Un sottile lembo di asfalto che sale, ripido, circondato da un bosco fitto di alberi, le foglie hanno tutti i colori dell’autunno, ma solo durante il giorno, già alle sei di sera diventa tutto nero come la pece e la paura.
Curve e tornanti, ponticelli di sasso che attraversano un fiumiciattolo, carezzo le fronde degli alberi, giro, salgo lungo una curva e mi ritrovo a Triora, uno dei pochi borghi al mondo ad avere un sottotitolo ufficiale: Triora, il paese delle streghe.
Sarò polemico. A Triora sono riusciti a fare ciò che a Bomarzo non riescono nemmeno lontanamente a sognare. Punto. Se qualcuno di Bomarzo si incazzerà, pazienza.
A Triora hanno costruito un autentico mito basato sui metatesti, un mito fondato sulle atmosfere, sui si dice, sul pare sia successo, sulle leggende, su un processo per stregoneria avvenuto nel ‘500, ma ripeto, è una mitologia metatestuale, presa, gestita, amplificata e utilizzata con enorme intelligenza e creatività.
A Bomarzo invece esiste un testo, un qualcosa di tangibile e ancora lì da vedere, un vero e proprio testo di pietra che giace dimenticato in angolo.
A Triora, un cioccolatino al latte è il Bacio Della Strega, un’ottima salsa di cipolle e aceto balsamico diventa La Polpa della strega, con cartelli stradali, murales, statue di bronzo e feste a tema si coltiva la memoria del mito, trasformando il folklore locale in un qualcosa di attivo e presente nel quotidiano.
A Bomarzo invece, nel tessuto sociale del luogo non vi è alcuna traccia dei Mostri, o dei profondi significati alchemici del parco, un volantino sgrammaticato, un ingresso simile a un autogrill degli anni ’50, e due statuine che cambiano colore in base al tempo. Fine.
A Triora, la sera, con il buio, ogni anfratto, ogni vicolo, ogni carruggio inquieta, la tensione trasuda dalla bruma, ed è difficile capire se la sensazione di disagio che avverto arriva veramente da un qualcosa di negativo nell’aria o se è solo autosuggestione, frutto di tutto quello che mi hanno detto e raccontato.
Questa è la forza del luogo, la sua bellezza e la sua attrattiva, è l’aspettarsi una risata nel buio mentre si cammina lungo un sentiero, che non è un normale sentiero, è il sentiero delle streghe.
Parliamoci chiaro, lassù mi ci sono divertito da matti, ho passato un paio di giorni con delle persone splendide, alcune le conoscevo già, altre come Andrea e Alessandro Scibilia sono state delle piacevolissime scoperte.
Sul loro blog, troverete le foto e i resoconti di tutta la manifestazione.
La mia conferenza Horror (e dove fare una conferenza Horror se non nel Paese delle Streghe?) è riassumibile con un unica frase, cerco di ricostruirla senza snaturarla troppo dal ricordo originale:
Sì, bisogna tornare alla fiabe, al coraggio delle fiabe, dove non c’era il politicamente corretto, nelle fiabe non si aveva paura delle parole, si diceva chiaramente: la piccola fiammiferaia è povera, non si aveva il terrore di dire povero, non si diceva: la piccola fiammiferaia è temporaneamente incapace di produrre un reddito.