensano che il confronto sia inutile è parecchio più preoccupante - (a proposito di autoreferenzialità).

  47. Il confronto e’ inutile per te Diego perche’, vista la tua libera interpretazione di questo testo e del significato, nonche’ i giudizi espressi ad muzzum, allo stesso confronto non sapresti come venirne fuori. Un conto e’ prepararsi un testo come questo è un altro conto e’ rispondere istantaneamente ad eventuale contraddittorio. E lì saresti finito dopo il cumulo di sciocchezze che hai scritto.
    Ti abbraccio

  48. Non indagherò se sia una bufala o meno, concordo in linea di massima con l’analisi, condivido l’opinione dell’egocentrismo del genitore, pongo una domanda: questo padre ha tre mesi interi di tempo da dedicare a suo figlio? Giusto per ribaltare la situazione analizziamo un paradosso, ammettendo che sia un dipendente lui va dal titolare e dice :” Ci vediamo a Settembre, sa, devo fare una scrivania con mio figlio…. ” Ho letto tra i commenti che ci si riferiva al modello dell’istrione in Finlandia, in Italia non è attuabile se non con una drastica riforma sia della scuola che del lavoro che in Finlandia è molto più elastico. Rimango comunque perplesso da alcuni toni accesi, si tratta solo di uno scambio di opinioni, se creiamo fazioni non potremo più dialogare e portare avanti i discorsi che ci interessano….. Grazie dell’attenzione

  49. Questa risposta è inattaccabile su tre punti:
    1) Quando dice che il principale insegnamento del web dell’era dei social è l’inutilità del confronto.
    2) Quando critica il becero sentimento anti-establishment generico che trasuda dalla lettera.
    3) Quando fa notare che il principale errore sia nel fatto che in questo modo insegna al figlio che le regole di un gruppo possono non essere rispettate. È vero: è un seme di mancanza di rispetto per l’autorità, è un seme per il sentimento del sentirsi superiori alle regole, è un seme di quel sentimento di “io ho il diritto a TUTTO” che è causa del femminismo moderno, degli SJW, del grillinismo becero ecc. Vuoi protestare contro i compiti delle vacanze? Fallo. Ma insegna a tuo figlio che le proteste contro le regole comportano sacrifici e, eventualmente, conseguenze, punizioni. Lascia che difenda da solo il proprio pensiero, e eventualmente subisca le conseguenze, se vuoi che protesti contro qualcosa che ritenete ingiusto.

    Per tutto il resto, credo che lei (autore dell’articolo) dovrebbe ricordarsi che il pubblico di imbecilli che tanto sta criticando, il terreno fertile di relativismo e ignoranza, il bullismo individualista, la gente che condivide le bufale e che rende virale i video di ragazze che fanno pompini, eccetera… è tutto nato da persone che i compiti delle vacanze li facevano, in un’epoca in cui picchiare i figli non era visto come una cosa cattiva e impensabile. Lei sta difendendo un’idea perfetta e utopica di scuola, che purtroppo non è la scuola reale italiana.

    Sì, i compiti delle vacanze sono deleteri. Numerosi studi pedagogici lo confermano. Anzi, diciamocela tutta: tutta la pedagogia da trent’anni a questa parte dice che la scuola italiana è praticamente da rifare da zero.

    Sì, quello che la scuola insegna è un nozionismo fine a sé stesso, mal pensato e mal equilibrato, e più insegno a Nicolas più me ne rendo conto. Non insegna spirito critico o capacità di rielaborazione, non insegna abilità necessarie a vivere nel mondo. Ti insegna a ripetere a memoria una poesia, ti insegna l’analisi di funzione e il numero immaginario, ti insegna a ripetere le province della Lombardia come una filastrocca, e che Carlo Magno è stato incoronato nell’800.

    Sì, scuola e vita SONO elementi separati. A meno che non si voglia accettare quello che è il mio discorso da anni, ovvero che la scuola è maestra di vita perché ti sbatte dentro uno degli ambienti più crudeli, ingiusti e opprimenti che un bambino occidentale possa affrontare. Ti insegna che i bulli la fanno sempre franca; ti insegna che imbrogliare è una cosa normale e impunita; ti insegna che insegnanti criminalmente incapaci sono sullo stesso piano dei professori preparati e coinvolgenti.

    Se a scuola vuoi andare bene, e fare tutti i compiti che devi e avere buoni voti, devi rinunciare a tutto il resto. Io ne sono un esempio. Al liceo studiavo più ore di quelle che ho studiato all’università, e dovevo addirittura dividermi i compiti col mio vicino di banco; non leggevo perché non avevo fisicamente il tempo di farlo; di tre mesi di vacanze estive, forse un mese lo passavo effettivamente in vacanza invece che a vomitare espressioni e riassunti e altre attività insignificanti che nemmeno mi ricordo tanto sono state insignificanti; ricordo distintamente vigilie di Natale passate a studiare per una delle quattro verifiche che intasavano la settimana del rientro sui banchi. Ho preso 100 al liceo, e cosa mi ha lasciato? Mi ha lasciato stanco, disilluso, incazzato col mondo, senza vita sociale né attività fisica, senza la minima idea di cosa fare della mia vita, con una infanzia/gioventù letteralmente buttata nel cesso, e con un counter delle volte che ho pensato SERIAMENTE di suicidarmi pur di uscire da quell’inferno di compiti e compiti e compiti e studio e studio e studio. Bella cazzo di merda.

    Ah, e a causa di tutto il tempo che passavo dietro allo studio e di quanto stanco ero una volta finito, non ho mai imparato a fare un CAZZO. Suonavo se va bene 4-5 ore a settimana. Non ho mai imparato a cucinare. Ho preso la patente a vent’anni, perché a 18 avevo troppo da studiare per trovare il tempo di farlo. Non ho mai praticato dello sport, perché NON NE AVEVO IL TEMPO. Non ho mai imparato a fare l’orto, tagliare l’erba, riparare oggetti, dare il bianco, eccetera eccetera, il tutto perché dovevo inseguire quel cristo di 100 alla maturità.

    Oggi, da laureato con 110 e lode, il mio lavoro attuale è dare ripetizioni a ragazzi del liceo e delle medie. Mi viene in mente il mio studente più giovane, un ragazzo dislessico di prima media. Anche la sua è un’infanzia che sta buttando via. Sta pensando di lasciare la scuola, lo sento dire di continuo “che vita di merda” o “perché la mia vita fa così schifo”, l’ho sentito dire che vuole scappare di casa, non si è goduto un secondo dell’estate per star dietro alla quantità mostruosa di compiti INUTILI che gli hanno dato (gli han dato da studiare da solo tre-quattro capitoli del libro di scienze dell’anno nuovo, per dire), e nemmeno ha vissuto un maledetto secondo durante l’hanno scolastico. Non ha tempo di vivere. Non ha tempo di guardare film, non ha tempo di GIOCARE, non ha tempo di vedere i suoi amici.Ha imparato che mentire è l’unico modo per migliorare la propria condizione. Ha imparato che gli insegnanti sono ingiusti e incompetenti. È un miracolo non avergli ancora sentito dire che vuole farla finita, e sono sinceramente preoccupato che succederà presto.

    Se vuoi vivere, da studente, devi FREGARTENE. Devi fare il minimo indispensabile per prendere il 6, e poi uscire fuori e vivere. Devi imparare a RIPOSARTI.

    Quindi questo genitore è arrivato a una conclusione sbagliata, ma partendo da ragionamenti assolutamente giusti.

    1. Da ragazzini si ha tutto il tempo per fare moltissime cose: io ad esempio dalle elementari in su praticavo 3 sport divenuti poi agonistici negli anni contemporaneamente (2 volte a settimana ciascuno e anche il fine settimana), andavo a scuola e facevo i compiti, andavo ai centri estivi o in gita il fine settimana per sciare con i coetanei (da sola non con i genitori appresso), davo una mano in maneggio i pomeriggi così mi pagavo le lezioni di equitazione, e in canile così potevo assistere all’addestramento dei cani da lavoro, in più mi rimaneva tempo per: leggere un sacco di libri (di solito durante la notte, un paio almeno per notte) da saggi a romanzi di avventura, giocare con gli amici o in campagna da sola, guardare tutti i cartoni degli anni ’80 e telefilm, cotte, cottarelle, storielle e accrescere le mie capacità relazionali e la mia sessualità (dalle superiori), curarmi dei miei cani e gatti (responsabilità solo mia), ma anche…una volta c’erano i famosi “lavoretti” per ragazzini, raccogliere carta, giornali vecchi, vetro e ferraglia, oppure lavare le macchine del quartiere…o altri…e con quelli ci si compravamo i “capricci” cioè tutto ciò che i genitori non ci davano perchè ritenuto in più del necessario. E io sono una tipa fondalmentalmente pigra, il che non significa “apatica o amorfa”, ma che senza un progetto, uno scopo, un vantaggio non mette tutto il proprio impegno, ma se ci vedo che ne vale la pensa ò mettercelo al 300%. Come vede…nell’età dello sviluppo (cioè fino ai 18 anni) si possono fare tantissime esperienze per accrescere capacità e qualità che poi son quelle che ci permetteranno di essere scelti da altre persone o nel mondo del lavoro, senza le quali non forniamo il “giustificato motivo” per investire su di noi.

      1. Complimenti che avevi giornate da 72 ore e il cervello di Sheldon Cooper. Finire la scuola alle 5 fare 3 sport entro le sette riuscire a guardare i cartoni che davano mentre eri a far sport e leggere due libri a notte . Superman rispetto a te è un pompinaro…

    2. “[…] la scuola è maestra di vita perché ti sbatte dentro uno degli ambienti più crudeli, ingiusti e opprimenti che un bambino occidentale possa affrontare. Ti insegna che i bulli la fanno sempre franca; ti insegna che imbrogliare è una cosa normale e impunita; ti insegna che insegnanti criminalmente incapaci sono sullo stesso piano dei professori preparati e coinvolgenti.”

      Applausi, applausi e ancora applausi.

    3. MordredMS
      Oh.
      Finalmente.
      Grazie per il commento, e per avermi fatto ricredere sulla mia provocazione finale dell’inutilità del confronto.
      Hai ragione. Mi sono concentrato solo sugli aspetti che conosco meglio, senza analizzare il problema nel suo insieme.
      Sono d’accordo con la tua analisi e le tue conclusioni. Mi hai insegnato qualcosa, grazie!

    4. Probabilmente sono stata fortunata, ma la mia esperienza è stata diametralmente opposta. La scuola è stata per me una serie di esperienze quasi tutte positive. Ho studiato le nozioni, si, è ovvio. Per la verità ne ho trovate parecchie di interessanti, perché per carattere sono eclettica e curiosa, anche se alcuni ambiti li ritenevo noiosetti. Ma anche imparato a ragionare (vi sfido a risolvere i problemi di matematica solo a suon di nozioni…). Ho studiato le scienze e imparato come si osserva il mondo e si cerca di trovare spiegazioni alle mille manifestazioni della natura. Ho sviluppato il mio senso critico, certamente grazie ai miei genitori, ma anche a diversi ottimi docenti (mica tutti, eh, è normale). Ho letto - non solo imparato a memoria - testi di letteratura, storia e filosofia, e ho imparato così ad amare la lettura, che ancora adesso è un hobby molto forte. Adoro l’inglese e ancora lo studio a 40 anni.
      Sarò stata fortunata per indole e inclinazioni, e per aver incontrato docenti mediamente capaci, non ne dubito. Ma, vista questa mia esperienza, tendo ad essere perplessa quando sento racconti di ragazzi o genitori che lamentano di avere *tutti* docenti incompetenti e incapaci, o di essere vessati da compiti *sempre* eccessivi e inutili, o di essere trattati *solo* ingiustamente. Se è davvero così, io ho proprio preso il jolly dal mazzo delle carte, perché di intoppi in questo senso ne ho avuti veramente pochi. Vorrei anche sottolineare che mi sono sempre impegnata, però. Anche questo a qualcosa è servito.

  50. Bravo, ora vada a fare lo stesso col medico, con gli avvocati che nomina o col geometra che sistema casa. Abbia il coraggio di dire a TUTTI come devono fare il proprio lavoro, signor “so tutto io”. E, soprattutto, quando suo figlio sarà in difficoltà perché non ricorda passaggi fondamentali per affrontare l’anno scolastico in corso, gli insegni come fare per mettersi in pari senza rallentare il lavoro di una classe intera (oltre che a vivere in quegli unici tre mesi l’anno).

  51. Scuola e vita Non sono mai state in antitesi, anzi…si completano. Si possono fare benissimo entrambe, la Scuola si occupa della sua parte, i Genitori della loro, il figlio apprende facendo entrambe (e molto di più ci sono i coetanei, lo sport, i centri estivi, animali, etc…può fare molte più cose in una giornata ed apprendere da tutte) e questo durante tutto l’anno, non solo nelle vacanze estive. Non vedo il problema, è sempre stato così. Il genitore può far vedere quando il figlio non è a scuola come si applicano certe nozioni e certi insegnamenti accademici, può far sperimentare vivendo certi fenomeni studiati, può fargli fare tante altre esperienze in cui il bambino può comprendere meglio ciò che impara a scuola, facendo non guardando un cellulare o la PlayStation: facendo non guardando ! Diciamo pure che il padre non aveva voglia di fagli fare i compiti e seguirlo in quello anche durante le sue vacanze, sarebbe più verosimile. Poi mi pare inverosimile anche che il bambino abbia bisogno di riposare, i bambini non hanno bisogno di relax, ma di sfogarsi, hanno fame di stimoli, di crescere capacità e qualità morali…non hanno tempo per rilassarsi, quello lo fanno i vecchi. Prima dei 18 anni bisogna aver formato un Adulto, con cognizioni, capacità, potenzionalità, competenze, qualità, e una personalità pienamente formata, non avete poi molto tempo per prepararlo alla vita di Adulto pienamente consapevole di se, dei suoi limiti, delle sue capacità, un Adulto, autonomo, indipendente, equilibrato e sereno..non c’è tempo “per vacanzare”!

  52. Caro Diego mi trovi in gran parte d’accordo su quanto dici. Peccato solo che, al di là di come la lettera è stata scritta e presentata, il contenuto della lettera è pienamente condivisibile. Molte persone (a volte gli stessi professori) sono d’accordo con la suddetta questione dei compiti delle vacanze, ed in effetti ci sono molte ragioni per essere d’accordo. Tu invece fai un discorso molto acuto, con riflessioni intelligenti, ma che si risolve in niente. Chi ce lo dice che l’idiota non sei tu ma ti sai mascherare bene?

  53. Grazie Mattia
    il video di Michael Moore da una completa visione sul sistema scolastico Finlandese che è da prendere come modello
    Consiglio al blogger Diegozilla di disegnare solo fumetti..il suo post è ingiusto nei confronti di quel padre..poi ricorda Quando giudichi gli altri, non definisci loro, definisci te stesso.
    (Wayne Dyer)

  54. Ha pienamente ragione questo signore. Il cervello va allenato come i muscoli. Tu adulto: che, se vai in vacanza smetti di fare la corsetta quotidiana? Forse che se durante l’anno fai sesso l’estate smetti di farlo? E allora perché l’estate devi smettere proprio con la lettura, con un minimo di riflessione? Tutti si improvvisano insegnanti, non pensando che la tradizione dei compitini è sempre esistita; compitini che quasi nessuno ha fatto se non in minima parte; compitini che se non li fai non prendi alcun brutto voto. E queste cose si sapevano. Ma fino a oggi il principio della loro importanza non era mai stato messo in discussione, soprattutto dai profani, e il fatto che stia avvenendo è solo il segno evidente di un imbarbarimento. Tanto quel tempo libero tolto alla lettura di una poesia, di un classico, che si crede?, i ragazzi lo passeranno su tablet e cellulari, a caricare la mente di un autismo telematico i cui effetti nefasti si vedranno in età adulta. La mente è come il corpo va allenata un minimo di continuo, e tra chi lo farà e chi non lo farà domani si osserverà la differenza.

    1. Ecco perché andiamo sempre peggio: perché “si è sempre fatto così” e non si ammettono alternative.

    2. Tu che durante l’anno lavori quindi durante le vacenze vai avanti a farlo esattamente come la corretta e il sesso bravo, bell esempio.

  55. ho smesso di leggere dopo poche righe il commento dello pseudo giornalista che ha stigmatizzato la lettera, perchè pieno di ‘osservazioni’ improprie, di ipocrisia e retorica fine a se stessa, e perchè (finge di ) interpretare pensieri che nella lettera non ci sono, come il “voi sì perchè siete parte di un branco dal quale noi ci distacchiamo. Quelli che hanno fatto i compiti? Dei coglioni. Cazzi loro” osservazioni del tutto assenti dal significato della letterina, messe in luce incece ipocritamente e veramente da miserabile se non da vittima di un qualche complesso’. A partire dal fatto che il Babbo ha scritto che per suo figlio pensa che questa linea si appropriata, non certo Quanto scritto nella lettera del Papà è oggetto di discussione e di dubbi in mezzo mondo e dovrebbe far riflettere. La Svezia pochi lustri fa aveva un’ istruzione che versava in condizioni precarie. A seguito di studi hanno ridotto le ore settimanali in classe, e ridotto lo studio a casa a solo 20 minuti. Ha ragione il Papà, al bambino deve essere lasciato il tempo, e incentivato, per fare il bambino,giocare, sperimentare, creare, possibilmente in ogni attimo. Sempre che questo non si traduca in (troppo ) in ozio, tenendo presente che anche un po’ di ozio, contrario del neg-ozio, è necessario.

  56. Per il mio parere bisognerebbe fare come nelle culture anglosassoni ove invece di aiutare dando compiti (allenamento estivo) non assegnano esercizi da fare ma fanno test di ingresso al nuovo anno, se non lo passi ripeti l’anno precedente. Responsabilizza di più come sistema e rende autonomi, così sin dal percorso primario (scuola elementare).

    1. Il grandissimo sistema inglese….che produce già dalla scuola una bella linea di demarcazione tra la popolazione…e ripetere tutto l’anno a fare? Io sono stato bocciato un anno per due materie, con le altre che avevano la media sopra il 7 e alcune sopra l’8 (si le due che andavano male, erano proprio basse)…il risultato? mi hanno fatto passare l’anno dopo con un aiuto…e le materie che avevano 7 erano ancora con il 7 e quelle con l’8 ancora con l’8…insomma un anno buttato…

    2. Bell idea giusto per avere già nella infanzia i sintomi dell angoscia e del fallimento perche se non passi il test butti un anno di vita, ma mi perdoni quante sciocchezze dice ? ma da quale scuola militare arriva? Ce da fare da imparare non da vacanzare ma quanta esaltazione…

  57. “Siamo di fronte alla negazione frontale e compiaciuta del riconoscimento di un establishment, qualunque esso sia.” Ed è una cosa bellissima.

  58. Da insegnante: non mi pare corretto l’atteggiamento del padre che sottintende un alone di saggezza suprema che gli permette di mettersi al di sopra della scuola e dei professionisti che ci lavorano. Ancora una volta, da insegnante: non mi piace la risposta di Diego che non si pone nemmeno il dubbio che, auto-reverenza a parte, l’impiegare il tempo insieme al figlio, in attività pseudo-ludiche, potrebbe tutto sommato non essere una cosa così terribile…
    Ancora, da insegnante: con gli anni ho imparato che ogni alunno è diverso dagli altri e non esiste un metodo universale per fargli acquisire competenze, conoscenze e coscienza di se come membro di una società basata sulle regole, regole che sono però soggette a cambiamenti perché pensate per la migliore vita sociale in un contesto fortemente dinamico e mutevole. In parole povere, sarà il tempo a darci la risposta su quanto sia stato appropriata o inopportuna la scelta di questo genitore, escluso il triste post su facebook che davvero poteva evitare .

    1. Quindi, dato che tutto è relativo, sta suggerendo di aspettare ad educare ed insegnare che il tempo ci dica come era meglio fare con il senno del poi? 😉

  59. Io, invece, ho visto questa lettera come una critica al nostro sistema scolastico che, parliamoci chiaro, è un mondo a parte. Quando il sistema scolastico avrà ripreso contatto con la realtà, non avremo più gente che disprezza gli studi canonici affermando di essersi laureata “all’università della vita” né laureati che non avranno altro appiglio che il loro pezzo di carta. Ah, dimenticavo: sono un insegnante.

  60. A certi genitori è da revocare IMMEDIATAMENTE la patria potestà. Si dovrebbe fare come facevano gli Spartani: lo Stato a 7 anni sottraeva i figli ai genitori e provvedeva alla loro formazione fisica e culturale e alla loro educazione civica e sociale. E la loro città NON venne MAI distrutta o conquistata (cadde in rovina per altre cause).

    1. ma di che soffri? praticamente animali da macello immolati per una causa, che non è vivere bene. Curati

    2. E questa sera ceneremo nella Ade, ma quanti disagi hai? Sarebbe ottimo avere una società civilizzata che si occupa di dare un adeguata formazione ai bimbi non toglierli ai genitori e magari farli lottare coi leoni che se non son forti non li vogliamo

      1. Sapete replicare solo con gli insulti o riuscite a formulare anche argomentazioni in maniera civile come ho fatto io SENZA INSULTARE CHICCHE E SIA (come diceva Totò)? Intanto, ho citato un popolo della Grecia antica: sono stati i padri fondatori della nostra civiltà, se non ci fossero stati loro oggi staremmo tutti 5 volte al giorno appecoronati faccia a terra in direzione della Mecca.

        Detto questo, servirebbe una patente di buon genitore, visto che ci sono almeno tre generazioni da buttare completamente nel cesso (visti anche gli ultimi fatti di cronaca). Ma forse voi tutto questo non lo sapete.

  61. Leggere tutte queste opinioni mi fa pensare ad un padre del mio paese… Regalo’ al figlio un motorino e lo fece modificare perché andava troppo piano… I vigili lo fermarono e sequestrarono il motorino… Il padre gliene acquisto’ un’altro…. Il ragazzo un mese dopo si schiantò e perse la vita… Si, non fare i compiti non è cosi rischioso ma le regole vivendo insieme vanno rispettate…credo che il signore in questione potrebbe ovviare ai compiti facendo lui stesso scuola al ragazzo facendogli dare gli esami …. Cosi gli insegnerebbe che un genitore e’ coerente 12 mesi l’anno…. Caterina Scanferla

  62. Non concordo. A parte che si cercano dei “toni” nella lettera che io non vedo assolutamente. Detto questo penso anche che i compiti non servano. Qua in Svezia dove vivo e lavoro (in una scuola) i compiti non si danno da anni, in Finlandia idem, e sono modelli educativi che ora li stanno prendendo ovunque. Come anni fa fu Montessori o Reggio Emilia. La scuola, almeno quella italiana, ma direi un po’ tutta quella occidentale, si basa sulle conoscenze, verificabili tramite verifiche e test, e non sulle conoscenze. Tra l’altro chi si accinge a frequentare una scuola non ha la minima possibilità di scelta delle materie, ma è costretto a studiare quello che qualcuno ha deciso al suo posto. Altre realtà che funzionano benissimo sono Sudbury School e Summerhill School.Spero che l’approccio di Alexander Neill possa essere usato ovunque. Ricordo poi Gardner, Robinson, Hawkins, quali critiche hanno mosso alla scuola, idem Illich.

  63. Povero il bambino. Poveretto il padre. Poverini anche diversi commentatori, che credono di avere una risposta propria e originale ma sono già la seconda generazione di completa dicotomia tra famiglia e società. Probabilmente anche i vostri padri e madri, mentre si godevano il bengodi postbellico [bei risultati del cazzo - un 34enne] vi hanno raccontato la favoletta che ‘sto coglionea5stelle sta raccontando al proprio figlio.

    Al mio omonimo che cita l’articolo posso solo dire che mi dispiace per lui.

    A chi cita i paesi esteri per giustificare tale abominio genitoriale: non avete capito una mazza né della lettera né di questo articolo.

    Non vi spiego nemmeno il perché, non credo siate in grado di poter discutere della cosa in maniera cosciente.

  64. Leggendo questo articolo ho capito che ho fatto bene ad invitarti al mio matrimonio quindici anni fa. 🙂

  65. A parte gli scherzi, davvero spesso basta il buonsenso per capire quando i compiti sono davvero troppi. Personalmente con i miei due figli non è capitato.
    Vanno bene a scuola, praticano sport ed escono con gli amici.
    Non è affatto vero che per andare bene a scuola e fare tutto devi rinunciare al resto: il mio maggiore frequenta un’accademia professionale per la danza che lo impegna tutti i giorni sabato compreso almeno 3 ore al giorno da 4 anni ed è sempre andato bene a scuola. Ciò non esclude le uscite con gli amici e qualche ora di cazzeggio su Wow.
    Ecco magari usa poco Facebook e chiatta poco: purtroppo a questo deve rinunciare.

  66. Condivido molto le tue osservazioni. Aggiungo che questo signore non ha mai visto dei professionisti portarsi il lavoro in vacanza, ed io non ho mai visto dei professionisti avere 3 mesi di vacanza in un anno, più 2 settimane a Natale ed una a Pasqua. Sono convinto che tutte le attività che hanno svolto, le avrebbero potuto fare anche aggiungendo i compiti per le vacanze in mezzo. Gli vuole insegnare a vivere?…gli insegni a produrre e competere (fondamentale nella nostra società).

  67. NO ma, perché adesso i compiti delle vacanze sono vitali???
    Paragonabili al fatto di essere un delinquente o fuorilegge??? Allora siamo tutti ladri!!!!!Per quelli che magari non sono al corrente o non hanno figli: i genitori LAVORANO! Ma meno male che qualcuno durante l’anno si prende la briga di passare un po’ di tempo con i figli a fare altro che i COMPITI! Ma per favore, che c’entrano i grillini con tutto questo? Veramente scandalizzata dall’articolo e dalle risposte di coloro che sono d’accordo con il giornalista.
    Per informazione le scuole che utilizzano metodi noti per i lori risultati come la famosa Montessori, non danno compiti ai bambini (né ai genitori) neanche durante l’anno.

    1. Questi metodi famosi hanno i loro contro.
      Certo non li si conosce per sentito dire, ma studiando pedagogia. Questo fanno coloro che insegnano a scuola.
      In ogni caso secondo me è preoccupante se una mole di compiti nella media mette in crisi a tal punto un ragazzo (o un genitore); infatti solitamente non ci vogliono certo tre mesi di pomeriggi per svolgere quelli assegnati.

  68. Il padre è un operaio in cassa, quindi prendi soldi per fare un cazzo, tipico della sinistra. Faccia l’operaio e non parli di cose che non sa ostentando una certa padronanza lessicale, peraltro inutile al tornio.

  69. Questo signore ha postato un documentario sulle scie chimiche che titola “la TV ha ordini ben precisi: non mandatelo in onda la gente non deve sapere”.
    HO DETTO TUTTO. Fate i compiti o diventate così.

  70. Il problema è che quegli stessi docenti che scrivono di esser d’accordo con il padre oltre a non capire nulla te li ritrovi ogni giorno a fianco che distruggono, distruggono e distruggono quel poco che resta.
    Lobotomizzati convinti e fastidiosi . Sono stanca e stufa.

  71. Non ricordo aver mai corretto dei compiti delle vacanze a scuola, pero’ ho sempre avuto degli insegnanti molto competenti che ricordo ancora con molto affetto, bo vado a finire i compiti

  72. Mi sfugge dove, con questa valanga di insulti a questo bsbbo che ha il coraggio di non fare la pecora e di ribellarsi al comune comportamento, che secondo te dovremmo tutti accettare passivamente come marionette sennò non siamo come il branco, tu dimostri che è sbagliato non fare i compiti, cosa che accade praticamente in mezza Europa senza trasformare i bambini in piccoli lucignoli. Perché se puoi dimostrare che il non farli ha qualche effetto controproducente allora ti posso anche ascoltare, altrimenti sei solo un povero rosicone che, in virtù di dogmi acquisiti dall’infanzia, odi ciecamente chiunque provi ad uscita dal coro. Cordialmente.

  73. Ognuno è libero di scrivere e dunque ognuno è libero di rispondere.
    Comunque i compiti estivi sono una stronzota.
    La scuola italiana rispetto alle alire come Francia Germania Inghilterra paesi bassi ecc è indietro e invece di pensare ai compiti estivi pensassero a migliorare i corsi ed i programmi

  74. No, vabbè, non ce la posso fare. Ho letto gli ultimi commenti.

    Da oggi, siccome lo dicono gli scienziati e gli avvocatoni, io smetto di rispettare i semafori rossi e gli stop, io so io, non sono mica una pecora come voi, e da oggi io passo pure col rosso e voi vi dovete fermare, perché io mica sono una pecora come voi, ho studiato all’università della vita e lavoro presso me stesso.
    Eccomi, sono un ribelle, che questo mio commento diventi virale, subito.

  75. Ovviamente questo articolo (che dal mio punto di vistaè abbastanza condivisibile) genera una diatriba; vi do il mio parere da ex studente (istituto tecnico + ingegneria), appena uscito dall’università ed appena entrato nel mondo del lavoro. L’unica ragione che posso dare ai “detrattori dei compiti” è che a volte il carico di lavoro dato risulta eccessivo rispetto alle reali necessità, ma i compiti delle vacanze sono necessari. Molte materie (specialmente le materie scientifiche, quindi matematica, fisica, chimica e scienze in generale) hanno un percorso didattico progressivo, in cui i concetti imparati servono come base per l’apprendimento dei concetti futuri. I compiti delle vacanze, oltre che rappresentare un importante esercizio mentale, fanno sì che i ragazzi si esercitino sulle cose già apprese per consolidarle e avere più facilità nell’apprendimento degli argomenti successivi. Il non fare i compiti delle vacanze implica che lo studente arriva a settembre senza aver ripassato gli argomenti basilari per affrontare la classe successiva, quindi si ritrova ad inseguire.
    Poi io mi sarei anche rotto le scatole, personalmente, di quei genitori che difendono sempre i figli contro gli insegnanti, che dicono che i figli devono studiare troppo e roba del genere (non so se è il caso del padre in questione, ma purtroppo è un comportamento diffuso). Se dalla scuola i ragazzi non imparano un briciolo di autorità e le hanno tutte vinte rischiano di crescere come debosciati e di finire ad arrivare all’età adulta senza sapere fare nulla e senza avere competenze per affrontare un’università o un lavoro.

    1. Infatti abbiamo.proprio.bisogno di altri universitari e.laureati quelli che abbiamo.non ci bastano se uno va a lavorare i campi è un disastro. Se uno non è portato per.lo studio gli cade il cazzo e li fa cedere anche ai compagni di classe

  76. Ciao Diego, spero avrai voglia di leggermi. Non so quanti anni abbia, forse è molto tempo che non va a scuola; nella nostra scuola, quella italiana, l’unica che conosco. Io ho finito le superiori da 5 anni e ora sto facendo il mio percorso di studi. Lei forse non sa, come inizio del discorso, quanto insegnanti incompetenti, umanamente e professionalmente, sono presenti nelle nostre strutture didattiche: la cosa è a dir poco vergognosa. Ma questo spero bene che lo sappia ma parliamo dei sopravvissuti: se conosce qualche insegnante, DEGNO di essere chiamato tale (perché io credo sia il mestiere più importante per una società, nonché rispettabile e stimabile che esista), e ha parlato con qualcuno di loro a proposito del job act sa bene che la situazione è a dir poco critica, spaventevole, agghiacciante. La politica sa che la scuola è la madre della società a venire e come si dice delle mamme del XI secolo, lavora sempre, non smette mai, ma così tanto che ha fretta, troppa e gli insegnanti cambiano ogni anno e bisogna seguire il programma impartito dal ministero alla lettera, guai a chi sgarra ma si scordano di insegnare. Le nozioni sono un liquido e la scuola si è ridotta a squallido imbuto intasato da mancanza di professionalità.

    Per me la scuola dovrebbe essere una stanza vuota visibile a tutti gli alunni in cui gli insegnanti lanciano le nozioni e le osservano insieme ai loro allievi, ai nostri figli, i figli di tutti noi, che dovremmo amare, rispettare in quanto essere umani che stanno conoscendo il mondo. Che cosa vogliamo fargli conoscere? Il Dovere? Una delle trappole più grosse in cui siamo, come società e come individui imprigionati da decenni, da prima che io nascessi, forse da sempre.

    Altra piccola domanda: “si perde, in maniera assoluta e violenta, l’importanza di fare parte di un gruppo per il quale valgono per tutti le stesse regole.
    Da un punto di vista educativo e sociale questo è devastante. […]
    Svilisce, annulla, azzera il ruolo dell’autorità. Qualunque essa sia. […]
    Siamo di fronte alla negazione frontale e compiaciuta del riconoscimento di un establishment.”

    Quanto a lungo dobbiamo farci andare bene questa scuola, questa politica, questa distribuzione della ricchezza interna di un paese, questa giustizia, questo senso della comunità, questo vivere da individui che fanno finta di essere un gruppo ma sono, siamo anime sofferenti che si arrangiano come possono? Quanto a lungo? Sono sicuro si sia alzato un polverone più grosso della soffiata che l’ha fatto alzare, forse perché ormai ogni voce ha davanti un megafono o forse perché ognuno vuole, ha bisogno (ed è anche una cosa bella se non si sfocia nella democrazia random del pensiero) di dire la propria, cosa secondo il suo senso etico è necessario.

    Ma io le chiedo: quanto a lungo dobbiamo essere soggetti a qualcosa che forse, e dico forse ma la mia idea l’ho ben chiara in mente, non funziona, non è etico, non contempla più l’umano, non prende più in considerazione chi siamo?

    Forse questo gruppo di cui facciamo tutti parte non ha buone fondamenta, forse poggia su pessime basi. Lei mi vuole convincere che finché ci sono queste basi bisogna rispettarle? Mi dispiace io non ci sto.

    La mostra scuola è ciò che di più antieducativo esiste, non abbiamo bisogno di persone colte, abbiamo bisogno di esseri umani, non di cervelli matematici (magari anche) ma di cuori generosi. Cos’è importante insegnare? Questo dobbiamo chiederci. La scuola lo fa. A mio parere no.

    Ora: ci tengo a precisare, visto che ormai viviamo in un mondo dove sembra che l’opinione possa essere solo bianca o nera, che non sto difendendo a spada tratta il signor babbo. Ma sto criticando il suo articolo che stronca l’Individuo nel suo atto di pacifica e violenta ribellione. Un atto necessario, un atto coraggioso, un atto di responsabilità in un mondo dove i genitori se ne lavano le mani delle proprie responsabilità nei confronti dei figli e la società cresce senza nessun padre, senza nessuna madre. Papà dovere e mamma sacrificio. Io non ci sto.

    Viva gli atti di libertà.

    P.S. mi permetto una critica: il suo linguaggio e i suoi vocaboli, nell’articolo qui presente, sono degni di un ragazzo adolescente e isterico. Questo intendo con democrazia del pensiero: mi creo un sito scrivendo quel cazzo che mi pare con un linguaggio da scuola elementare. Mi scusi per il mio giudizio ma leggerla è stato irritante.

  77. Concordo in parte con quello che scrivi: effettivamente la generazione di genitori saccenti nei confronti della società e al tempo stesso menefreghisti nei confronti dei figli è una grande piaga dei tempi moderni, come gli insegnanti svogliati e un’innumerevole serie di categorie da approfondire in altra sede.
    Però poi vedi, tu mi concludi il tuo ragionamento con una frase del tipo “ho capito un unica cosa importante”…e io mi chiedo allora che senso abbia fare i compiti estivi se poi si arriva a fare il blogger di ‘sta cippa e si scrive un’unica senza accento.

  78. L’elogio della patetica.
    Sei finito col fare un sermone politico contro il partito a te antipatico.
    La malattia del tifo non si riesce proprio a debellare.

  79. http://youtu.be/OUK1Xy5XBi4

    In Finlandia niente compiti a casa,niente compiti per le vacanze e guarda guarda…
    PS condivido la scelta del Papà e credo che un tema come questo non vada affrontato in modo così semplicistico.
    In un paese dove i politici si fanno comprare con un sacchetto di noccioline non mi reputo né di destra né di sinistra,preferisco guardare avanti e non correre il rischio di sbattere la faccia.

  80. La lettera del padre è vanagloriosa e saccente. La immagino scritta da uno che ha sempre avuto la vita facile tra i banchi di scuola perchè gli piaceva studiare e non ha mai fatto particolare fatica ad ottenere dei risultati, famiglia ipertradizionale. Ora che tocca al figlio: una sana rivalsa sociale, io genitore, con la forza dell’amore, decido e scelgo in barba a tutti quel che cavolo mi pare. Devi solo sperare che tuo figlio abbia delle doti personali notevoli per recuperare con gran fatica tre mese di inattività totale. E poi se fossi nei panni delle insegnanti di tuo figlio non lo ammetterei a scuola finchè tu non abbia sostenuto un bel colloquio con dirigente scolastica e consiglio di classe, per illustrare personalemente il tuo progetto educativo.

    1. La immagino scritta da uno che ha sempre avuto la vita facile tra i banchi di scuola perchè gli piaceva studiare e non ha mai fatto particolare fatica ad ottenere dei risultati, famiglia ipertradizionale.

      Oh bella. D’accordo sulla vanagloria e la saccenteria, ma per il resto la mia impressione, sostenuta dallo stile e dalla lingua della lettera, è stata precisamente contraria: di una persona con un passato scolastico frustrante che proprio per questo, a spese del figlio, si sta prendendo una molto tarda rivalsa sulla scuola.

  81. In una scuola in cui il dialogo con gli studenti è ridotto all’osso… La tua opinione sparata così mi sembra alquanto chiusa. Da studente ero costretto io a stimolare la curiosità dei professori e dei miei amici su argomenti extrascolastici, ma validi (come poteva essere la visita ad un museo). Per il resto non c’era tempo di fare un cazzo se volevi buoni voti… Io per fortuna ho optato per voti mediocri e ho voluto accumulare conoscenze diversificate (paradassolmente tornate subito utili appena ho iniziato a lavorare).

  82. Forse il pargolo che non ha fatto i compiti estivi ha imparato molto di più facendo una sana vita all’aria aperta, imparando a costruire la scrivania da sé con la supervisione amorevole del suo padre, e facendo elettronica e utili “lezioni di vita” …. glie lo auguro e son sicuro di si!
    Trovo la lettera di suo padre, che ha destato tanto orrore a Diego Cajelli, lo scrittore di quest’articolo, ammirabilmente civile, rispettosa e lucida (soprattutto per uno che dice di preferire la “scuola della vita” a quella delle aule - gente che normalmente non sa distinguere il congiuntivo dalla congiuntivite). Già il fatto di essersi presa la briga di scriverla per gli insegnati del figlio è un segno di apertura, onestà e voglia di comunicare…
    A pensarci bene non mi ricordo d’aver dovuto fare compiti estivi, e di ciò sono grato…. invece anch’io lavoravo e viaggiavo con mio padre e imparavo cose utili del mondo… dopo l’estate era un nuovo anno, nuove classi e nuovi insegnanti…
    Se il bimbo doveva fare gli esami di ricupero a fine estate forse un tale atteggiamento non sarebbe giusto… ma questa “giustificazione individualista a non seguire le logiche di una comunità” che viene tanto condannata e schernita nell’articolo come un azione egoista fatta “in maniera assoluta e violenta” lo trovo invece una scelta coerente e ben soppesata … infatti il sig Marino Pettretti lo trovo assai simpatico (ha pure una bella grafia!), e non mi sembra una grave minaccia per la sacrosanta struttura salda della società… e se tale società ci toglie la facoltà di fare delle scelte individuali direi che è un bene che sgretoli per cedere il posto ad un’altra società fatta più a dimensione umana.
    Trovo molto meno sano l’atteggiamento meschino (e forse invidioso) di Diego Cajelli, lo scrittore di quest’articolo bilioso, che condanna le scelte libere di una persona che non conosce… e che lo copre di insulti e critiche, senza voler capire le vere motivazione delle sue azioni e poi (dulcis in fundo) da vero vigliacco si dichiara assolutamente non disposto ad un confronto o un dialogo con il padre del ragazzo, dicendo “dopo vent’anni di presenza in Rete ho capito l’inutilità del confronto”…. e quindi si chiude nella sua sacrosanta verità, in un falso mondo egoistico e autoreferenziale, condannando chi non la pensa come lui e rifiutando categoricamente di comunicare…
    Ma facesse i cazzi suoi invece di romperli ai perfetti sconosciuti!
    (PS ma che c’entra la foto di Jason il mostro serial killer che esce dalla macchina? Sarebbe l’immagine delirante che Diego Cajelli s’è fatto dal padre del bimbo?)

  83. Pienamente d’accordo con Diego. Aggiungo che
    - un padre dovrebbe “insegnare la vita” (sempre che sia titolato per farlo) a un figlio tutto l’anno, non solo durante le vacanze
    -di tutte le forme di insegnare il libero pensiero, quella di non far fare i compiti delle vacanze mi sembra la più stupida possibile. Ce ne sono invece molte altre intelligenti.
    - l’atteggiamento del padre fortifica nel figlio l’opinione, tipica di chi è contento di essere ignorante, che studiare sia spiacevole e inutile

    Infine, è evidente che la lettera non sembra scritta affatto nell’interesse del figlio, come invece dovrebbe fare ogni padre. Piuttosto, mi sembra una manifestazione di egocentrismo del padre, che vuole fare l’originale e il figo a spese della creatura.

    Insomma, il padre è il tipico coglione che pensa di essere intelligente e figo. Ma non gliene faccio una colpa, la nostra società sta girando il quel senso.

  84. VACANZA: Periodo di libertà dal lavoro o dagli obblighi scolastici in coincidenza con festività, turni di riposo o altre circostanze.
    Leggendo il significato della parola vacanza si intravede una piccola frase piena di significato che ora riporto, “periodo di libertà dagli obblighi scolastici”, ciò significa che ogni alunno è libero dallo svolgimento dei compiti quindi la decisione del padre non è del tutto scorretta come pensa lei. Immedesimandomi lei, anche un lavoratore dovrebbe “portarsi” in vacanza i propri compiti, ma sono convinto che lei è sicuramente il primo a rilassarsi durante la sua più che dovuta vacanza.
    Le auguro una buona giornata e le faccio i miei più sinceri complimenti per la viralità del suo blog, spero non si abbassi al livello di quel povero padre pubblicizzando questo suo sfogo. Lei è così superiore.
    Ahahah

  85. Non posso davvero esimermi dal dirti quanto sia insulso l’articolo che hai scritto. Ma da dove sei venuto fuori? Ecco ritorna indietro e non farti più sentire. Grazie

  86. non ho mai letto una cosa più squallida di questa, credo sinceramente che tu sia un imbecille. per questo a leggere questo articolo mi viene da vomitare. una frase come “La lettera diventa virale perchè si infila nelle ferite ontiche che la diffusione delle Bufale hanno aperto nella nostra società, del grillinismo d’accatto, del disinfo-controinfo-stocazzinfo fuffologico dei siti su Altervista.
    Ci sono dei passaggi, che è bene evidenziare per mettere in luce i significanti di una semantica socialmente pericolosa, ancor di più quando vengono usati in modo inconsapevole.” credo sia l’apoteosi di un ignorante senza nessun appello, culturale o non. tu ti appigli ad heidegger con la parola ontica, senza sapere evidentemente, da quello che scrivi, che che cosa voglia dire. studiati inoltre cosa vuol dire il senso della parola semantica, idiota, che con la lettera non centra niente. le ferite ontiche? ma per favore. sciacquati il cervello, non è il caso di scomodare una filosofia morta e uccisa dalla stessa società novecentesca dalla tecnica di cui il riflesso diretto è proprio la scuola odierna che questo articolo cerca di difendere. come compito a un bambino andrebbe fatto comprare calvin e hobbes e fargli stimolare cervello e fantasia. con che dignità scomodi il cadavere di heidegger per una lettera di un tizio che scrive a un prof di prima elementare cento anni dopo che heidegger è morto, stramorto nell’epoca dell’unificazione totale tra essere e funzione, e la sua filosofia con lui. ma è il tuo modo di usare ontico che mi fa schifo, perchè pensi che usare un genere di termini talmente raffinati quanto fuori contesto possa dar una qualche dignità al tuo articolo del cazzo, che è pieno di niente, scritto perlomeno perché mi auguro che qualche soldo almeno tu lo abbia racimolato. idiota!. non ti rendi conto che il tuo articolo è quanto di più reazionario si possa scrivere su come funzioni l’istituzione scolastica? sei un deficiente, fai delle demenziali critiche sulle fonti di una lettera che uno scrive a un altro, non hanno senso quelle critiche, non era in tribunale, non aveva nessuna necessità di citare chi gli consigliava di far fare a suo figlio quello che invece è suo diritto, cioè gestire il figlio come meglio crede. io credo che tu sia seriamente un imbecille, non hai alcuna conoscenza di alcuna materia che è chiamata in causa in questa comunque inutile vicenda, che dovrebbe essere prevalentemente di diritto privato. sei un idiota, e un pessimo giornalista, perché usi parole di cui non conosci nemmeno il significato, solo per far finta di possedere conoscenze che non hai, semantica e ontico in primo luogo, ma non voglio neanche pensare quante altre grandi parole di cui non sai il significato sai tirar fuori.

    1. Oh, Maio, Maio, Maio, ti ricordavo più ufficiale e molto più gentiluomo.
      Comunque, se ti ho fatto incazzare così tanto con questo articoletto, prova a dare un’occhiata a questo:

  87. Salve, mi chiamo Elvis e scrivo la mia opinione. Appena letto questo articolo e leggendo per la prima volta la lettera in questione su questo stesso articolo, il mio giudizio sulla vicenda era nettamente a favore dei contenuti (anche se non nella forma) della lettera del padre, e ritenevo l’articolo di Diegozilla un inutile esercizio di supercazzole tese a elemosinare vita di luce riflessa; mi sono detto “..ma se uno decide nel libero arbitrio dell’educazione di suo figlio di sgravarlo dai compiti delle vacanze giustificandone i motivi per i quali, perché cazzo si deve sentire la colpa di una morale che lo rende responsabile nientepopòdimeno che della merda dei tempi in cui viviamo sulla base di fantomatiche rigidità di schemi sociali da rispettare, laddove grazie al cielo ancora così rigidi non sono? (ho letto nei commenti a sostegno assurdi paragoni col rispettare o meno semafori o oneri fiscali, gente che redarguisce per virgole, apostrofi e accenti scappati alla distrazione o alla precarietà di tastiere piccolissime, tutta gente ben convinta e sicura di come dovrebbe essere la società modello, quella Giusta. Roba da matti, mi sono detto. Questi sottilizzano su un brufoletto e si portano dietro emorroidi a grappoli)”. Dopodichè? Dopodichè i contenuti vanno pure contestualizzati e così mi sono guardato i profili facebook sia di Cajelli che del babbo “ribelle”. E sono giunto a una diversa conclusione. Ho capito che quella del Cajelli è viceversa una pregevole e preziosa provocazione tesa a sbugiardare lo spirito ipocrita di una lettera che non è affatto un esercizio di sacrosanto libero arbitrio nell’esercizio della patria potestà, bensì una stucchevole, nauseante e ormai consueta forma di esibizione del proprio ego quando esso è patologicamente ipertrofico. E mi sono detto “.. ma brutto coglione, non vuoi che tuo figlio faccia i compiti? nessun problema, anzi, per quel che mi riguarda fai bene… quello che non fai bene è farlo sapere ad una nazione intera, rubando all’ozio dell’uomo comune il tuo quarto d’ora di notorietà, perché in tal modo generi proditoriamente un discredito pubblico nei confronti dell’insegnante di tuo figlio, quel vile che carica di compiti i ragazzi, ma soprattutto dai implicitamente per scontato che quello che ritieni più giusto per tuo figlio sia giusto per chiunque altro, trasformando una vicenda privata in una sorta di manifesto ideologico. Dio ci scampi da riforme scolastiche fatte da una classe dirigente che pensa con teste come la tua, mi sono detto”. La morale? Niente, la morale è che bisogna conoscere sempre il contesto, prima di farsi un’opinione. La morale è che “Non tutti quelli che ti buttano della merda addosso lo fanno per farti del male e non tutti quelli che ti tolgono dalla merda lo fanno per farti del bene”. (cit.)

  88. crearsi un blog, per poter dire la propria, essere indicizzati da google, condivisi, twittati, linkati, fa di te solo un quaquaraqua specchio dei tempi di merda in cui viviamo!

  89. Ritengo i compiti estivi inutili, spesso una scusa per gli insegnanti che non hanno avuto il tempo di insegnare come si deve durante l’anno. Una perdita di TEMPO (nel senso che il tempo delle vacanze serve ad altro) ed inutile per chi è più indietro nelle materie perché i compiti li fa fare a genitori, fratelli, amici ecc……. Detto questo I COMPITI PER LE VACANZE VANNO INSINDACABILMENTE FATTI. Chi, nel pieno diritto di farlo, non li ritiene opportuni, deve adoperarsi nei modi e sedi opportune per modificare la regola vigente, ma fino a quando questa è la Norma la rispetta. Si chiama vivere in una comunità.

  90. ” … ma sono certo che la fuori ci siano degli insegnanti meravigliosi che, alla fine, quello che fanno è proprio insegnare a vivere…” Sarà, ma a te non hanno insegnato la differenza tra un articolo (la) e un avverbio (là, con l’accento)…. Forse un ripasso dell’italiano, prima di emettere sentenze….

  91. Pazzesco. La scuola di oggi è la versione per bimbi con problemi di apprendimento, rispetto a quella anche solo di 30 anni fa. Questi che fanno scrivanie e si godono 3 mesi di ferie in totale spregio delle indicazioni di insegnanti che magari istruiscono mocciosi da prima che questo padre imparasse a guidare, un domani entreranno in un ufficio…e lì si, che si accorgeranno di quanto devono ringraziare papino per avergli fatto credere che l’anarchia è un modo ragionevole di impostare la vita sociale. Oppure a 30 anni getteranno acido sugli ex della fidanzata, chissà.

  92. Io invece condivido tutto, non cambierei una singola parola del suo discorso. Aggiungo che il vergognoso azzeramento del rispetto dell’ autorità e delle persone in genere da parte di molti bambini e adolescenti nasce proprio da qui..deresponsabilizzando e giustificando i futuri uomini in ogni occasione e mettendo in discussione costantemente e davanti ai loro occhi l’operato degli educatori. Andando avanti così avremo un branco di uomini sicuri di avere molti diritti senza che sentano il minimo peso degli oneri dei doveri.

  93. (Ex allievo): «L’italiano: ero piuttosto debole in italiano. Ma, come vede, non è poi stato un gran guaio: sono qui, procuratore della Repubblica…».
    (Vecchio professore): «L’italiano non è l’italiano: è il ragionare» disse il professore. «Con meno italiano, lei sarebbe forse ancora più in alto» (cit. L. Sciascia)
    Dedicato a tutti quelli che “l’università della vita” e “studiare a che serve?”

  94. A mio parere, basterebbe rendere ben chiaro le conseguenze delle azioni: valutazione a inizio anno dei compiti estivi, come fosse un compito in classe, valutati da 1 a 10. Qualcuno decide di esimere tuo figlio dal farli? Nessun problema, a suo figlio verrà dato il minimo, un 1, e da lì partirà il suo anno scolastico, inevitabilmente in salita.
    L’unico rimedio contro una società che vira all’autoreferenzialità e all rivendicazione di un’autorità non propria è fissare bene i paletti legali e istituzionali, in modo da rendere chiare e trasparenti le conseguenze delle proprie azioni.

  95. Chiaramente un’analisi perfetta…..
    Ma a mio parere eccessiva, proprio in virtù dei fatti che lui stesso espone, il concetto dei valori espressi in rete.
    Per quanto mi riguarda l’ho interpretata nel modo più blando possibile, senza tutte queste analisi freudiane, l’ho interpretata magari sempre con il troppo ottimismo che ho, ma secondo me e penso secondo migliaia di altri, questa lettera non vuole che essere un più avvicinamento del ragazzo al genitore in un periodo dell’anno in cui si è tutti più liberi.
    Non certo una rivolta alle istituzioni che chiaramente devono essere rispettate e qualsiasi genitore intelligente deve far rispettare al proprio figlio.
    Insomma un’analisi per me eccessivamente dura e davvero fuori luogo, anche se da rispettare.

    Una considerazione social-politica: svegliati perché finché non si da’ una botta seria all’attuale modo di vivere e di fare politica, le tue idee democratiche-comuniste non saranno mai applicate.

    Ciaooooooo

  96. Non sono certo al 100% ma, credo siano in pochi a sapere che probabilmente esiste ancora una legge in vigore che “vieta” di assegnare i compiti durante le vacanze annuali. Solo che viene bypassata insieme a tante altre cose..

  97. Bah… assurdo. Non l’avrei mai accettata una cosa simile. Con i compiti il bambino DEVE imparare a fare le cose che gli spettano senza rimandare niente “a domani” o farà così per il resto della vita o peggio non farà proprio nulla. Tre mesi sono tanti, questo bambino è stato così indaffarato giorno e notte che non ha avuto 1 ora al giorno per fare i compiti per la scuola?Che poi non si lamentassero i genitori se durante l’anno il figlio resta indietro con le divisioni e la maestra è alle frazioni. Non si lamentassero se poi dovranno spendere soldini per mandarlo a ripetizione perché prenderà 2 o 4 alle superiori e dovrà rifare l’anno e il bambino si scoraggerà e si metterà in testa di non saper fare le cose e diventerà “svogliato”. Il figlio imparerà a vivere non di certo solo dai suoi “insegnamenti di vita” di 3 mesi ma vivendo tutti i giorni a scuola, fuori scuola e a casa. L’esperienza insegna e a volte anche gli insegnanti, oddio non tutti perché io tanti insegnanti che ho avuto erano solo dei ridicoli pagliacci. Questo non è un danno alla società, è e sarà un danno solo del figlio. Questo papà ha voluto fare il “thug life” con questa lettera, poteva almeno limitarsi a giustificarlo. E se fossi stata l’insegnante avrei detto “Ok ci sta. Inizio a darti anche io una lezione di vita. Non hai fatto i compiti perché dovevi imparare a vivere? Bene da oggi in poi li avrai come extra durante l’anno e a fine anno vorrei vederli. Decidi tu quando farli, sei libero la scadenza è a fine anno. Così impari a non rimandare a domani quello che avresti potuto fare ieri.”

  98. se gli insegna le nozioni della vita dovrebbe sapere che ormai l’elettronica è monopolio di Cina e Taiwan 😀 un futuro da disoccupato

  99. Trovo francamente esagerato il numero di risposte -e quindi l’attenzione- presenti a corredo di questo post. Le posizioni di Diegozilla possono essere condivisibili o meno, i suoi toni invece sono incivili fin dal titolo ed ampiamente censurabili.

    Ho smesso dopo un po’ di leggere gli interventi per mancanza di tempo, ma mi faccio una semplice domanda:

    “MA ASSEGNARE COMPITI ESTIVI IN QUANTITÀ ADEGUATA DA PERMETTERE ANCHE LO SVOLGIMENTO DI TUTTE LE ALTRE -UTILISSIME- ATTIVITÀ (RIPOSO COMPRESO) , NO?”
    Così si salva capra e cavoli: un minimo di studio per conservare lo “status quo” raggiunto alla fine dell’anno precedente, pochi compiti che TUTTI gli studenti dovranno eseguire e, se non lo fanno, saranno sottoposti a verifica per quantificare l’eventuale danno causato dal mancato studio estivo (può benissimo essere che non ne avessero effettivamente bisogno, ma quanti saranno, in percentuale?).
    Non servono nuove leggi, e mi fa ridere chi definisce i compiti estivi addirittura incostituzionali:
    Basta un minimo di buon senso da parte degli insegnanti: per conservare quello che s’é studiato nel corso di un intero anno scolastico, basta rivedere veramente poco: un paio di pagine al giorno. E sarebbe come minimo un buon metodo, all’inizio di ogni nuovo anno, verificare la “prontezza” della classe ad affrontare il nuovo programma.
    Pochi compiti, che possano far tutti senza rinunciare a gite, campeggi, etc. Pochi compiti, così pochi da rendere difficile anche al più sprovveduto dei padri lo scrivere -o anche il solo concepire- lettere come questa.
    E risparmiarci la retorica volgarizzata (e non si capisce poi il perché - la posizione trae forse maggior forza, da paRolacce ed insulti? Piuttosto, la ridicolizza) del Diegozilla di turno.

  100. Ci sono alcuni pensieri della lettera che non condivido, tutta via concordo su quanti, nei commenti, hanno espresso il parere di totale inutilità dei compiti estivi.

  101. Trovo meraviglioso che la maggior parte degli insulti sia, in sostanza, basato sullo stesso tipo di linguaggio comunicativo.
    Sesso-invidia-comunismo-saccenza-chi ti credi di essere.
    Berlusconi prima, Grillo poi, vi hanno fottuto il cervello (e il linguaggio) per benino.
    Comunque, se vi ho fatto così incazzare con questo articoletto, provate a dare un’occhiata qui: http://www.diegozilla.com/2016/02/il-dizionario-dellidiota-digitale/
    così vi esplode il cervello.

    1. Non posso fare a meno di continuare a chiedermi: a cosa serve tutto questo? Una rissa digitale, basata su insulti da un lato e risposte ironiche (talvolta contro-insulti) dall’altro, non danno vita ad una discussione che possa ampliare un minimo la consapevolezza delle persone coinvolte. Io non credo che sul Web il confronto sia inutile, mentre nella vita sì. Per il semplice fatto che gli internauti (apparentemente) anonimi che incontriamo qui, sono le stesse persone con cui abbiamo a che fare nel mondo fisico. Se non riusciamo a trovare una forma di comunicazione e confronto civile con alcune di loro, temo che non riusciremo a farlo nemmeno “là fuori”. Questo commento non vuole essere un attacco alle idee dell’autore, sulle quali non mi pronuncio…perché se un post, anche se controverso, produce un dibattito, è un conto. Se degenera come una rissa in tre secondi, non ha alcun senso partecipare a uno sfogo virtuale di rancori difficilmente spiegabili. E mi chiedo cosa ne pensi l’autore, di questa sorta di inutile sfogo collettivo. Non sarebbe stato meglio ignorare i commenti insultanti (capisco che a cancellarli tutti ci vuole troppo), e procedere a fare una discussione costruttiva coi rimanenti?

      1. In mezzo a sto casino qualche risposta seria l’ho data.
        Comunque hai ragione. Penserò a una gestione più consona dei commenti, anche se credo che al massimo per lunedì questo mio articoletto sarà dimenticato.
        Nel mio post ci sono diversi errori, è vero. Sono aggressivo e provocatorio, è vero.
        Però, è altrettanto vero che, se limitiamo la cosa al discorso dei compiti, prima di tirare in ballo Svezia e Finlandia, dovremmo gestire tutta la nostra società in quel modo. Partendo dalle auto in doppia fila.

        1. Grazie per la risposta. E’ vero che la qualità del discorso la fanno gli utenti…così come la vivibilità delle strade la fanno i guidatori (se ho capito il discorso, ma forse non l’ho compreso affatto…mai stato una cima nell’intuire le cose :P)

  102. La lettera per me è allucinante. Se fosse uno scherzo, sarebbe ance divertente. Ma, purtroppo, non lo è (ho sempre un barlume di speranza che sia una delle solite bufale di Facebook…). Credo che la questione centrale non sia se i compiti estivi siano utili o meno. (la mia risposta sarebbe: dipende).
    Ma trovo allucinante che un’autorità (il padre) imponga al figlio di non ubbidire a un’altra autorità (l’insegnante).
    Cosa si insegna al figlio? che c’è sempre una giustificazione per aggirare le regole? che non si debbano pagare le tasse perchè la pressione fiscale è troppo alta, o si possa parcheggiare sui posti dei disabili perchè non c’è posto altrove, o che si possa superare tranquillamente i limiti di velocità perchè quelli messi “sono assurdi”?
    E mi immagino anche l’imbarazzo degli insegnanti. Punire il bimbo? si ma… la scelta non è stata sua. Non punirlo? in questo modo si perderebbe credibilità nei confronti degli altri alunni.
    Poi ci sono delle assurdità… i professionisti SERI non si portano il lavoro in vacanza. Può darsi (ma siamo proprio sicuri che TUTTI i professionisti SERI non lo facciano?). Ma un professionista SERIO molto probabilmente si è fatto il mazzo fino a 35-40 anni a scuola tra università, master e corsi di aggiornamento. “Diversi docenti, psicologi e avvocati”. Ma che c’entrano gli avvocati????? E per che no i dentisti, gli idraulici o gli architetti? E per finire: “io ho tre mesi pieni per insegnargli a vivere”. Su questo punto, sono senza parole.

  103. Ma io ho letto la lettera del padre e non mi sembra tanto agressiva e fuori dalle regole da come riportato nell’articolo. Da come viene vista con quella foto la prima cosa che mi fa venir in mente è di una lettera di qualche padre frustrato o chissà che cosa! Invece leggendo la lettera del padre diciamo che sono pienamente daccordo con lui, si hanno nove mesi per studiare e solo 3 mesi per svagarsi e riposarsi, il padre lo ha aiutato a costruire la scrivania ed è andato in campeggio con il figlio, sono tutte cose che con il ritmo di questa società urbanizzata ci lasciamo sfuggire e non può che giovare ai più piccoli. Il più delle volte si dovrebbe isegnare a vivere, certo lo studio e importante ma nel limite se poi ci priviamo pure di quei pochi giorni di vacanza che danno! Mentre l’accanimento lho visto da parte di chi a scritto l’annunico “”È lo stesso tipo di atteggiamento che mi porta a non pagare il biglietto dei mezzi pubblici, o a fottermene delle regole”” ma veramente tutto questo per non aver fatto i compiti per casa? Io direi di dare un occhiata alla lettera del padre e leggerla per com’è e non comprenderla in modo sbagliato!

  104. Buongiorno Diego, grazie dell’analisi. Spesso chi approva tace dando l’impressione di non esistere.

  105. Ma prima di scrivere un articolo del genere, ha mai letto qualcosa di pedagogia. La lettera avrà tutte le pecche che lei vuole, ma questo articolo rasenta l’ignoranza totale. Da educatore, insegnante e pedagogista mi risulta difficile discutere con lei , le rammento solo che in Finlandia (non so se sa dove si trova) che hanno il sistema scolastico migliore d’Europa e tra i primi al mondo, i compiti a casa sono ridotti al minimo durante l’anno, figuriamoci durante le vacanza. Inoltre il paragono con il biglietto dell’autobus è assurdo, in quanto il biglietto è obbligatorio, i compiti sono una genialata di molti professori. Legga un po’ prima di scrivere, davvero.

    1. Cosa leggiamo?
      La teoria dei giochi?
      Analizziamo un po’ assieme la figura del free rider?
      Se io ti assegno dei compiti
      TU
      LI
      FAI
      Oppure mi dici che li hai fatti, ma che te li ha mangiati il cane.
      La trovo una giustificazione più sana.

  106. Ciao! ti offriamo un caffè in ufficio da noi, quando vuoi,
    così magari ci spieghi cosa siano le “ferite ontiche” 🙂
    Diego
    (Altervista)

    1. Parliamone.
      Parliamo anche della vostra responsabilità nella diffusione di contenuti socialmente pericolosi?
      Tipo l’antivaccinismo, la cura del cancro con la polvere di puffo, i proclami sovranisti, etc…
      Già che ci sei, puoi chiedere al tuo ufficio marketing se è pronto l’algoritmo di gestione del ranking pubblicitario in funzione del contenuti?

      1. Diego di Altervista, ma ‘sto caffè?
        (scusa, ho cancellato l’URL che portava ad Altervista perchè qui, se vuoi fare pubblicità, mi devi dare un milione di euro)

      2. Vieni a trovarci a Torino, dove lavoriamo, e ti ospitiamo molto volentieri, visto che hai toccato il tema responsabilità parliamone pure qui.

        Altervista è un hosting provider e come tale è un servizio neutro che ti consente di aprire un blog e postare i tuoi contenuti a cui non viene (e non può essere) imposta alcuna censura. Quello che scrivi è ovviamente responsabilità tua. Non è una nostra opinione o filosofia, è la legge.

        Se esiste una diversa responsabilità di Altervista allora è pari alla responsabilità della rete stessa, attraverso la quale transitano i contenuti: ovvero di Facebook grazie al quale vengono diffusi e sponsorizzati, dei suoi utenti che consapevolmente li condividono, di Google che li indicizza e, ulteriormente, li sponsorizza… Altervista è un servizio nato più di 15 anni fa, per permettere a ciascuno di esprimere la propria creatività, opinione e passione. Il nostro servizio fa parte di un sistema con delle regole, chi sbaglia ne risponde, come dappertutto. Siamo un servizio gratuito perché l’accesso alla possibilità di esprimersi non sia solo per chi può permetterselo.

        1. Dai, Diego, su…
          Un po’ di serietà!
          Non puoi rispondermi (e assolvervi) usando i concetti e la definizione di Web 2.0 usata da O’Reilly dodici anni fa.
          Forse va bene al tuo livello percettivo, o va bene nelle presentazioni per impressionare i clienti. Ma qui no. No davvero.
          Anche perchè se fosse davvero come dici tu, voi non sareste parte di un gruppo fortemente 1.0 come l’istituzionale Gruppo Mondadori.
          Diego, in questi dodici anni è cambiato il senso stesso dell’uso del Web, sia da un punto di vista tecnico, sia da un punto di vista etico.
          Le “ferite ontiche” che deridi, delle quali mi chiedi spiegazioni, sono i mutamenti profondi del senso esistenziale-digitale che, per forza di cose, sfociano nella realtà oggettiva di tutti i giorni. Mutamenti profondi che la piattaforma per la quale lavori ha amplificato, diventandone il megafono.
          Se, non dico tu, ma il tuo capo, o il capo del tuo capo, non avete mai pensato alle conseguenze del vostro impatto, trincerandovi dietro la favoletta del UGC e dello schema del Web 2.0, allora si tratta di un problema molto più grande, inaffrontabile di fronte a un caffè.
          Non trovi?

          1. Ok Diego, hai usato le parole difficili e hai dimostrato di aver fatto i compiti a casa, bravo.

            Mi spieghi però cosa vuol dire questo? “in questi dodici anni è cambiato il senso stesso dell’uso del Web, sia da un punto di vista tecnico, sia da un punto di vista etico.”?

            Vuol dire che nel 2016 se faccio un post sul mio blog personale in cui esprimo perplessità in merito alle vaccinazioni mi dovrebbero chiudere il blog?

  107. Bravo! Finalmente qualcuno che non si è perso.
    Pregherei i signori genitori che simpatizzano con il padre imbecille, di tenersi a casa e portare i loro pargoletti ineducati e idioti alla scuola della vita anche durante l’anno scolastico, in modo da non impedire a quei coglioni di compagnia i che studiano di apprendere.
    Grazie.

  108. Se lei lavora, avrà sicuramente delle ferie. E mi sembra che in ferie nessuno le venga a dire di fare ciò che normalmente fa (al lavoro)….devo aggiungere altro?

    1. Le ferie generalmente sono una quindicina di giorni e, considerando che per gli adulti la percezione del tempo è molto più ridotta che per i bambini, c’è la vaga possibilità che in tre mesi un bambino possa facilmente disperdere le nozioni apprese durante i mesi scolastici. C’è la vaga possibilità che quando anche un bambino non disperda ciò che ha appreso possa essercene qualcun altro per il quale non sia così. C’è la vaga possibilità che invece esista proprio qualcuno che si porti il lavoro pure nei quindici giorni di ferie, specie se fa il libero professionista. C’è la vaga possibilità che se tu hai tutto il diritto di educare tuo figlio come meglio credi, ciò non ti autorizza a renderlo di dominio pubblico a questo modo, rendendolo una sorta di manifesto ideologico che crea il solco a un modello giusto per chiunque. No, forse è meglio che non aggiungi altro. Complimenti per il paragone.

  109. qua ragazzi state sbagliando, il padre sta sbagliando, il percorso didattico prevede compiti per le vacanze ed e’ giusto (3 mesi senza fare niente equivalgono a dimenticare parecchie cose). il grosso problema e’ che ne danno troppi da fare! in giusta proporzione ci stanno e danno cosi’ modo anche al padre di far “vivere” il figlio durante l estate

  110. Anche tu comunque con questo articolo sembra che voglia andare “contro corrente” per una manciata di click. La tua conclusione mi inquieta moltissimo: “Dopo vent’anni di presenza in Rete (in maiuscolo?) ho capito un unica (hai dimenticato l´apostrofo) cosa importante: l’inutilità del confronto.” In pratica é come se tutto quello scritto in precedenza venisse distrutto logicamente con l´ultima riga (non tutti saranno arrivati a leggerla, ne sono sicura). Inoltre, se personalmente posso concordare sulla questione di “nozioni vs vita” e sul fatto che la scuola sia decisamente piú di un luogo dove tramandare informazioni, non penso che incitare alla pura obbedienza del sistema e rispetto assoluto delle regole sia molto educativo. Se non sbaglio uno dei principali obbiettivi dell´educazione é proprio lo sviluppo di un pensiero critico.

  111. ” Dopo vent’anni di presenza in Rete ho capito un unica cosa importante: l’inutilità del confronto.”
    Sarebbe bastata questa rigonzola a farne un articolo con la propia decenza.
    Peccato che il confronto - inutile , su questo ha azzeccato - l’abbia fatto , eccome. Personalmente del genitore feecoh non m’interessa nè la lettera nè tantomeno “la solita, ovvia vista le posizioni, simpatia per una certa forza politica” che invece vedo è tenuta in considerazione da lei.
    Ma è l’incoerenza , che è risibile.
    Un articolo che è un controsenso unico.

    “Non starò qui ad analizzare il tono passivo-aggressivo e l’assoluta autoreferenzialità egoriferita che ti investe riga dopo riga.
    Lascio perdere. ”
    Ottimo . Negare quanto si sta per poi commettere.
    Un po’ come dicessi ” Hai pestato una merda ma non ti dirò che l’odore ha appestato la stanza . Lascio perdere”. Fantastico.

  112. PIENAMENTE D’ACCORDO COL PADRE , I BAMBINI O RAGAZZI SONO PROGRAMMATI A DIVERTIRSI A CORRERE A IMPARARE LE COSE FONDAMENTALI,NON A CHIUDERSI SU UNA SCRIVANIA A FARE COMPITI ,HANNO BISOGNO ALMENO OGNI 2 ORE DI STUDIO 1 ORA DI GINNASTICA COSA CHE NELLE SCUOLE VIENE MENO. RIFLETTETE ,BUONA GIORNATA

  113. Speriamo che il docente faccia il suo lavoro e dia il giusto voto ai compiti non svolti, l’anno dopo magari lo studente penserà a fare i compiti o dovrà fare i conti nuovamente a dei NC in pagella…

  114. Boh! Io ringrazio il Sig. Diego Cajelli per avermi portato a conoscenza di questa meravigliosa lettera ma, se pensa di suscitare scalpore col suo articoletto volgare e frustrato (“scrittore atomico”… ma per favore!), temo sia fuori strada.
    La sua visione della scuola manca di reale senso critico e competenza, evidentemente.
    Il modo arrogante, aggressivo e tendenzialmente volgare di scrivere serve chiaramente a riempire un articoletto che altrimenti non conterrebbe altro che il nulla.
    Vuol essere solo offensivo e invece risulta a malapena ridicolo.
    I compiti per le vacanze sono da sempre inutili.
    Un bravo maestro non ha bisogno di assegnare chissà che compiti. I suoi allievi studieranno perché da lui hanno imparato l’amore per la conoscenza, che è fatta anche di nozioni.
    Io insegno da quasi 30 anni e so benissimo quello che dico. Forse il Sig. Spocchioso non sa di cosa sta parlando.
    Oltre che insegnante sono anche padre e mi comporto esattamente come quello della lettera.
    Per cui… Evviva le vacanze e abbasso i voti!!!!!

  115. Lo webete 2.0 si accontenta di masturbarsi l’ego prendendo in giro gli webeti 1.0 o presunti tali. La considerazione che qualcuno là fuori possa saperne più di lui non lo sfiora, se un post somiglia ai soliti post stupidi che vede in giro allora DEVE essere un post stupido (come il suo autore ovviamente). Se ha tempo da perdere scrive un articolo come questo, altrimenti si accontenta di commentare gli errori grammaticali. Poi eiacula. Bravo, sei mejo te.

  116. Io penso solo una cosa. La libertà di pensiero è sancita dalle nostre leggi, quindi il padre in questione è libero di pensare che i compiti estivi siano deleteri. Questo però non significa che può istigare ed incoraggiare il figlio a non osservare deliberatamente delle regole che sono state stabilite da autorità competenti (nella nostra fattispecie, gli insegnanti hanno la responsabilità e quindi l’autorità per dare compiti estivi). In un contesto diverso questa rientrerebbe nell’istigazione a delinquere. Bell’esempio da parte di un padre.

  117. In casa mia c’e’ sempre stata una Regola. Quello che dicono le maestre, i professori, il preside è Legge. Scolpita nella pietra. A meno di gravi inadeguatezze. Ma anche nel caso di gravi inadeguatezze le rimostranze verso di esse furono rivolte in modo riservato a chi di dovere senza che io ne venissi al corrente, se non parecchi anni dopo (in particolare avevo un’insegante che definire sciroccata era poco). Per me quell’insegnante mezza pazza che mi faceva venire dei travasi di bile restava comunque una pietra angolare per la mia educazione e per la mia istruzione e non era concesso scalfirne di un grammo l’autorità e l’autorevolezza e concedermi una scappatoia per smettere di studiare quella materia (tanto lo dice anche mio padre, quella è matta).
    Io sto usando lo stesso metro coi miei figli. Non credo esista niente di più diseducativo che minare in un giovane ragazzo la deferenza e il rispetto che si devono ad un insegante.

  118. Articolo esilarante. La lettera del padre ho visto solo lo stralcio di varesenews, non so dove recuperare quella integrale) mi sembra più che ragionevole e scritta in maniera educata. Se fosse stata puramente polemica o scritta in tono arrogante da “bastardicosaavetefattoamiofiglio”, sarei stato d’accordo con l’articolo. Non vedo, ripeto almeno in questo stralcio, nessun tono passivo-aggressivo.
    Personalmente, di questo “TU LI FAI” mussoliniano non ne sento il bisogno. L’impressione è anzi semplicemente che chi ha scritto questo articolo sia il classico fascista d’opinione.
    Sono dei cazzo di compiti delle vacanze ragazzi. Ripigliatevi. Pure io credo di non averli sempre fatti. Esiste una cosa chiamata “conseguenze” e il ragazzo si prenderà il suo 2 a inizio anno o quel che è. Non per questo diventerà un asino nè mancherà di rispetto a tutto in vita sua. I pipponi sulla “negazione frontale e compiaciuta del riconoscimento di un establishment” mi fanno ridere. Di nuovo, le regole, come in tutto, prevedono delle sanzioni apposta.
    Al massimo, imparerà un po’ di spirito critico.
    Invito chi ha scritto l’articolo a guardare il lavoro che Moore ha svolto sulla scuola finlandese, piuttosto. Il papà, in questo caso specifico, va nella direzione giusta. Che poi sia un grillino o meno non è affar mio, non mi interessa valutare la persona in sè.

  119. Ma non sarebbe stato molto più semplice e “corretto” agli occhi di tutti se il genitore avesse deciso di far svolgere un po’ di compiti al bambino - magari un paio d’ore tutte le mattine - e poi trascorrere con lui i pomeriggi e i weekend a insegnargli la vita?
    Personalmente trovo che una cosa non escluda necessariamente l’altra; se il padre ha voluto escludere totalmente i compiti, è davvero una scelta arbitraria e non una reale necessità.

  120. Caro “Diegozilla”,

    ti dico solo una cosa: sei in ritardo di un’ottantina d’anni, te ne sei accorto?
    Hai fatto una gita ai monti negli anni ’30, sei finito in un crepaccio, e ti hanno scongelato adesso, quasi come la mummia del Similaun? E beh, ora t’informo io… Ecco, non piangere… lo so che certe notizie possono far male, ma…. nel frattempo, il governo Mussolini è caduto, il Minculpop è stato chiuso, il fascismo (tieniti forte…) è stato messo fuorilegge, e l’Italia, ben o male, è diventata una Repubblica, con una Costituzione che garantisce libertà di opinione, di parola, stampa, ecc…
    Mi spiace davvero per te, caro Diego, che vuoi che ti dica… il tempo passa e le cose cambiano… Però, ho una buona notizia per te: ci sono ancora svariati paesi al mondo dove minacce quali un “modus pensandi davvero pericoloso” vengono ancora prese “debitamente” in considerazione; sono regimi un po’, come dire, “rossastri”, ma va beh, non puoi avere tutto, sempre meglio della democrazia, no? Ecco, guarda, ci sarebbe la Cina, la Corea del Nord… e se preferisci i Caraibi, c’è pure Cuba, bel posto vero? Lì sì che ci stanno attenti ai “modus pensandi” della gente, grande, vero? Dai, vai a fare (il blogghero) in Cuba, lì sì che hai un futuro!

    I miei rispettosi ossequi,

    Elena

  121. Articolo a mio parere orrendo e carico di pretestuose e confuse analisi sui motivi e addirittura sul tono “passivo-aggressivo(?) del padre. Cosa ha detto il papà? Ciò che è giusto e sacrosanto secondo me. Ci sono varie forme di studio nella vita, e quella estiva non è destinata allo studio scolastico, ma al contatto con la famiglia, con la natura, con gli altri, con sé, con l’arte, con libri da leggere a piacimento, con il fondamentale ozio. Nove mesi sono più che sufficienti per lo studio (e qui sono alquanto convinto di ciò che dico, dato il mio rapporto non proprio saltuario con lo studio e la ricerca). Il padre non ha parlato di fancazzismo ma di un modo diverso di veicolare l’interesse del figlio durante i mesi estivi. Lo ha detto in un tono asciutto e netto, deciso come era giusto che fosse. Ne esce quest’accusa totalmente incapace di capirne il senso, piena di patetiche banalità (quale sarebbe”lo specchio dei tempi?”) e di egalitarismi posticci (“ah quello non vuole studiare mentre io studiavo, eh sarebbe facile così”..ma ci vuole così tanto a capire che il punto è totalmente diverso?). Insopportabile.

      1. Sono capitata qui dentro per la prima volta, ho scritto un commento serio da qualche parte. Poi scorro leggo questo e già mi pento di averlo fatto 🙁

        Ecco, a proposito di specchi dei tempi merda in cui viviamo, io credo che la rincorsa alla risposta cinica e ficcante a tutti costi sia l’esempio migliore
        Come se essere stronzi significasse essere più intelligenti

        Adios

  122. Ciao Diego, condivido le tue considerazioni sulle “pericolose” modalità comunicative utilizzate nella lettera e sull’atteggiamento che io definirei semplicemente arrogante e assolutamente indisponibile al confronto utilizzate dal padre del ragazzo (in perfetto stile “me ne frego”).
    Non posso però evitare di effettuare alcune considerazioni di carattere pedagogico.. L’ altro giorno ho letto un articolo del “prezzemolo” Fusaro che osannava una certa riforma pedagogica, detta riforma Gentile, che ancora oggi ha pesanti ripercussioni sull’organizzazione del sistema scolastico italiano. Purtroppo in Italia abbiamo avuto una riforma Gentile e non una riforma Montessori. L’ attivismo pedagogico non ha trovato una sua attuazione. Il discorso è molto ampio ma cerco di trarne solo pochi aspetti.
    Tutto ciò che è concettuale è stato anteposto alla pratica, alla manualità e il bambino, il ragazzo o discente che si voglia non è stato messo al centro del progetto educativo, ma è stato messo l’insegnante. Da qui anche un certo “disprezzo” verso i cosiddetti lavori manuali, e un certo abuso del nozionismo, che infatti ha creato anche una potenziale massa di studenti laureati fuori mercato.
    La motivazione, la molla principale che fa scattare l’apprendimento è stata sacrificata. Per ovviare a ciò sarebbe per esempio utile definire una base curriculare di materie o ambiti obbligatori e una serie invece a scelta del ragazzo in base alle proprie inclinazioni, già dalla prima infanzia.
    La quasi totalità delle lezioni oggi è condotta in maniera frontale e trovo questa pratica priva di senso. Si, perchè a differenza del passato il “libro di testo” non è l’unico strumento di conoscenza a disposizione dei ragazzi. La conoscenza dovrebbe essere co-costruita dai ragazzi in gruppo attraverso la molteplicitò di strumenti, digitali e non a loro disposizione, e l’insegnante dovrebbe fungere da mediatore dell’apprendimento

  123. Peccato, era bel pezzo da leggere e in parte anche condivisibile. Fino al riferimento politico, per chissà quale motivo poi… boh… Ah già si è vero perchè il “confronto è inutile”, ma aggiungo “…per chi si crede superiore all’altrui pensiero”.

    1. ” questo Ministero è venuto nella determinazione di disporre che agli alunni delle scuole elementari e secondarie di ogni grado e tipo non vengano assegnati compiti scolastici da svolgere o preparare a casa per il giorno successivo a quello festivo, di guisa che nel predetto giorno non abbiano luogo, in linea di massima, interrogazioni degli alunni, almeno che non si tratti, ovviamente, di materia, il cui orario cada soltanto in detto giorno.”

      Mi sa che voi leggete solo fino a “preparare a casa”. Il resto non era interessante o non riuscite a capire che non si devono dare compiti per il lunedì (e anche lì non è vietato tassativamente) ? Dove si parla delle vacanze estive?

      “un carico eccessivo di lavoro per compiti scolastici da svolgere a casa”
      un carico ECCESSIVO significa zero compiti?

      E poi un’altra cosa: i maestri poverini lavorano solo 4 ore al giorno? Perché tu pensi che il lavoro di un maestro si riduce alle ore che sta davanti agli studenti? Pensi che d’estate hanno 3 mesi di vacanza? Ma perché non andate a vivere con un insegnante, così la smettete di dire idiozie?

  124. ma di cosa state discutendo? … il padre ha sbagliato in pieno … l’unica cosa che ha insegnato al figlio è “se ci sono cose/incombenze da fare, utili o non utili, obbligatorie o meno che siano, puoi anche fare a meno di farle, troverai sempre il modo di evitarle e di giustificarti (nello specifico il paparino che fa la giustificazione)” … tralasciamo le conseguenze di questa lettera (“ripicche” dei professori con possibile abbassamento dei voti futuri, antipatie dei compagni che invece i compiti li hanno fatti, magari malvolentieri, ecc..), in tre mesi vediamo cosa a fatto: campeggio (una settimana, forse due, di più dubito, penso lavorerà anche il padre o no?), costruito scrivanie (immagino di sera o la domenica, sempre per il motivo che il padre lavora), gestione casa e cucina (almeno che non abbia fatto fare il muratore al figlio non gli dovrebbe aver “portato via” tutti i giorni tutto il giorno), gite in bici (sempre di domenica), infine la programmazione .. la sua passione … la passione se non è una professione (mi auguro per lui lo diventi) si fa nel tempo libero non sottraendo tempo ai DOVERI … come diceva sempre mia nonna PRIMA IL DOVERE POI IL PIACERE … al di là delle ideologie politiche

  125. se il padre non vuole far fare i compiti al figlio sono solo fatti suoi,
    io personalemente odiavo fare i compiti nelle vacanze e ora che lavoro,quando ci ripenso,credo che siano stati solo un inutile perdita di tempo,
    se di una cosa non ti importa te ne dimentichi,punto.
    Ha fatto in modo che il figlio si divertisse e passasse un estate comunque costruttiva,
    sono assolutamente dalla parte del padre.
    Le cose cambiano e a volte in meglio ,poi ripeto il figlio è suo ,se non c’è violenza o degrado ,
    l’educazione dipende dai valori personali.

    1. Michael moore potrà anche non piacere, ma guardate questo breve documentario sulle scuole finlandesi e cercate di capirne il senso. Sono completamente d’accordo con il padre di qiesto bambino, in particolare riguardo alla riduzione o all’abolizione dei compiti.
      https://youtu.be/1ZbGlDMF7HQ

  126. “una costante lotta percettivo/cognitiva contro ogni genere di forma di potere costituito, scienza compresa”.

    Io credo che questa (pericolosa) contrapposizione non sia semplicemente frutto delle dinamiche dei social network ma abbia radici ben più profonde nella frustrazione e nel senso di impotenza di fronte alle disuguaglianze e ingiustizie sociali della nostra società.

    La butto giù brutalmente ma:
    Se sei ricco (appartieni all’1%) sei libero
    Altrimenti (appartieni al 99%) non lo sei
    Io credo che questa sia la grande madre di tutte le frustrazioni dall’alba dei tempi fino ad oggi. Una persona è libera di fare quello che vuole mentre un’altra deve buttare via la sua vita facendo, che so, lo schiavo in fabbrica.

    E credo che finché non si esce da questa ingiustizia - come diceva Carmelo Bene: “bisogna liberare le persone DAL lavoro!” ovviamente riferito a quelli tediosi e alienanti, non di certo al tuo, Diego, che è una passione - una maggioranza di gente frustrata, esasperata e incazzata con “il potere” ci sarà sempre e spesso, purtroppo, con tutti i limiti culturali del caso che la porteranno alla frase quotata a inizio post.

    My two cents

  127. D’accordo al 100%, non avevo avuto il tempo di (e forse, l’interesse a) elaborare il mio pensiero in maniera esauriente articolata come hai fatto tu. Se lo avessi fatto, avrei detto proprio queste cose qui.
    Bravo, chapeau.

  128. Bisogna distinguere l’arroganza del padre dal contenuto intrinseco di quello che intendeva comunicare.
    In Germania i compiti durante il periodo estivo non vengono assegnati ai ragazzi perchè viene ritenuto che la mente di un ragazzo abbia bisogno di riposare e fare altre esperienze di vita. La vita non è solo quella che il padre descrive come 3 mesi di vita mentre gli altri 9 sono un’immensa scocciatura. La vita è a 360 gradi fatta di vacanze, esperienze pratiche e teoriche tutto arricchisce e ci fa maturare. La decisione, che può anche essere giusta di non fare i compiti, deve essere presa dagli insegnanti, non da un padre che si fa sberleffo dell’autorità. Non è educativo per suo figlio il suo atteggiamento arrogante e supponente

  129. “Ora, tirando le somme.
    Può darsi che questo mio post scateni dibattito, nel caso in cui venga coinvolto il padre del ragazzo in questione io non gli risponderò.
    Dopo vent’anni di presenza in Rete ho capito un unica cosa importante: l’inutilità del confronto.”
    GIà DA COME VIENE CHIUSA QUESTA LETTERA MI SORGE UNA DOMANDA:
    TUTTO QUESTO SPOLOQUIO, A CHI SERVE SE TU NON VUOI UN CONFRONTO?
    A CHI è INDIRIZZATO?
    SENZA CONFRONTO NULLA HA SENSO DI ESSERE PUBBLICATO E QUANDO LO FOSSE, CON UNA CHIUSURA COME LA TUA, NON MERITA NEMMENO DI ESSERE PRESO IN CONSIDERAZIONE.
    Un’insegnante, educatrice e terapeuta

  130. Ammesso che la lettera sia vera, c’è una cosa che va evidenziata e mi pare nessuno l’abbia fatta: il padre dice che ha tre mesi per insegnargli a vivere. E negli altri nove mesi cosa fa? se ne frega del figlio? Non crede che forse sono proprio quei mesi in cui può meglio “insegnargli a vivere” affiancando alla formazione scolastica la coltivazione di altri interessi? Questa, a mio avviso, è la dimostrazione che le argomentazioni del padre sono solo pretestuose e che, di fatto, sta solo giustificando l’indolenza del figlio.
    Stamani ho visto un breve servizio sulla RAI in cui si diceva che la famiglia e la scuola dovrebbero essere alleati e complementari e che i genitori non dovrebbero fare i “sindacalisti” dei figli. E sentire questo da una Rai che ha sempre sponsorizzato la politica di abbattimento della scuola e della cultura è tutto dire!

  131. Perfettamente d’accordo col padre. Ha fatto bene a non fargli fare i compiti e ha fatto bene a pubblicare la lettera.
    I compiti: tolgono tempo utile per attivita’ non praticabili durante l’anno (andare 2 mesi in inghilterra x esempio) e come mi diceva mio padre, classe 49, ai suoi tempi non esistevano nemmeno in un liceo classico. Utili solo ai professori che pensano di insegnare senza fatica.
    La pubblicazione: in ogni uso, costume, abitudine sbagliata, che sia stata superata c’e’ sempre stato qualche individuo che ha preso posizione in modo spavaldo per cambiarla. Seguita da poi altri. Speriamo siano in molti i padri a seguire l’esempio.

  132. L’accoppiata titolo/foto è fuorviante, miele per i forcaioli. Un padre che passa tempo con suo figlio invece che altrove (e scrive in italiano ineccepibile) mi fa commuovere ed è eccezionale (proprio perchè sono ‘tempi di merda’). Credo che i danni maggiori derivino invece dall’abbandono dei figli a loro stessi: la buona scuola è un elemento necessario così come la presenza assidua e positiva dei genitori. Il padre non ha detto che eviterà i vaccini, gli impedirà di studiare/far compiti durante l’anno scolastico o gli insegnerà a delinquere. TUTT’ALTRO. Magari è un ingegnere o un perito, non un complottaro che ha fatto l’università della vita per quanto riguarda la programmazione. Poi quella foto in bn, dio mio: non vedo altrettanto livore verso genitori che spariscono nel nulla, incuranti di tutti e della realtà, presi come per incantamento da un ormone adolescenziale; quelli sì che fanno danni.

  133. “Potevamo rimanere offesi…!” Citazione ironica di Aldo, Giovanni e Giacomo
    PERCHÉ IL BENE DEI BAMBINI è PIÙ IMPORTANTE DELLE REGOLE.
    Siccome non condivido la presa di posizione di questo post rispetto la scelta del papà di non far fare i compiti per le vacanze al figlio, mi permetto di condividere con voi le mie personalissime riflessioni. Lo so, come al solito sarà una storia lunga ma, se avrete il piacere di dedicarmi un po’ di tempo nella lettura, ne sarei felice …
    I bambini hanno una forma mentale molto diversa dagli adulti, le competenze acquisite in maniera corretta si sedimentano in modo permanente per cui se a scuola è stato fatto un buon lavoro di formazione non c’è bisogno di ripeterlo a casa durante le ” vacanze” estive… Diventa allora un mero esercizio di disciplina ossia l’osservanza senza riserve di norme date..che per lo più causando frustrazione e per il bambino e per i genitori i quali hanno la responsabilità di educare i propri figli affinché possano sviluppare in maniera armoniosa le proprie potenzialità per integrarsi in maniera appropriata nel contesto sociale di appartenenza che comprende si la scuola, ma anche altro……in oltre se vogliamo parlare nello specifico del post : Ho trovato che il papà ha giustificato la scelta utilizzando toni pacati e rispettosi; meno ha fatto il signore del altro post che, con toni carichi di rabbia e aggressività, ha accusato di tutto il signor Marino, additandolo come responsabile dei peggiori mali che affliggono la nostra società “in questi tempi di merda in cui viviamo…” Scrive lui, utilizzando per l’appunto argomentazioni e termini ( … A mio parere…) inappropriati ad un conforto civile e costruttivo.
    …posso continuare? Lo sai che sono una rompi C…. E mi diverto anche … ma so che tu mi vuoi bene anche per questo…!!!
    Le approssimazioni e generalizzazioni non mi piacciono ma visto che il post in discussione ne fa ampio uso, mi concedo anche io la licenza di fare lo stesso…. Quindi proseguo
    “Svilisce, annulla, azzera il ruolo dell’autorità. Qualunque essa sia. Oggi sono gli insegnanti che ti assegnano un compito, domani? Domani cosa sarà?
    Siamo di fronte alla negazione frontale e compiaciuta del riconoscimento di un establishment, qualunque esso sia.”….
    Questo passaggio mi fa venire i brividi… A voi no?!?! Chissà perché mi fa pensare ad un sistema di regime in cui non è concessa nessuna apertura e nessuna possibilità ad un cambiamento in positivo… Un sistema chiuso in cui bisogna sempre abbassare la testa ed obbedire perché così è deciso… Terribile, lo stesso ha fatto l’operaio che per non contravvenire all’ordine del proprio superiore ( l’autorità) è passato con il camion sopra il collega e lo ha lasciato a terra morto poiché stava manifestando per far valere i propri diritti… Ma questo è solo l’ultimo atto ( forse), in termini di tempo, del risultato di un sistema in cui non si può e non si deve contraddire alla regola… Non mi piacerebbe che i miei figli venissero educati a questo “non agire” Esiste sempre una via di mezzo quando si porta avanti educazione saggia, motivata e responsabile ma il fine non è educare all’obbedienza, bensì afferire alle nuove generazioni una possibilità in più per diventare cittadini attivi, liberi e responsabili. Il bene dei bambini è sempre più importante delle regole…

    1. Un commento decisamente intelligente e aperto, hai scritto ciò che volevo scrivere anche io. Lui espone le sue ragioni pacatamente, civilmente e in modo educato. Diego, al contrario, utilizza un linguaggio inappropriato, volgare e poco mirato alla voglia di confrontarsi, minando la possibilità di un confronto civile. La saggezza non equivale al titolo di studio, a quanto pare!

    2. Concordo con Simona. Perché mai dovrei insegnare ai miei figli a non contraddire un sistema che non condividono?
      Sono un’insegnante e NON consegno compiti delle vacanze, in quanto ritengo che le vacanze siano un momento di dovuto riposo.
      Non esorto i miei figli a non farli, ma più volte ho (ahimè inutilmente) cercato il confronto con i loro insegnanti su questo tema.
      La lettera del sig. Marino - che anch’io ho postato - mi ha suscitato simpatia e non l’ho trovata assolutamente arrogante.
      Lo stesso non posso dire del sig. Diego che conclude la sua dicendo di ritenere INUTILE il confronto… E allora perché ha perso tempo a scrivere?

  134. La domanda è un’altra …
    … che cazzo di lavoro fa questo che può permettersi 3 mesi a grattarsi allegramente col figlio ?

  135. Da insegnante, grazie per quello che è stato scritto.
    Ritengo anche io un segno preoccupante dei nostri tempi la lettera di questo padre. Mi fa piacere di non essere l’unica a pensarla così.

  136. P.S.: aggiungo anche che se un padre non vuole che il figlio stia sempre a scuola, basta scegliere il tempo normale rispetto al tempo pieno… Non glielo ha rapito nessuno, eh, per nove mesi. Invece talora fa comodo parcheggiare un figlio da mane a sera a scuola… Questo signore lavora 24 h. al giorno che sente il figlio preda dei docenti per nove mesi?
    Credo cercasse solo un po’ di notorietà sul web.
    Penoso.

  137. “Dal punto di vista educativo…”
    Quale punto di vista? Il tuo.
    Se per te un papà che preferisce godersi l’estate con il figlio è l’immagine del paese che va a puttane, portandoti anche a scrivere un articolo solo per crocifiggere un povero tizioqualunque, che per inciso ha avuto la cortesia di scrivere anche una lettere di proprio pugno al corpo docente. Mi sa che l’immagine del paese tuttologo e pieno di spaccacoglioni saccenti e ipercritici non la sta dando il signore da Varese. E stai sereno che il punto di vista dell’educazione non è il tuo.

  138. Ricordo che un giorno (frequentavo credo il quarto anno di liceo) decisi che non avrei impiegato il pomeriggio a prepararmi per il compito di fisica, perché quel giorno sentivo l’esigenza di mettere giù un racconto a cui pensavo da un po’ e per il quale temevo che non avrei più trovato l’ispirazione. Quel giorno non lo dimenticherò mai perché credo che in quel momento imparai una cosa importante: il valore della trasgressione.
    Ma la trasgressione non deve insegnarla la famiglia. Imparare a trasgredire è qualcosa di molto importante; è una dura conquista, che costa fatica, per la quale si deve essere pronti a pagare un prezzo, altrimenti che trasgressione è?
    Oggigiorno i genitori vogliono che i propri figli abbiano a disposizione proprio tutto, persino la trasgressione. Ma un figlio diventa persona libera quando comincia a ribellarsi al padre, non quando quest’ultimo gli si impone come complice per opporsi a un’altra istituzione, che avverte come antagonista nella sua funzione educativa.
    Detto ciò, vogliamo discutere che a volte le liste dei compiti per le vacanze sono esagerate? Che i compiti per le vacanze non possono colmare le lacune accumulate durante l’anno? Che durante l’estate si dovrebbe soprattutto consigliare la lettura di libri più che lo svolgimento di esercizi? Possiamo discutere di tutto, ma in modo costruttivo, non arrogandosi il diritto del “io faccio come mi pare” perché decido solo io. Pretendiamo che ogni persona che vive nelle nostre città rispetti le regole, ma poi siamo i primi a crederci esonerati.
    Che scuola e famiglia si delegittimino a vicenda non serve a nessuno. Entrambe hanno molti limiti, ma tolte queste, a chi vogliamo demandare l’educazione dei nostri figli? Alla rete? ai social?

    1. la perfezione non è di questa terra!
      Dannosa è, per il rapporto scuola-famiglia, la platealità data dal padre alla sua personalissima battaglia contro i compiti per le vacanze.
      Detto questo però trovo che il genitore abbia fatto benissimo a lasciare che suo figlio si dedicasse ad altre attività ricreativo-costruttive ed a con dividerle con lui, questo anche a costo di disconfermare la scuola, perchè i ragazzini hanno spesso molta più capacità critica di quella che noi gli attribuiamo.

  139. Forse un po’ di attenzione in più nel leggere la lettera (o una maggiore onestà intellettuale) non avrebbe guastato:
    il genitore scriveva “…voi avete nove mesi circa per insegnare nozioni e cultura..”
    non si fermava alle nozioni come lei lasciava intendere.
    Vorrei porre anche una domanda :
    non crede per esempio che la lettera possa offrire uno spunto di riflessione per quei genitori che pur avendo tempo a disposizione non ne dedicano ai propri figli?
    Non condivido neanche la sua conclusione:
    “….Dopo vent’anni di presenza in Rete ho capito un unica cosa importante: l’inutilità del confronto”
    Il confronto è sempre utile a meno che sia condotto con toni analoghi a quelli del suo post .

    1. La riflessione dovrebbe farla lui stesso: dove sta in quei 9 mesi? Se ha 3 mesi di ferie, troverà anche 1-2 ore al giorno durante l’anno scolastico per laureare suo figlio alla “scuola della vita”. La quale, detto tra noi, avrà comunque delle regole da rispettare.

  140. Condivido PIENAMENTE il comportamento di questo papà! Tutti siamo andati a scuola e tutti abbiamo fatto i compiti…a cosa sono serviti?! E’ più importante studiare le guerre puniche o passare un’estate con il proprio papà ad imparare tante cose che a scuola NON insegnano? Qui non si tratta di contestare tutto di tutto o di non pagare il biglietto dell’autobus, è ben diverso il concetto. Questo genitore infonde rispetto e sicurezza nel figlio verso i propri confronti. Il commento a questo articolo lo ritengo eccessivo e decisamente reazionario! Saluti a tutti e buona scuola a tutti i ragazzi.

  141. Nella sostanza si è trattato solo di uno spostamento di autorità. Disconoscendo l’autorità scolastica, il padre vuole che esista per suo figlio solo la sua di autorità, disponendo di fare un altro tipo di compiti, la cosiddetta “scuola della vita” di cui ovviamente il nostro si fa interprete. Detto questo forse, questi atteggiamenti racimolano una parte di giustificazioni da aspetti talora difficili da accettare: portare alle elementari tutti i libri nello zaino, carichi di compiti dopo l’uscita pomeridiana alle 17. Queste cose non riesco a spiegarmele e purtroppo c’è chi le usa per esibire la sua personale versione edl mondo

  142. Non mi diete che il povero bambino non aveva un paio d’ore a settimana per studiare! Accidenti quante esperienze di vita!! Quando ritorna a scuola che cosa ricorderà?

  143. Che pagliaccio di un padre.
    Se il pargolo avesse dedicato un’ora al giorno a fare i compiti delle vacanze non sarebbe morto, e sarebbe avanzato abbastanza tempo per imparare a “vivere”.
    Un’ora, dico 1. non 2, non 3, non mezza giornata. UNA FOTTUTISSIMA SINGOLA ORA AL GIORNO.
    E si, fare i compiti delle vacanze tiene allenati, eccome.

  144. Tu sei un grande. Condivido ogni parola solo perché anche io l’avrei scritto così l’articolo.
    Non vorrei entrare nel merito della vicenda, anche perché nei tanti commenti di sicuro è stata scandagliata in ogni aspetto, però quello che vorrei dire al simpatico padre è: anculuamammata, hai 3 mesi per insegnargli a vivere? E negli altri 9 mesi che fai? Lo parcheggi a scuola e davanti alla tv? Tu si che sei il prodotto più “social” degli ultimi tempi. Mi spiace solo per il tuo ego insulso, perché dopo che la tua “letterina” sarà fagocitata dal web tornerai ad essere ciò che sei: un nulla. Poi voglio vedere che t’inventi per altri 5 minuti di gloria.

  145. Sono insegnante da dieci anni. Sono un insegnante che non assegna compiti durante le vacanze ed il minimo possibile a casa. Per una mia scelta didattica. Mai nessuno mia ha costretto ad assegnare compiti o meno e anche se mi caldeggiassero di farlo non lo farei comunque. E’ una scelta dettata da motivazioni professionali e dall’esperienza di vita. A scuola ero molto bravo (potrei dire, con un termine piuttosto desueto, il primo della classe). I compiti delle vacanze li ho sempre fatti tutti per un forte senso di dovere che ho sempre avuto, dalla prima elementare alla quarta liceo; li ho fatti sempre nella prima settimana di vacanza (appena finita la scuola) per levarmeli dagli ammennicoli e godermi la meritata estate dopo dieci mesi di studio affrontato seriamente. Non mi sono serviti a nulla. Mai. Io li facevo e la stragrande maggioranza dei miei compagni li copiava. Non sono mai serviti a nulla nemmeno a loro. La cosa più ridicola che sento è che “i compiti servono perchè se no i ragazzi quando tornano a scuola dimenticano tutto”. I ragazzi dimenticano tutto il pomeriggio, se non sono stati incuriositi e stuzzicati nell’apprendimento. E’ la mia idea ma non mi permetto di criticare chi, affrontando un percorso diverso dal mio, ritiene che i compiti siano utili al percorso didattico e li assegna durante le vacanze. Detto ciò non condivido per nulla i modi e le motivazioni della lettera pubblicata. Come prima cosa la tempistica. Consegnarla all’inizio del nuovo anno scolastico è un chiaro atto di sfida da parte di chi si sente superiore. Se davvero crede in ciò che ha scritto lo avrebbe dovuto comunicare ai docenti alla fine dell’anno precedente, e magari provare a cercare una soluzione condivisa. In secondo luogo, cosa vuol dire imparare a vivere? Vuol dire anche avere delle incombenze, magari sgradite e non condivise che vanno comunque assolte. Nella vita sociale, purtroppo funziona così; in caso contrario è anarchia. Fottersene bellamente del lavoro di un insegnante significa mancare di rispetto nei confronti del suo ruolo e della sua persona. Oggi il figlio ha sicuramente imparato a costruirsi una scrivania e a vivere in campeggio, ma ha anche imparato che di fronte al dovere, quando questo non è gradito, si può trovare una soluzione alternativa e fantasiosa e ha imparato che ci sono persone che possono essere bellamente ignorate perché considerate di rango inferiore. La seconda parte dell’insegnamento di vita del padre non era indispensabile… Mi auguro che il ragazzo, dall’alto della sua scrivania nuova, possa riflettere su questi aspetti.

  146. ecco perché la scuola in Italia è indietro anni luce, perché il problema sono i compiti estivi!!! Il papà del bambino E’ UN GRANDE ed io ho fatto stessa cosa… capito???..E’ semplicemente vergognoso ed irriguardoso “speculare” sulla pelle dei bambini solo perché si devono vendere i libri estivi e per fare arrotondare gli stipendi agli insengnaNti, sono certo che molti commenti a sfavore del genitori siano proprio delle pErsone che hanno attinenza con gli insegnanti (loro stessi, coniuge, figli etc… VERGOGNA!!!)

    1. Apprezzo moltissimo il fatto che concludi con tre esclamativi.
      Di solito dopo VERGOGNA c’è una mitragliata di esclamativi tendente a infinito con qualche 11 piazzato in mezzo.
      Bravo!

  147. Per affrontare questa discussione sarebbe opportuno conoscere gli argomenti strettamente connessi ad esso. Il ruolo fondamentale del padre, la figura paterna oggi, cosa sono i valori fondamentali imprescindibili, capacità di leggere il circostante senza filtri, leggere i comportamenti e gli atteggiamenti dei giovani verso il prossimo, la famiglia, le istituzioni, e verso la Res Publica. Tutto ciò riferito all’attuale contesto sociale che eredita ed è direttamente correlato a quella rivoluzione Il ’68 è stata l’esplosione di una generazione occidentale, che andava dagli Stati Uniti a Francia, Germania, Italia, cioè la parte più ricca del mondo: non era la rivolta dei poveri contro i ricchi, era la rivolta dei figli contro i genitori nella parte più ricca del mondo. Rivolta occidentale.
    E’ stata una protesta, una contestazione che ha portato una rivoluzione tutto sommato borghese, per rivendicare una maggior libertà dei costumi, dei modi di vivere.
    Il ’68 ha spazzato via il concetto di autorità, di padre, di famiglia, quindi anche un certo senso della tradizione, dell’identita’, del risparmio; è stata una grande rivoluzione borghese di costumi, tant’é vero che le conseguenze che vediamo oggi di cos’é rimasto del ’68 sono proprio il senso anarchico di vivere e le nostre a libertà dei costumi opinabile su tutti i fronti.
    E’ la rivolta dei figli contro i genitori e verso le autorità nella parte più ricca del mondo. Rivolta occidentale. Come mai un fenomeno di origine americana, in Italia inizia a un certo punto ad usare un linguaggio fatto di termini come «rivoluzione», «abbattimento dello stato borghese»?
    Probabilmente perchè l’Italia aveva un partito comunista molto forte, che ha approfittato del momento come ha sempre fatto. Il DNA Italico metabolizza tutto in forme partitocratiche e strumentalizzazione politica becera.
    Da questo grosso serbatoio che era il mondo della sinistra italiana, quando è scoppiato il ’68 i giovani hanno attinto. Tuttavia hanno capito di non essere adatti a stare nel Pci (era comunque qualcosa che consideravano ancora appartenente al mondo dei padri, quindi vecchio) e si sono illusi di vedere delle versioni più presentabili del marxismo-leninismo. La «dittatura del desiderio» è la conseguenza principale di quegli anni. Il ’68 ha certamente spazzato via falsi miti: l’enfatizzazione di patria e dell’esercito, l’idea che l’autorità avesse sempre ragione, una certa ipocrisia nel vivere la vita famigliare, la fine di tanti formalismi. Ma l’enfatizzare la patria e l’esercito non va confusa con il giusto valore della patria e l’utilita’ dell’esercito. Ipocrisia familiare non va confusa con l’impegno, il senso del sacrificio, la dedizione, le regole il pudore che ormai sono banditi.
    Il problema è che ha spazzato via anche le cose positive. Uno degli slogan del ’68 era «vietato vietare»: quello è ciò che rimane oggi. Senza regole.
    L’opinionismo italiano di oggi, le critiche, le stronzate buoniste e sensazionalistiche di facebook hanno una radice sessantottina al di la dell’idea politica, che sia ex democristiana ex comunista ex di destra. L’atteggiamento di benevola apertura e comprensione per tutte le posizioni e per tutte le istanze che suscitano solidarieta’ e pieta’ spesso sono buoniste e dogmatiche che non vanno al di là di generici appelli moralistici, capaci solo di produrre compromessi confusi e di basso livello.
    Tutto questo poi si è spalmato e fuso con il “Liberismo” con il quale quasi tutte le potenze mondiali hanno assunto politiche di stampo liberista, favorendo un processo di globalizzazione dell’economia e, come conseguenza, della cultura, dei comportamenti e del pensiero. Caos valoriale, incoerenza, confusione che sfocia nel soggettivismo che tende ad interpretare ogni cosa in modo soggettivo negando l’esistenza di criteri di verità e di valore indipendenti dal soggetto. Ovvio corollario di questo assunto è la negazione di quanto è reale, oggettivo, fino alle estreme conseguenze. Cosa rimane del ’68 comunista.?
    Il vietato vietare, il pretendere senza dare, spacciare i desideri per diritti, l’arbitrario assunto, odio verso le istituzioni.
    Paese di corrotti?, di ladri? di fuebastri?…be il padre non deve tanto essere il riferimento per la denuncia ma deve essere quello che sa dire come rimediare in termini di legalita’ iniziando dal suo comportamento con autorevolezza, rigore all’affabilità e al rispetto, a dare regole a condurre il ragazzo verso la maturità. Occorre un padre che sappia comunicare che la regola non è un impedimento, ma la definizione dello spazio in cui potersi muovere liberamente. Se la regola è chiara, adeguata e contestuale e, dagli 11 anni in poi, anche negoziata, sarà uno strumento prezioso per aiutare i figli a diventare autonomi e responsabili. Promuovendo e stimolando anche la capacità critica e la fantasia. I ragazzi non hanno bisogno di padri sindacalisti ma di chi li aiuta a crescere. E crescere significa rispettare anche le regole e rinunciare. Il dramma della nostra epoca e che la stupidità ha assunto un valore antropologico. E’ stata legittimata a far parte degli usi, dei costumi e dei valori tradizionali ricevendone dignità.

  148. ho frequentato scuole Italiane ho sempre svolto i compiti estivi ma onestamente adesso dopo una laurea in psicologia sono d’ accordo con il padre e autore delle lettera meglio delle belle lezioni di vita durante l’ estate che tante nozioni inutilii di cui ci si deve già riempire la testa durante l ‘anno e che tanto verranno dimenticate con facilità a tempo debito
    E appunto per quale motivo doversi rompere le palle con i compiti anche d’ estate mentre tutti anche chi lavora quando arriva l ‘estate in ferie non lavorano. Le vacanze devono essere tali per tutti non credo propio che dopo tre mesi di vacanze estive ci si dimentica di quanto imparato durante un anno
    Non entro nei meriti di eventuali errori grammaticali dll autore della lettera magari scritta di getto
    Un padre che sta vicino a un figlio e gli insegna tante belle attività credo che sia una bella lezione di vita
    bisongna vedere la quantità dei compiti da svolgere.
    Io non lo vedo troppo come uno scavalcare l ‘autorità come scritto da molti ,
    dipende molto da cosa si ritiene più o meno educativo
    Il dibattito potrebbe diventare infinito
    Saluti

    1. “Cosa si ritirne più o meno educativo”, ed è il padre a stabilirlo?
      Quindi arbitrariamente il padre potrebbe entrare nel merito dei programmi scolastici?
      E. Oggi si è passati dalla famiglia con un “ruolo normativo” in cui si trasmettevano principi morali e norme sociali, alla famiglia “affettiva” orientata a negoziare tutto e a soddisfare i bisogni individuali dei figli, a evitargli sofferenze e frustrazioni. Stiamo sicuramente assistendo ad un’educazione in cui lo stile affettivo tende a predominare su quello normativo al punto di metterlo in secondo piano. Mi stupisce la leggerezza con cui si affronta l’argomento sottovalutando concetti cardini sul rispetto delle istituzioni, promuovendo l’agire arbitrario ed anarchico, sottraendo ai ragazzi al principio del rispetto delle regole e dell’impegno. Cosa deve stabilire questo padre? Che insegnamento fornisce in termini di legalità,rispetto e dovere. Infatti siamo alla frutta. Non avete capito che i governi e la politica rispecchiano il popolo ed un popolo disordinato, polemico, cinico, senza regole partorisce governi che merita. Ottima l’analisi di Natalia Ginzburg sempre attuale:
      ” L’Italia è un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. È un paese dove tutto funziona male, come si sa. È un paese dove regna il disordine, il cinismo, l’incompetenza, la confusione. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l’intelligenza, come un vivido sangue. È un’intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna istituzione che possa migliorare di un poco la condizione umana. Tuttavia scalda il cuore e lo consola, se pure si tratta d’un ingannevole, e forse insensato, conforto. ” La scuola non funziona benissimo, ha tante lacune e la metodologia e la didattica va migliorata ed adeguata, ma non sei tu padre a stabilire come e quando. Tu ti attieni alle regole e il tuo intervento sacrosanto sull’insegnamento della vita lo fai con e sanza i compiti estivi. Altro che laurea in psicologia!

  149. Aggiungo un’altra considerazione, a proposito del “grillinismo becero”. Non è riferita all’autore del post, ma in generale a coloro che, oggi, tanto scagliano pietre contro il Movimento 5 Stelle che, beninteso, non ho mai votato né mai mi è stato particolarmente simpatico.

    Il Movimento 5 Stelle è un partito molto strano. Nei primi anni di vita, le teste d’uovo del “ceto medio riflessivo” - quelli che una volta si chiamavano radical-chic, che poi si sono chiamati girotondini, che qualche anno dopo ancora si sono chiamati popolo viola - lo portavano in palma di mano: le bastonate a Berlusconi (“lo psiconano”), nonché le battaglie per una RAI indipendente dal controllo dei partiti, riducevano a inutili dettagli le castronerie scientifiche (l’uovo cotto dai due cellulari, ecc.), le teorie complottistiche, gli occhiolini alle pseudoscienze… che comparivano puntualmente sul blog di Beppe Grillo.

    Poi, le teste d’uovo si sono svegliate di soprassalto, accorgendosi che il M5S detestava la “sinistra” (il “pdmenoelle”) nella stessa misura in cui detestava Berlusconi, ormai abbandonato dai suoi stessi alleati.

    Direi che c’è un evento in cui l’incantesimo tra il ceto medio riflessivo e il M5S si è spezzato: l’elezione di Giuliano Pisapia a sindaco di Milano, commentato dal blog di Grillo come “l’Italia di Pisapippa”.

    È lì che si è cominciato a dire che il M5S è come la Lega, che i suoi elettori sono zotici qualunquisti, che non hanno rispetto per chi ha studiato. Perché loro, le teste d’uovo, possono dire che l’università non serve a nulla e che conta l’esperienza (la famosa università della vita): gli altri no, prima devono prendere la laurea.

  150. Non condivido la tua analisi della lettera, e condivido la posizione del padre.
    Sulla tua analisi ti chiedo: quale forza politica??
    Ho visto anch’io il profilo del Sig. Peiretti. La forza politica è la musica?
    Oltre a questo ti ricordo che c’è stato anche un insegnante, lodato dalla rete, che invece di dare i compiti del libro delle vacanze, consigliava letture di un buon libro, di fare passeggiate e divertirsi e guardare il mondo…
    Infine, tu hai mai visto il libro dei compito delle vacanze??
    Cordiali saluti.

    1. Io non sono contro i compiti delle vacanze, ma sono contro i “troppi” compiti per le vacanze. Credo ci sia un po’ di verità sia nella lettera del padre che nelle repliche contrarie. Personalmente, avendo un figlio, penso i compiti siano troppi. Ovviamente ci sono anche molteplici varianti nel discorso. Ma ho visto mio figlio stare sui libri ore, fino a sera, mentre sentivo gli schiamazzi di quelli che giocavano in strada a pallone o andavano in piscina. Non è stato facile.

  151. Sinceramente l’unica cosa che non comprendo di questa faccenda è il voler contrapporre i compiti estivi alle attività pratiche e agli svaghi che giustamente una vacanza dovrebbe offrire. Stiamo parlando di una pausa di tre mesi, non di tre ore: direi che c’è tempo in abbondanza per fare entrambe le cose. Porlo come un aut aut mi pare un voler creare conflitto laddove altrimenti non sussisterebbe.

  152. Mah.
    Io non so.
    Spero sia di grosso aiuto codesto mio commento. Posso anche aggiungere che sono completamente d’accordo con voi colleghi commentatori ma non condivido le vostre affermazioni (? Eeh?)
    E ancora, rimanendo sempre chiari, invece sicuramente non condivido generalmente il vostro “italiano”, tanto che vi “scollego”, riferendomi al fatto di essere “colleghi” commentatori. Sono tristemente vicino ad accenti, apostrofi, riflessivi, … e soprattutto CONGIUNTIVI, venuti a mancare, o abortiti, o distorti, o, ben che vada, “solo” feriti… vergognosamente… ed infatti mi vergogno, dall’alto della mia superiorità grammaticale (perdonate l’immodestia… ma anche no… fate pure ciò che più vi “aggradesse” - per qualcuno degli scriventi suonerà meglio - vi dono il permesso, tanto che me ne distacco e sempre mantenendo comunque un bel po’ di vergogna.. Non mi dilungo oltre e mi accomiato nella speranza di non aver esagerato nel tediarvi bacchettando sulla grammatica, e sperando che il mio inizio, un poco più inerente al tema in discussione, sia stato chiarificatore, esaustivo e un po’ ironicamente simpatico 😉
    🙂
    Post scriptum: personalmente, qualche giorno prima il nuovo anno scolastico, copiavo in toto i compiti delle vacanze, senza mai nemmeno esser rimandato a Settembre.
    Ultimissima, perdonate: non dimostrate, per piacere, di essere stati toccati personalmente e sentirvi leggermente offesi da ciò che scrissi sopra, per non manifestare un’inferiorità mentale, immaginando ora qualche possibile offensiva reazione in risposta ad una voluta finta superiorità e saccenza. Mi sono solo permesso una pausa dal tema in questione, perché leggere tutti i tanti commenti in un botto solo non ce l’ho fatta :-).
    Un cordiale (… saluto, o solo “un cordiale”. A scelta. 🙂 )
    Piero

    1. Chi è d’accordo con il genitore è pronto a contravvenire alle regole e non ha il senso della legalità e del rispetto delle istituzioni.
      I troppi compiti per le vacanze vanno discussi eventualmente con il professore in opportuna sede e con modalità diverse, consiglio dei genitori, colloqui di classe ecc. non con una lettera che allude a superbia e distacco come se stesse parlando con l’ultimo degli imbecilli insegnando regole metodologiche del vivere.
      Mi pare che qui non si tratti dei “troppi compiti”.
      I compiti delle vacanze occupano uno spazio giornaliero minimo e non comportano nessuna rinuncia a vivere un’estate divertente …o volete scusare chi non ha il minimo senso del dovere?
      Fare o non fare i compiti estivi può darsi che non sia determinante ai fini de un buon andamento scolastico e per il futuro di un ragazzo, ma non è questo il punto focale.
      Il fatto grave è che un padre consenta che si contravvenga a doveri e precise regole. Non aver fatto i compiti dovrebbe suscitare al ragazzo quel sentimento umano che è collegato ad un’omissione, di trasgressioni ad una regola, sentimento molto raro oggi a trovarsi, è sparito il senso di colpa ed il senso della trasgressione. INCOSCIENZA!. E’ questo il punto centrale. L’educazione è un processo complesso che parte dalla risonanza emotiva e prima di insegnare a fare una scrivania o circuiti elettronici occorre costituire nell’individuo una base sentimentale che prevede anche il relazionarsi con il mondo fatto di regole. Con l’atteggiamento dei padri di assurgere a sapienti si rischia che non si trasmettano gli insegnamenti alle regole ed agli impegni come sta accadendo nella nostra società. Molti ragazzi, infatti, non sanno la differenza tra bene e male, non capiscono la differenza tra corteggiare e stuprare, non capiscono la differenza tra parlar male di un professore o prenderlo a calci, differenza tra ciò che è grave e ciò che grave non è. Questo denota educazione emotiva non costituita. No. Non è esagerato, non la sto facendo drammatica, accade! Tutto questo a causa di una educazione di genitori sindacalisti che si arrogano il diritto di dissentire verso le istituzioni con l’opinionismo italiota spacciato per arguto e innovativo che arbitrariamente sentono di avere, ma non sanno di avere l’ignoranza relazionale, emotiva e culturale. Con quella lettera , caro mio, non hai classe, stile, padronanza dei concetti e non hai soprattutto esempi fondamentali da dare a tuo figlio!!!

  153. Ma si rende conto di cio che scrive? Sembra un post scritto negli anni ’30. Aggiorni le sue vedute prima di commentare un gesto virtuoso di un padre che condivido!

  154. Condivido il pensiero del genitore, non condivido in nulla quello l’articolo, grillismo altervista ecc.. chi sta scrivendo qui? uno che si sente superiore agli altri ed in condizione di giudicare, e paragonare questo al quello, ma per favore vada a zappare la terra, ne guadagnerà di dignità.

  155. e 2016 alle 14:49

    Chi è d’accordo con il genitore è pronto a contravvenire alle regole e non ha il senso della legalità e del rispetto delle istituzioni.
    I troppi compiti per le vacanze vanno discussi eventualmente con il professore in opportuna sede e con modalità diverse, consiglio dei genitori, colloqui di classe ecc. non con una lettera che allude a superbia e distacco come se stesse parlando con l’ultimo degli imbecilli insegnando regole metodologiche del vivere.
    Mi pare che qui non si tratti dei “troppi compiti”.
    I compiti delle vacanze occupano uno spazio giornaliero minimo e non comportano nessuna rinuncia a vivere un’estate divertente …o volete scusare chi non ha il minimo senso del dovere?
    Fare o non fare i compiti estivi può darsi che non sia determinante ai fini de un buon andamento scolastico e per il futuro di un ragazzo, ma non è questo il punto focale.
    Il fatto grave è che un padre consenta che si contravvenga a doveri e precise regole. Non aver fatto i compiti dovrebbe suscitare al ragazzo quel sentimento umano che è collegato ad un’omissione, di trasgressioni ad una regola, sentimento molto raro oggi a trovarsi, è sparito il senso di colpa ed il senso della trasgressione. INCOSCIENZA!. E’ questo il punto centrale. L’educazione è un processo complesso che parte dalla risonanza emotiva e prima di insegnare a fare una scrivania o circuiti elettronici occorre costituire nell’individuo una base sentimentale che prevede anche il relazionarsi con il mondo fatto di regole. Con l’atteggiamento dei padri di assurgere a sapienti si rischia che non si trasmettano gli insegnamenti alle regole ed agli impegni come sta accadendo nella nostra società. Molti ragazzi, infatti, non sanno la differenza tra bene e male, non capiscono la differenza tra corteggiare e stuprare, non capiscono la differenza tra parlar male di un professore o prenderlo a calci, differenza tra ciò che è grave e ciò che grave non è. Questo denota educazione emotiva non costituita. No. Non è esagerato, non la sto facendo drammatica, accade! Tutto questo a causa di una educazione di genitori sindacalisti che si arrogano il diritto di dissentire verso le istituzioni con l’opinionismo italiota spacciato per arguto e innovativo che arbitrariamente sentono di avere, ma non sanno di avere l’ignoranza relazionale, emotiva e culturale. Con quella lettera , caro mio, non hai classe, stile, padronanza dei concetti e non hai soprattutto esempi fondamentali da dare a tuo figlio!!!

  156. Caro genitore, si ricordi che esiste l’opzione dell’homeschooling. Se le regole della scuola non le piacciono, insegni lei a suo figlio. Farà un favore alla scuola e a lei stesso. O forse no?
    Ah già, quelli che scrivono queste lettere sono genitori di MERDA che i figli li vogliono tra le palle solo quando non hanno niente di meglio da fare, ovvero durante le vacanze estive. Togliamo la scuola a questa gente e vediamo cosa fa un genitore moderno con un figlio vicino 24/7, vediamo che C”O”LTURA e lezioni di vita riesce a impartirgli.

  157. L’avevo scritto ma non è stato approvato. Ci riprovo.

    Questo padre può giurare con la mano sul cuore che suo figlio si sia divertito ad avere, per 3 mesi, il fiato di suo padre sul collo, mentre montava mobili? Può giurare con la mano sul cuore che il ragazzino si sarebbe potuto anche ribellare serenamente alle attività che suo padre gli imponeva alla “scuola della vita”?
    Perché io dubito che un ragazzo si diverta così tanto a montare mobili, invece di giocare con altri della sua età.

  158. “L’assoluta autoreferenzialità egoriferita che ti investe riga dopo riga”…al massimo era questa la cosa da contestare, ma d’altronde bisognava pur parlare di sè e contestualizzare con chi poi sarebbe stato pronto a puntare il dito.
    Almeno è (quasi) esplicita, non come nel tuo caso in cui oscilli tra “ontico” e “stocazzo” per dire che sei colto ma non “pesante”, quasi per mettere le mani avanti.
    E cmq è proprio per non dare l’idea del bambinone capriccioso che alla fine dice di essere disposto ad interloquire, non per fare il “magnanimo”.
    Tutto il tuo discorso, come nell’isterico post di Selvaggia Lucarelli, parte da premesse rigide per cui qualunque altro punto di vista è percepito come una “ribellione”. Con questa logica allora possiamo giustificare tutto, anche l’orrida definizione:”Percorso didattico”, favoletta per incipriarsi in sala professori. O il ritenere che si possa avere “autorità” anche al di fuori dell’anno scolastico come nel caso dei compiti per le vacanze, che assomigliano tanto allo jus primae noctis.
    O il non sapere che il laboratorio del bullismo sta in questa logica monolitica: se è grave contraddire il prof qualcun altro si sentirà autorizzato a sentirsi un piccolo prof, autorità, capobanda in scala minore dove potrà scaricarsi col capro espiatorio di turno.
    https://youtu.be/vivEzQUGHOQ

  159. Classico approccio dell’Italiano “so tutto io”.

    Le regole sono ciò che tiene una comunità insieme. Se una persona arbitrariamente le infrange da una parte sta dicendo che chi le rispetta è un fesso, dall’altra sostiene il criterio per cui “si prende solo ciò che è buono” ovvero si sostiene l’arrivismo.

    Infrangere le regole distrugge una società, quindi a meno di non avere ragioni ben più fondate di queste sarebbe meglio usare il proprio voto e la propria parola per cambiarle invece di scriversele da soli le regole.

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