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Real Diegozilla, Tutto Il Resto

I misteri del mio iPhone.

3 settembre 2013 • By
telefono21

Tempo fa, per motivi ignoti all’umanità, ho perso tutti i numeri della rubrica.
Mi sono arrangiato. Con una manovra di recupero detta: “la Kansas City”, usata in tandem con la trasmigrazione attraverso Satori, ho ripreso più o meno la metà dei numeri che avevo prima. Un po’ li ho decifrati dagli SMS in memoria, un po’ li ho trascritti dalla pergamena del Mar Morto. E via così, che si vive lo stesso.
Però, molti dei numeri che avevo non li ho più. Quando qualcuno mi chiama, aggiorno e lo inserisco di nuovo nei miei contatti. Ho installato anche quattro App diverse che backuppano la rubrica e la esportano in tutti i formati possibili, schede perforate comprese, che non si sa mai.
Ieri mi chiama qualcuno. Mi parla in modo amichevole, affabile, da amico di tutti i giorni. Dato che sono timido e non volevo deluderlo, ci ho parlato un quarto d’ora senza sapere chi fosse. Mi sembrava scortese chiedergli: chi sei? Soprattutto perché la conversazione era amichevole e cordiale.
Credo fosse Francesco, ma non ne sono sicuro. Cercherò conferme, così posso rimetterlo tra i Contatti.
Oggi però si è palesato un nuovo arcano. Un enigma che ho chiamato: “L’oscuro mistero del nome ridondante”.
Ho rimesso tra i Contatti alcuni dei nomi che avevo già, e fin qui è tutto normale. Però, chiaramente, siccome uso un mio sistema per registrare i nomi (dicesi: accazzo) non è detto che vengano registrati esattamente come prima.
Per esempio: Gigetto Cell, prima era Gigetto Cellu. Tanto per fare un esempio.
Se scorro la rubrica ora, adesso, dopo il disastro e i triboli, leggo: Gigetto Cell.
Chiamo Gigetto Cell, prendendolo dai contatti.
Durante la chiamata, quando cambia la schermata, l’Aicoso mi dice:
Gigetto Cell o Gigetto Cellu.
La “o” la aggiunge lui, e mi indica entrambi i nomi. Come l’avevo registrato prima, e come l’ho registrato adesso.
Ci sarà un sistema per risolvere L’oscuro mistero del nome ridondante?
Forse devo chiamare tutti.
E quando dico tutti, dico tuttiiiihhhh!


MetalNonna
Real Diegozilla, Tutto Il Resto

Dati a perdere.

17 luglio 2013 • By

Prima la cosa più importante:
Se ci siamo conosciuti dopo il 2010, o nel frattempo hai cambiato numero, chiamami o mandami un SMS che la mia rubrica è esplosa.

E ora ti racconto che cosa è successo.
Non mi ricordo chi ha detto: nel mondo digitale ci sono due categorie, quelli che hanno perso dei dati e quelli che devono ancora perderli.
E io li ho persi.
Nello specifico, l’iPhone ha deciso arbitrariamente di cancellarmi tutti i numeri nella rubrica.
- Che ti frega, ripristina dal backup di iTunes!
Mi dicono tutti.
Bene. Però, nonostante i numerosi backup fatti nel corso degli anni, l’unico visibile era l’ultimo. L’ultimo ultimo, quello con la rubrica già cancellata.
La cosa bizzarra è che la perdita dei dati ha interessato solo e soltanto la rubrica. I numeri preferiti sono rimasti, le ultime chiamate pure, e anche lo storico degli SMS.
Tutti i numeri rimasti, ovviamente, sono senza nome.
Solo il numero. Per una questione legata alla mia religione, non posso e non ho mai potuto imparare a memoria i numeri di telefono. Nemmeno il mio, nemmeno quello di LadyZilla.
Problemone, quindi. Di chi sono quei numeri lì? E tutti gli alri mille mila che sono spariti? Come faccio adesso?
Smanetto un oretta. Scarico un paio di programmi di recupero dati. La loro effettiva funzionalità rispetto alle promesse, su una scala che parte dalla farloccata e arriva alla truffa conclamata, si assesta su uno stabile: Eeeeh mio amigu Charlie, Charlie Brown.
Poi. Sullo schermo noto un paio di pixel acrobatici. In più, nell’ultimo periodo, per utilizzare l’IPhone per più di un minuto dovevo collegarlo ad una bobina Tesla. Ci siamo, è il momento. Prenoto al Genius Bar del Fiordaliso di Rozzano e porto l’aiCoso dagli omini della Apple.
Arrivo al casting del Geordie Shore a Rozzano ed entro nell’Apple Store.
L’Uomo Apple guarda il mio iPhone, smanetta, mi dice che è ancora in garanzia e per i pixel ballerini mi cambia tutto il telefono. Bene. E per la rubrica?
- Li hai persi. Ma è un problema di software, forse aggiornando…Prova a collegarlo, sistema operativo, peperone, Jobs! Jobs! Cupertino… Aggiornamento…
Mentre parla schiaccia un tasto segreto, si apre una botola e tipo ascensore, lentamente, sparisce nel seminterrato andando avanti a parlare.
Quindi me ne vado. Con un telefono nuovo, ma senza rubrica.
Ripristino, va tutto bene, ma il problema dei contatti rimane. Mi piace avere un telefono con una batteria che dura più di sei minuti e quattro decimi, ma non posso chiamare nessuno.
Poi ci penso.
Ho un iMac antico, con un sistema operativo non aggiornabile, che non mi faceva più aggiornare l’iPhone perché non potevo più aggiornare iTunes.
Ripenso a com’era la mia vita prima che le parole “aggiornamento” e “funghi shitake” entrassero di prepotenza nel mio vocabolario quotidiano.
Era meglio?
Era peggio?
Era diverso, questo sì.
Comunque sia, quel Mac non aggiornabile lo uso ancora, a casa, e iTunes c’è. A rigor di logica dovrebbero esserci ancora i backup vecchi vecchi vecchi. Quindi smanetto. Trovo la cartella con archiviati i vecchi backup. Li copio e li sposto sul Macbook, li infilo nella stessa cartella dell’iTunes nuovo.
Li vede. Ripristino tutto da lì e torno ad avere la rubrica che avevo nel 2010.
Più o meno ci sono la metà dei contatti che c’erano prima del disastro, ma avere metà di qualsiasi cosa è sempre meglio che non avere niente.
Installo tre App che backuppano solo la rubrica, consentendoti di esportarla anche incisa sul granito.
E poi, come una teenager degli anni ’80, aspetto che qualcuno mi chiami per aggiungere il suo numero ai miei contatti.
Aggiorno i funghi shitake e aspetto.


sitcon6
Fumetto, il circolino del fumetto assassino, Io e i fumetti

Il secondo numero del Male.

18 ottobre 2011 • By

C’è una doppia pagina con un illustrazione di Perini. Titolo: Infoinferno.
Una panoramica di inferno tecnologico con diavoli che ti inchiappettano con cavi USB, dannati che baciano lo schermo di uno smartphone, una che urla con quattro braccia e quattro telefoni, tastiere sulla schiena, un mare di cavi e cavetti (è un inferno non wireless, evidentemente) e cose così. Uno scorcio di tecnologia dannata, nel girone infernale delle diavolerie elettroniche.
Olè. Evviva. Siamo tutti schiavi della tennologgia, bla bla bla, satira mannara su questa società iperconessasovratennologicizzata.
Ecco. Bravo Perini. Non è che voglio fare il rompiballe per forza, però…
Mi sfugge il “senso” di un’illustrazione come Infoinferno pubblicata su una rivista che ospita, per tre quarti, dei contenuti che arrivano direttamente o indirettamente dalla Rete.
Capisco che “Cargo Cult Today” e “Nostalgia della cartacarbone” non siano più in edicola da tempo, però un pizzichino di coerenza non guasterebbe.
Satira. Io ero rimasto che la satira arriva e tira mazzate molto precise. La satira è diretta, frontale, personale. La satira è documentata, ed è il contrario del luogo comunissimo che viaggia sul sentito-dire. Vogliamo muovere una critica ferocissima e urlare Infoinferno?
Ci sto. Va bene. Allora criticami sull’uso che viene fatto della tecnologia, non sulla tecnologia in sé.
Quelli sono soltanto oggetti. Criticami per come li adopero. Dimmi che sono un coglione perché uso uno strumento potentissimo per divulgare i miei rutti su You Tube. Critica le aziende per come li producono. Dimmi che per ogni App che crasha, si suicida un operaio della Foxconn.
Dimmi quel che ti pare, ma non puntare lo austero dito conto lo dimonio tennologico. Altrimenti a me viene in mente Tommaso Caccini che denuncia Galileo.*

*Non mi ricordavo più il nome di quellollì, o forse non l’ho mai saputo. Indovina dove l’ho pescato? Sì, nell’Infoinferno, nel girone di Wikipedia.


cover_ottobre_7720
Tutto Il Resto, WEB

Wired di Ottobre.

12 ottobre 2011 • By

Quella qui sopra è la copertina del numero di ottobre di Wired.
Noti niente di strano?
Un numero dedicato a Steve Jobs. Va bene, ci mancherebbe. Però c’è qualcosa. Guarda bene la cover e leggi quello che c’è scritto sopra.
Hai visto?
Questa è la copertina del nostro fallimento. Definisce, in modo netto e preciso, circostanziato e sublime la nostra inadeguatezza.
E’ una cosa piccola, quasi impercettibile. Scivola via senza essere notata. Appunto per questo motivo è estremamente significativa della nostra forma mentis da perdenti.
L’hai vista?
Ti aiuto.
E’ in questo titolo.

E’ una cosina minuscola. E’ una parola. Ma sono sempre le parole a fotterti, perché le parole sono il veicolo per dire al mondo quello che pensi. E quando pensi male, usi le parole male.
Sì, è un termine che si può utilizzare anche così, è nel nostro linguaggio comune. Ma non mi importa. E’ la sua radice etimologica a indicare che abbiamo perso.
In più, la misura di quanto sia grave la situazione è direttamente proporzionale al non accorgersi che c’è una parola/concetto che stona in quella situazione e in quel contesto.

Prodigio.
Apriamo il dizionario.
Prodigio (sm.) Fenomeno straordinario, miracolo, portento. Avvenimento che sembra voluto dalla divinità. Sinonimi: fenomeno, magia, miracolo, stregoneria.

L’uso di quella parola non può e non deve passare inosservato.
Sulla copertina di un magazine italiano dedicato alla tecnologia, ai nuovi media, alle idee che cambiano il mondo, si definiscono i prodotti della Apple come prodigi.
Lo stesso termine che usano i popoli tribali del Borneo per descrivere l’aspirina.
E no, cazzo.
Non me la prendo con chi ha materialmente scritto quella parola, o con chi ha approvato la copertina. Non ce l’ho con Wired o con il suo nuovo direttore. Noto semplicemente l’uso che viene fatto di “prodigio”.
Le parole nascono nell’orto dove cresce il modo di pensare. Per cui, tecnicamente, scrivere “prodigio” è il frutto del nostro italico penzziero. Siamo dei loser anni 50 che guardano con timore alle diavolerie elettroniche.
Apple o non Apple, Jobs o non Jobs, la tecnologia non è frutto di stregoneria, di miracoli, o di volere divino.
E’ il frutto di un lungo lavoro.
Il lavoro di squadre di ingegneri, tecnici, specialisti, designer, fisici. La lista è lunga.
Persone che lavorano, studiano, si impegnano. Persone che hanno un progetto o un sogno.
Nello specifico caso della Apple, azienda può piacerti o non piacerti, il loro è il risultato che si ottiene quando vivi, lavori, sogni in un Paese che non costringe alla fuga i suoi cervelli migliori.
E’ il frutto di anni di impegno, in un luogo dove ha senso essere affamati e folli. Come diceva l’uomo in bianco e nero in copertina.
Affamati e folli, ovunque ma non qui.
Qui, dove l’unica cosa che viene legittimata ogni giorno è la folle fame di fica di un settantacinquenne e tutto quello che ne consegue.
Qui, dove aspettiamo sul serio qualcosa di prodigioso che non arriverà mai.


robotto
Tutto Il Resto

Mac Sospetti!

12 settembre 2011 • By

Non so se capita anche a te, però da quando Steve Jobs si è ritirato, tutti i prodotti Apple che ho a casa si comportano in modo strano.
L’ iMac si inchioda spesso e volentieri, il Macbook starnazza, e l’iPhone litiga con sè stesso.
E’ aumentata la percentuale di: porcaccia la focaccia e mmuoviti, caspiterina! che pronuncio nell’arco della giornata.
(Porcaccia la focaccia e mmuoviti, caspiterina. Versione approvata dal MOIGE e dalla moderazione mondiale di internette, in sostituzione della sequela di improperi indicati originariamente dall’autore del presente post)
Secondo me ha premuto un tasto segreto che incasina tutta la roba Apple del mondo.